L’acqua sporca della Nuova Sardegna Ieri il giornale “Domani”, ha pubblicato questa inchiesta.
Cosa fa La Nuova Sardegna oggi? Oggi titola riportando la notizia di qualche giorno fa della condanna in appello di Becciu per aver abusato dello strumento processuale. In sostanza, Becciu aveva denunciato i suoi accusatori per aver complottato alle sue spalle e il tribunale di Como ha negato che questo sia avvenuto e quindi ha condannato Becciu alle spese processuali.
Tutto questo, però, è avvenuto prima che si scoprissero le carte svelate dal quotidiano Domani. La Nuova, con metodo deprecabile, per attenuare la portata di quanto rivelato da Domani, lo ‘mischia’ con la notizia della precedente condanna. Peccato! Peccato che proprio le carte pubblicate da Domani diano ragione alla tesi del processo costruito a tavolino che i giudici di Como, sulla base delle carte vaticane, avevano respinto.
Le carte mutilate Ecco, per capire a che punto è la notte nel vergognoso, per la Chiesa, caso Becciu, bisogna partire da qui, dalle carte del processo Becciu, funestate da quattro interventi normativi ad hoc di papa Francesco e dagli OMISSIS del Promotore di Giustizia dott. Diddi sulle prove presentate durante il processo.
Sono queste carte mutilate ad aver prodotto la sentenza di condanna di Becciu ed aperto anche la strada del processo di Sassari, sempre per peculato, a carico del vescovo di Ozieri (spero che il vescovo sappia che spesso gli avvocati non difendono come dovrebbero i loro clienti e che è necessario studiare in proprio le proprie carte per riuscire a far lavorare bene gli avvocati).
Ebbene, adesso almeno una parte delle carte mutilate sono attingibili senza OMISSIS.
Ciò che era stato secretato dal Promotore di Giustizia dott. Diddi (il PM del Vaticano) durante il processo Becciu, è stato depositato completamente desecretato dinanzi al Relatore Speciale dell’Onu che valuta l’indipendenza dei giudici nei processi.
Da parte di chi è avvenuto il deposito?
Da parte di Raffaele Mincione, finanziere, colpito da condanna della magistratura vaticana per la gestione dei fondi della Segreteria di Stato.
Quindi, la fattispecie del fatto è quella del condannato da un tribunale che si rivolge a un altro tribunale per chiedere giustizia e esibisce carte integre a fronte di quelle obliterate usate dal tribunale vaticano.
La chat svelata Come è potuto accadere che un atto secretato in un processo vaticano sia stato depositato ‘in chiaro’ in un altro procedimento.
È potuto accadere per la natura della prova.
Si tratta di una chat, cioè di uno scambio di messaggi.
Tra chi?
Tra Genoveffa Ciferri e Immacolata Chaoqui, due signore sconosciute ai più, ma non a chi si è occupato del processo Becciu.
La prima è un’amica di monsignor Perlasca, il grande accusatore di mons. Becciu, la seconda è una grande nemica di mons. Becciu, entrata nel mondo del Vaticano con la nomina papale, nel 2013, a componente della Commissione per la trasparenza finanziaria (Cosea) e poi condannata a 10 mesi, nel 2017, per rivelazione di notizie riservate nell’ambito del processo VAtileaks 2.
Qui dobbiamo prendere fiato, perché i giornali italiani hanno sempre dipinto la dott.ssa Chaoqui come un personaggio bozzettistico, una signora che rocambolescamente sarebbe entrata nelle grazie del Papa e poi altrettanto rapidamente ne sarebbe uscita.
A me non pare che sia così.
Non si arriva a quei livelli per caso, per di più se si è donne in un ambiente maschilista e sessista come quello vaticano.
Dipingere la Chaouqui come una gossippara è come fraintendere i Servizi Segreti con Dagospia.
La Chaouqui, ogni volta che è entrata nei radar dei mezzi di informazione, si è rivelata per essere una persona che dispone di un’agenda di tutto rispetto, capace di attivare contatti con ambienti forti e sensibili con una rapidità non comune. Insomma, la Chaoqui non è certamente una macchietta, una comparsa carnevalesca, è una donna esperta in comunicazione e informazione, ottimamente inserita nei circuiti delle informazioni e delle comunicazioni. La Chaoqui è un’avversaria irriducibile di mons. Becciu perché lo ritiene responsabile del suo allontanamento dalle stanze vaticane.
Genoveffa Ciferri, invece, è l’amica e sodale di mons. Perlasca (il memoriale del quale è l’atto di accusa principale nel processo Becciu) che si fece ricevere a casa dal cardinale e gli dichiarò guerra in faccia e apertis verbis proprio animata dalla volontà di difendere mons. Perlasca.
Il nesso omesso Come si è arrivati a legare la Ciferri con la Chaoqui?
Durante il processo, è stato interrogato mons. Perlasca il quale, incalzato dai difensori di Becciu, ha ammesso due cose:
1) di non aver redatto da solo il suo memoriale;
2) di averlo fatto su suggerimento di una persona che per lungo tempo lui ha pensato essere un anonimo e segretissimo ex magistrato in pensione e poi, proprio due giorni prima dell’interrogatorio, ha scoperto essere la Chaouqui.
Chi è stato il trait d’union tra la Chaouqui e Perlasca?
La signora Ciferri.
Quindi, l’atto di accusa di Perlasca nasce da una collaborazione streatta tra Chaoqui, Ciferri e Perlasca. Fin qui, niente di nuovo rispetto a quanto emerso nel processo. Quando, però, la chat tra la Chaouqui e la Ciferri viene acquisita agli atti del processo, il Promotore Diddi, censura 119 messaggi su 127 o giù di lì. Perché?
Ecco, adesso sappiamo il perché. Dalla chat riassunta da Domani emerge con chiarezza che la Chaouqui comunicava alla Ciferri ciò che l’Accusa avrebbe fatto prima che lo facesse, a patto che Perlasca facesse ciò che la Chaouqui ordinava di fare. Il giornalista di Domani sottolinea proprio questo aspetto: la Chaouqui è sempre un passo avanti, guida il testimone, preannuncia le mosse del Promotore di Giustizia e della Gendarmeria vaticana e i fatti le danno sempre ragione, cioè la accreditano come persona ben informata e ben inserita. Mons. Perlasca dice ciò che gli vien chiesto di dire con la promessa che sarebbe uscito dall’inchiesta, e puntualmente esce dall’inchiesta. La Ciferri chiede che i conti personali di Perlasca vengano dissequestrati e puntualemnte i conti vengono dissequestrati ecc. ecc. Ciò spiega perché uno dei messaggi della Chaouqui alla Ciferri reciti: «Dobbiamo capire cosa devi dire. Per evitare che le chat siano considerate attendibili ove mai si decidesse di desecretarle. Perché in questo caso avrebbe ragione Becciu. Va disinnescata la bomba. Per me vale ciò che ho detto al processo. Non conosco Diddi. Se viene fuori che eravamo tutti d’accordo è la fine». Se mai non avessimo capito il perché degli OMISSIS apposti sulla chat durante il processo vaticano, adesso lo sappiamo.
La sequenza delle frasi non è un fatto casuale. La Chaouqui è preoccupata che emerga che dietro Perlasca c’è stata una collaborazione di più persone ed è ancor più preoccupata che questa collaborazione si riveli partecipata, anche indirettamente, dal promotore di giustizia. Poi, però, si tradisce e dice che se si capisse che erano “tutti d’accordo”, includendo evidentemente il promotore, il complotto contro Becciu sarebbe dimostrato.
Resta, in questo verminaio permesso e protetto dal papa, una macchia vera e scura sul Giubileo, una questione che ancora non so spiegarmi. Mincione ha ottenuto la chat dalla Ciferri. Perché la Ciferri fa questa operazione verità? Lo capiremo nei prossimi giorni o mesi, intanto possiamo già osservare come la macchina del fango italiana stia facendo fatica a fare marcia indietro: una vittima da lasciare appesa per il collo alla torre più alta è sempre comoda.
Maaah… e la Nuova Sardegna che interesse o motivazione ha adottato per non dare la doverosa informazione delle chat che smentirebbero quanto decretato dal Tribunale di Como ? Chiedo perché stavo pensando che anche quest’anno il giornale mi sa che continuo a leggerlo a sfroso al bar … anche l’anno prossimo .
Egregio Sandro, ma chi beatifica chi? Qui Becciu non è mai stato beatificato. Quanto alla Marogna, sarei prudente con i giudizi. È stata contattata per mediare la liberazione di una suora. Ha dato consigli. Ha messo in campo una operazione. È stata pagata. La suora è stata liberata. La Marogna non ha calunniato nessuno. La si è crocifissa perché ha ricavato del suoi dai soldi destinati per la liberazione della suora? E dove stava scritto che doveva lavorare gratis? Insomma, prudenza.
Egr Prof,.
mi auguro che la mia sempre vacillante fede non subisca un altro duro colpo nell’ ipotizzare che, come si costruiscono i colpevoli, fra i più alti porporati, con nebulose operazioni di terrestre origine, si siano portati o possano assurgere agli onori degli altari meno umili e devoti servitori della Chiesa!
Buona serata
Egregio, nella vita capita che si faccia l’errore di far entrare, in ambienti complessi e variegati, personaggi abili a a carpire la buonafede per poi utilizzare le informazioni acquisite ai fini del do ut des oppure del mors tua vita mea. Più rilevante è il peso delle informazioni acquisite, più alto diventa il livello del bersaglio sotto scacco. Saluti.
Anche il Papa o chi per lui dovrebbe dire qualcosa in merito
Io sono di Pattada….. Don Angelino (come lo chiamiamo noi Pattadesi credenti o no) è di Pattada……Professor Maninchedda sa cosa diciamo noi montagnini:
PATTADA NO ESTE MAI TRAITTORA.
Saluti e complimenti per il suo sito.
Antonio
Giustizia sudamericana
Prima di beatificare Becciu, ricordiamoci di personaggi come la Marogna che può essere considerata speculare alla Chaoqui. Mi pare si tratti più che di un complotto, di una guerra tra bande
teatrino già visto anche nel nostro piccolo
Dove si conferma che è meglio non essere nel novero delle elite. Chi ne è fuori è pulito e onesto. Non viene perciò mai insignito di incarichi e onori. Non averli è una cartina di tornasole che svela la virtù!
Che amara tristezza, carte omesse e secretate in un processo che affiorano in un quotidiano. Il problema sta nel fatto dove sono ora i famigerati signori del vaticano, fanno finta di non sapere e sentire. Il vaticano ancora oggi nutre di particolari privilegi che non sarebbero opportuni per persone di fede e qui mi fermo, rischierei di fare danni…
Buongiorno, come sempre un articolo degno di essere chiamato così . Complimenti. .