Noi Sardi viviamo in mezzo al mare, ma facciamo politica solo per la terraferma.
È come se volessimo strutturalmente ignorare il liquido amniotico in cui siamo immersi. Abbiamo tantissime persone che si dedicano alla vela, ma non ne abbiamo una che ragioni su quanto questa bellissima passione potrebbe generare in termini di sviluppo e di reddito.
Abbiamo bellezze ineguagliabili e, d’estate, le trasformiamo in luoghi intermedi tra un bazar e fast food.
Abbiamo ottimi approdi, ma non riusciamo a diventare appetibili per far stare in Sardegna le barche in inverno.
Non esiste una politica sarda del mare e della pesca, non riusciamo a iscriverla all’ordine del giorno.
Abbiamo un mare depauperato; i pescatori sono anziani e pescano ormai pochissimo; la gran parte delle barche è vecchia; la pesca sportiva non è regolata come invece è la caccia; non proteggiamo adeguatamente le specie ormai a rischio (per es., aragoste e polpi) e non educhiamo il gusto della gente verso altre specie.
Dovremmo dotarci di un Piano Regionale per l’ostricoltura, la mitilicoltura e l’alghicoltura (nuova ed importante frontiera che può fornire cibo e prodotti per l’industria della cosmesi, ma anche contribuire alla diversificazione degli acquacoltori, se opportunamente formati) che può svilupparsi in prossimità degli allevamenti dei molluschi, senza dover occupare altre superfici marine. Abbiamo un’eccellenza: la mappatura di tutti i luoghi vocati nelle coste sarde a queste attività. È conoscenza strategica, ma non se ne è accorto nessuno.
Sappiamo che l’Unione Europea chiede agli stati membri di riservare il 30% degli spazi marittimi a riserve marine. Dovremmo adottare un Piano Regolatore del Mare, con il coinvolgimento delle comunità e degli operatori della pesca e dell’acquacoltura. Ma non lo facciamo perché non lo sappiamo.
Si potrebbe obiettare che anche l’Italia non brilla per cultura e politica del mare. Basti notare che l’evento inaugurale della nuova programmazione europea per il settennio 0221-2027, quella che programma e spende le risorse del fondo FEAMPA, è datato 18 dicembre 2023, cioè ieri.
Possiamo rifugiarci in una sorta di nicchia amministrativa, quella per esempio dei bandi regionali del fondo Feampa?
No. Gli ultimi (uno e due) sono andati deserti. Perché? Perché la pesca è gestita dall’Assessorato all’agricoltura come la cenerentola dei suoi impegni.
Perché nei bandi erano previsti punteggi di premialità che le imprese di pesca ed acquacoltura hanno detto, sia a livello nazionale italiano che sardo, di non poter raggiungere: assunzione disabili, manodopera femminile, etc. Se non si raggiunge il punteggio minimo di 40 la domanda non è accolta: le imprese hanno rinunciato a priori.
Questo è il nostro atteggiamento verso il mare: come se non esistesse.
Grazie, professore.
La domanda rivolta a Lei è fatta per sincera curiosità, non avendo trovato informazioni sufficienti in rete.
Mi scusi se ho dato l’impressione di voler polemizzare (lo faccio solo con i cementificatori).
Grazie anche ad Antonio
Guido Nieddu
Buone,anzi ottime le idee ,il mare andrebbe valorizzato e non sfruttato o ignorato ,ma ,prof. in una regione in cui funzionano solo poltrone,sedie e strapuntini ,pensa che possa esserci spazio per valorizzare la nostra principale richezza ?? Ho forti dubbi e non sarò certo io ,ormai a fine corsa , a vederne se non l’attuazione , almeno i progetti .
GDenne non è informato in molte zone hanno iniziato a fare gli espropri quindi come vede qualcosa si muove
Egregio Denne, che piglio? Però, vede, non mi prende per nulla in castagna. Io feci il piano delle ciclabili, cioè feci la pianificazione generale, affidando l’incarico del progetto di fattibilità alla Università di Cagliari, la quale, per quel lavoro, vinse il premio come miglior progetto nazionale. Adesso, quella pianificazione, deve essere realizzata per lotti. Gli assessori venuti dopo di me non hanno brillato per attenzione verso la realizzazione dell’opera, ma non vorrà addebitare a me questa assenza di sensibilità. La prossima volta, se esige risposte, si firmi per esteso. Non sopporto l’anonimato..
L’assessore Cuccureddu in realtà è molto interessato al tema del mare, essendo lui proveniente da un comune costiero. Quel comune dove si è deciso che per accontentare i diportisti, una spiaggia è stata sommersa da una colata di cemento per costruirci un molo. Ottimo. Un azione IRREVERSIBILE, una idea scellerata di sviluppo turistico a beneficio di una minoranza.
Nei piani dell’assessore c’è anche un progetto per l’accoglienza dei megayacht, cioè di navi che hanno una lunghezza dai 50 metri in su. Qualcuno mi rassicuri sulla bontà di questa iniziativa perché a pensare agli scempi che potrebbero venir commessi, viene un brivido freddo. Non abituiamoci troppo alle distruzioni: Frigianu (Castelsardo) e Poltu Cuatu sono un indigeribile scempio alla natura.
Ben vengano invece le iniziative in favore della fauna marina e dei pescatori.
ps
Professore: lei da assessore ai lavori pubblici annunciò la costruzione di una pista ciclabile lungo tutto il perimetro dell’isola. Forse mi sfugge, ma al momento non se ne vede traccia. Ce ne parli.
Egr. Prof.
Ma perché non pensare alla immediata istituzione di un assessorato che si occupi delle attività marine, lacustri, palustri , di stagni e dei corsi d’acqua, cogliendo l’occasione della prossima finanziaria per assegnare un giusto e congruo finanziamento recuperando parte della somma dall’ agricoltura, il cui assessore non sarà
mai salito su una barca e conosce l’esistenza della pesca perché, senza ombra di dubbio, divoratore di pesci e di molluschi bivalvi
( ostriche in primis). Tutto ciò non per creare una nuova ( l’ennesima) poltrona 5 S (la s sta per sedie,in quanto quando nacquero pensavano di volare bassi, aprire scatolette di tonno e cose simili), ma affinché uomini pratici di questioni marine ne assumano il governo e diano concrete possibilità di sviluppo al settore che,come Lei giustamente osserva, non potrebbe, ma dovrebbe essere fonte di crescita economica per l’ intera isola. Noi sardi , in verità, abbiamo diffidato dell’acqua e del mare per millenni quale fonti di problemi e di guai ( fenici, punici, romani, arabi, pirati , spagnoli ecc…),ma anche di malattie ( si pensi alla malaria debellata solo negli anni ’50 del secolo scorso). Ora dobbiamo cogliere l’occasione propizia data dalla presenza di un solo nemico, la politica regionale, per far valere la volontà dei sardi che non può lasciare la sua ricchezza in mano ad invasori che la sfruttano solo per fini turistici da troppi anni!
Cordiali saluti
Non è vero che del mare non frega niente a nessuno. Quando ci devono mettere batterie di pale eoliche offshore gli interessa, eccome…
Noi non siamo un isola nel Mediterraneo, in questo momento Carlo Calenda su la 7 ha detto che ha visto la più bella chiesa romanica in Sicilia a……………..OTTANA ????????
Abbandonato è dire veramente poco.
Gli algerini hanno esteso la loro zona di interesse sul nostro mare occidentale senza colpo ferire e i loro sommergibili scorrazzano a 12 miglia dalle nostre coste.
Che geni della politica internazionale.
P.S. il capo di stato maggiore Masiello in una recente conferenza ha espressamente dichiarato che in futuro il problema per la sicurezza nazionale sarà costituito dai paesi del Nordafrica.
E noi siamo a un tiro di sputo
…se non fosse per la Insularità in Costituzione molti non saprebbero neanche che siamo un Isola del Mediterraneo Occidentale …. ( semicit. )
Dal mare possiamo solo trarre vantaggi se ce ne prendiamo e se decidiamo di ritenerlo una risorsa, l’economia del mare non è fatta di sola balneazione. Ma di tanti mestieri, di logistica e portialità, di cantieristica, di pesca ed acquacoltura, di tradizioni e cultura. Infine è la nostra autostrada (la Sardegna è esclusa dalle autostrade del mare). Il trasporto via mare se effettuato con navi moderne e teconologie a basso impatto ambientale è meno costoso e meno inquinante.
E’ un fatto che la Sardegna non ha mai avuto e non ha adesso una politica sul mare: pesca ed acquacoltura innanzitutto. Se ne può dotare, iniziando con riformare l’assessorato che se occupa, istituendo un apposito dipartimento per l’economia blu, con competenze specifiche, collegando lo sviluppo locale, delle coste con la programmazione territoriale. Su questi temi è necessario far valere le prerogative che lo Statuto ci consente. Le difese d’ufficio di qualcuno lasciano il tempo che trovano,
Grazie di questa bella visione sulla Pesca, attuale ma vecchia di decenni di politica cieca su questo tema… Quante località marine sono dotate di piccoli porticcioli che potrebbero avere sviluppo economico locale e non solo …
Caro Paolo, da decenni ci battiamo e lo andiamo a dire ad alta voce inascoltati, salvo la gestione Franco Foddis, dove si fece assieme il Piano di ripopolamemto dell’aragosta con risultati straordinari, si avviò quello dei polpi, poi eliminato per pressione di pochi, così come quello dei ricci, dove due anni fa pareva di esserci riusciti, poi riaperto inspiegabilmente dall’assessorato.
Abbiamo poi lavorato 2 anni a mettere assieme le categorie dei pescatori per istituire i distretti di pesca, allo scopo di programmare il pescato, la salvaguardia delle specie e degli abitat naturali, ma a lavoro pronto anche qui ci fu la retromarcia istituzionale.
Ed ora, anche con la manifestazione di ieri, denunciamo la prossima morte delle Lagune più pescose d’Europa, a seguito dell’interramento degli stessi (da 3 metri ad ormai mezzo metro) e delle alte temperature delle acque a seguito dei cambiamenti climatici che per pura fortuna questa estate non hanno creato la moria di tutte le specie ittiche esistenti.
Si, non solo non si vedono mare e lagune come opportunità di sviluppo, ma dove si anno proposte serie, come i progetti che hanno dimostrato di funzionare, bastano due amichetti dell’assessore di turno, restii al sacrificio del momento per un futuro roseo, a far saltare tutto.
Tra le varie, nei mesi scorsi è venuto a mancare Professor Cau dell’Università di biologia marina che ha speso una vita con noi per proporre soluzioni e progetti innovativi (Aragosta e polpi tra i tanti) riconosciuti come esempi a livello mondiale e nessuno nelle istituzioni lo ha mai ricordato.
Non credo sia un tema di Assessorato all’agricoltura che snobba la pesca perché residuale in termini occupazionali rispetto ad altre attività agricole, ma di capacità e visione politica di chi li ha guidati e li guida.
Fino al 2007 la pesca era addirittura di competenza dell’assessorato all’ambiente, poi spostato su Agricoltura per visione di Soru/Foddis, visto che si trattava di attività produttive.
Qualità degli assessori e bassa politica del contributino d’aiuto a babbo morto, piuttosto che programmazione seria, sono il risultato di questa cecità.
Gente che ha visione ne esisteva e ne esiste ancora.
Ieri abbiamo portato a casa un impegno della Todde a costituire sulla presidenza un tavolo interassessoriale (Agricoltura, Ambiente e Programmazione insieme) per programmare le azioni da fare, un piccolo passo che segna il percorso da fare, ma siamo solo agli impegni, aspettiamo la concretezza operativa.
… a totu custas cosas za bi pessat s’Itàlia/Istadu italianu: a sos ‘politici’ sardignolos lis bastat sa polìtica de importatzione de totu sos colores de su niedhu a su biancu nidu e fintzas de cane fuindhe: s’apretu issoro est pro pessare a sos afariedhos si lis intrat dinari in ungras e distribbuire e rastrellare accozzi a sos accozzati e retzire sos accozzi de sos padrinos mannos de oltremare pro los azuare a brindare su mare e andhare a guvernare s’Itàlia.
Si tiat nàrrere una polìtica infame (custu pro no nàrrere carrammerda ca custu assemizat prus a carrarmadu, e ne chedha de àinos domados, ca s’animale domadu est mansueto, docile, buono), ma menzus chi siat, si no própiu de fàmine, nessi politica de emigratzione a sighire a fàghere sa Sardigna a desertu de zente a chentina e prus de bidhas morindhe (si no nos sarbat lo stadio di Cagliari), ispérdidos in donzi logu ca solu gai podimus èssere “sardi nel mondo”.