Ieri, per l’ennesima volta, il Pd ha affermato che la Lega è un rischio per la democrazia. Lo diceva di Berlusconi. Prima ancora lo dicevano i comunisti dei democristiani, che erano sempre, per i più schematici, post-fascisti. E così l’Italia ripiomba nei suoi feroci schematismi. Guai in Italia ad avere idee articolate non riconducibili alla Destra o alla Sinistra. Guai in Italia a non essere monolitici. Guai in Italia ad essere difensori dei diritti delle differenze. Guai in Italia a essere autentici (ieri i giornali hanno voluto ricordare a Papa Bergoglio che parte consistente dell’elettorato cattolico vota Lega, come se al Papa, che ha come unico dovere essere fedele al Vangelo, cioè di essere autenticamente ciò che dichiara di essere, gliene importi molto delle opzioni politiche dei fedeli).
In Italia o si è fascisti o si è comunisti, o si è semifascisti o si è semicomunisti. Il centrismo vince solo dopo le tragedie; dopo i morti l’Italia accetta il governo dei moderati, mai quello dei sapienti, mai quello dei meritevoli, mai quello dei giusti.
Il massimo concesso dall’Italia è un colpo al cerchio e uno alla botte.
Chi è libero, in Italia, deve accettare di essere solo (tutti i liberi italiani che ho amato, sono morti non di morte naturale).
Si può essere soli, ma non infelici.
Ieri un professore di scuola media di Bologna è stato festeggiato, nel giorno della sua collocazione in pensione, dai suoi alunni, che gli hanno cantato e dedicato Come neve di Giorgia e, in particolare, i versi che recitano: Perché quello che sono l’ho imparato da te, tu che sei la risposta senza chiedere niente.
Il professore ha baciato tutti gli alunni. Il concetto chiave è: “Senza chiedere niente”.
Esistono ancora uomini di altissimo valore che non chiedono niente: danno e basta.
Se dei ragazzi di terza media organizzano una cosa del genere vuol dire che non solo sono stati amati, ma riconoscono anche di essere stati formati con quella gratuità d’animo che è essenziale per educare, per educarsi e per conoscere.
Il mondo della politica gioca ancora, pericolosamente, sulla paura e sulla demonizzazione dell’avversario, i liberi rispondono col proprio impegno, col proprio sacrificio, con la fatica della nobiltà interiore, con il setaccio morale di se stessi, con la dedizione a un mondo diverso e migliore.
Tra l’etica della manipolazione e del conformismo e quella del sacrificio senza schiamazzi, ma operoso, c’è una scelta di campo ineludibile per ogni uomo degno di questo altissimo nome.