La Coldiretti è un argomento tabù dell’informazione sarda: troppo potente. Però, come sanno i suoi dirigenti, c’è anche chi non confonde il rispetto per il potere (e la Coldiretti ne ha tanto) con la complicità e il servilismo. C’è anche chi comincia a fare due più due: 1) la Coldiretti è contrapposta in giudizio con il Cacio Romano al Pecorino Romano (tutelato dal Consorzio per la Tutela del Pecorino Romano, di cui la Coldiretti vorrebbe assumere il controllo); 2) la Coldiretti ha voluto il trasferimento nella penisola italiana degli albi genealogici delle pecore della Sardegna; 3) adesso l’ultimo assalto alla Sardegna ha il nome venerando del Grano Cappelli. La Coldiretti ce l’ha con la Sardegna?
L’Autorità per la concorrenza (l’AGCM) ha pubblicato il provvedimento sul grano Cappelli discusso nell’adunanza del 12 novembre, meno di un mese fa. È una decisione importantissima per la filiera del grano Cappelli in Sardegna, eppure chi ne dà compiuta informazione è solo questo sito .
Per capire qualcosa in questa vicenda occorre prima capire chi sono i soggetti pubblici e quali i soggetti privati.
Tra i soggetti pubblici sta il CREA, cioè il Consiglio per la Ricerca in Agricoltura e l’Analisi dell’Economia Agraria (CREA), creato nel 2015 e nel quale è confluito il vecchio Ente Nazionale Sementi Elette (ENSE). CREA tiene il registro delle sementi elette della Repubblica italiana e fa i controlli sul loro utilizzo. Ovviamente, chi semina, riproduce il seme e qui inizia il vero confronto tra prepotenza e libertà.
I primi a dar fiato allo spirito italico del monopolio e della riduzione in schiavitù degli altri è appunto CREA che nel 2016 bandisce una gara, sentite un po’, per la licenza unica e esclusiva per la produzione e vendita delle sementi Cappelli della durata (roba da pazzi!) di quindici anni e valida su tutto il territorio dell’UE.
Chi si presenta? Un soggetto privato, la SIS, cioè la Società Italiana Sementi, una Spa, della quale un’altra società, la Bonifiche Ferraresi (ben nota per altri motivi in Sardegna), detiene il 47%.
Conquistata la licenza, la SIS inizia la sua politica di vendita e gestione del seme e qui inizia una storia triste: l’AGCM accerta (paragrafi dall’80 in poi) che per avere i contratti con la SIS occorre essere iscritti alla Coldiretti.
L’AGCM parla espressamente di «”sistematico trattamento discriminatorio operato da SIS rispetto alle proprie controparti commerciali». Sebbene SIS risponda che «molte forniture sarebbero comunque avvenute nei confronti di coltivatori non iscritti a Coldiretti, è sufficiente considerare come, oltre alla specifica ricorrenza di dichiarate preferenze o riserve rispetto a singoli controparti in ragione della rispettiva appartenenza associativa, le quali già di per sé rappresentano rilevanti violazioni della disciplina di cui all’art. 62, d.I. n. 1/2012, più in generale risulta che tra la dirigenza di SIS, Coldiretti e consorzi agrari sia stato deciso “che per i casi di agricoltori non iscritti alla Coldiretti avremmo cercato di far firmare i contratti senza creare turbative all[e] nostre aziende».
Credo sia chiaro a tutti cosa è successo: se volevi il grano Cappelli dovevi essere iscritto alla Coldiretti. Serve altro? No. Servirebbe una solida e valida informazione che sveli che ormai la Coldiretti non è più un sindacato ma qualcosa di diverso ancora non censito in “natura” ma già all’attenzione delle magistrature di controllo.
Dobbiamo, come sardi, essere grati a quei sardi coraggiosi che hanno avuto la forza di contrapporsi con i loro barchini alle corazzate della forza e del conformismo.
Per noi agricoltori è diventata ‘pericolosa’ la presenza e sussistenza della Coldiretti. Una vera e propria associazione OMISSIS che utilizza i numeri dei propri iscritti (OMISSIS) per vantare presso le sedi istituzionali (ministero agricoltura, parlamento e governo) una FALSA LEADERSHIP rappresentativa che gli consente di prendere delle decisioni che riguardano le sorti degli agricoltori tutti. ATTENZIONE!!!! Sono falsi rappresentanti della categoria e gli unici obiettivi che si pongono riguardano la sussistenza nel sistema della loro sigla
Purtroppo sono veramente pochi i sardi che si oppongono.
Atteggiamento da lobby