di Paolo Maninchedda
Giampiero Scanu, deputato, è presidente della Commissione d’inchiesta sull’uranio impoverito e non è certo Michelangelo. Però sta condividendo con il grande artista un’attività indecente volta in teoria a rendere più segreta l’indecenza, ma in pratica a manifestarla in tutta la sua vergogna.
Mi spiego.
Poco dopo la morte di Michelangelo, avvenuta il 18 febbraio del 1564, in Vaticano si decise che i corpi nudi e muscolosi del Giudizio universale della Cappella Sistina dovevano essere ‘mutandati’, cioè che si doveva procedere a mettere le braghe (le mutande) a tutti i piselli, i pubi, i sederi e i seni che Michelangelo aveva lasciato all’aria. Ne fu incaricato un amico di Michelangelo, Daniele da Volterra, da quel giorno marchiato col soprannome di Braghettone.
Giampiero Scanu ha pensato bene di portare la Commissione d’inchiesta a visitare i luoghi dell’inchiesta (ma qui siamo a livelli di intelligenza irraggiungibili per il Ministero). Dal suo canto lo stellatissimo Ministero della Difesa, guidato dalla ministra Pinotti, ricordata in Sardegna più come elicotterista – dato un suo celebre volteggiamento sul territorio sardo in periodo estivo – che come ministro, ha pensato bene di non fare accedere la stampa ai poligoni e ai lavori della Commissione che, nelle audizioni, ha i poteri della magistratura.
In questo modo i grandi strateghi della Difesa evidentemente pensano di difendere le vergogne dei poligoni dagli sguardi impertinenti della stampa, ma in realtà fanno i Braghettoni, mettono braghe a piselli, pubi, sederi e seni troppo grandi che escono e debordano da tutte le parti e che tragicamente svelano la loro vera natura nelle lapidi dei cimiteri sardi.
Si possono mettere le braghe ai poligoni, ma non si può nascondere il dolore delle famiglie e la grande e mostruosa ingiustizia dell’eccesso di poligoni in Sardegna, al servizio poi di tutti fuorché dei sardi. Qui si viene a sparare, mai ad imparare a volare, a guidare i droni, a navigare; no, qui si spara soltanto.
Quale sarà l’effetto delle braghe censorie? La conferma di uno Stato sleale, ipocrita, prepotente e autoritario. Ma la verità, comunque, verrà fuori perché è troppo evidente, è troppo sotto gli occhi di tutti, è troppo grande la vergogna.
Ciò che dispiace è la solitudine di Scanu. Ci dovrebbe essere la Sardegna intera dietro di lui. Invece c’è il silenzio.
Comment on “Il nuovo nome del Ministero della Difesa: Braghettone. La censura sta alla verità come le braghe al Giudizio universale di Michelangelo”
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