Il Natale vero non è quello che conosciamo.
Quando Gesù nacque nessuno sapeva che era il figlio di Dio, al punto che nessuno ricordò quella data che ancora oggi ci è ignota. Il 25 dicembre a Roma festeggiavano il Sole Invitto, con banchetti, cibo, vino, e tutto ciò che serve a dimenticare.
Quando Gesù nacque, tutti avevano un’idea di Dio diversa da quella reale. Ognuno lo immaginava a modo suo, ma tutti lo volevano potente, trionfante e prepotente, verso il quale l’uomo poteva solo piegare il ginocchio e chiedere pietà.
Quando Gesù nacque, Giuseppe sapeva che non era figlio suo, ma ancora non sapeva chi fosse né di chi fosse figlio. Ma Giuseppe rimase con Maria.
Quando Gesù nacque, Maria era una ragazzina sommersa da un mare di guai con un segreto nel cuore che cominciò a raccontare solo dopo che suo figlio venne ucciso dai Romani.
Quando Gesù nacque, Maria e Giuseppe erano in viaggio.
Quando Gesù nacque, nessuno se ne accorse.
Quando Gesù nacque, lo fece di nascosto. In fin dei conti tutto ciò che riguarda profondamente ciascuno di noi avviene nascosto agli occhi di tutti e in silenzio.
Quando Gesù nacque, c’era silenzio.
Quando Gesù nacque si aprì una porta che stando zitti si può ancora attraversare e così scoprire spazi senza pesi, senza tempo, senza poteri, senza gerarchie, senza limiti, senza male, senza colpe, senza malattie, senza dolori e morti, senza il peggio di noi.
Il Natale è quella porta, inafferrabile nel chiasso, lontana dalle azioni e dalle intenzioni, gratuita, libera, personale e non imperiale, aperta da un sacrificio inspiegabile e ingiusto e da un ritorno talmente inatteso da non essere stato ancora compreso.