di Paolo Maninchedda
Qualche giorno fa il Presidente del Consiglio italiano ha annunciato una nuova linea politica: meno poteri alle regioni, più potere allo Stato, grandi opere dello Stato e politiche energetiche dello Stato. Che tutto questo funzioni oppure no, si vedrà. Intanto, lo Stato ha messo su una road map per catafottere (dal gr. kata = ogni, di frequente e dal volg. it. fottere, lett. copulare, fig. fregare, imbrogliare con soddisfazione) le regioni, tra cui, con mucho gusto, la Sardegna.
Come tutti voi ricorderete, il Cipe, con la delibera del 30 giugno 2014 ha definanziato la Sardegna per 566 milioni di euro, poi le ha ridotto questo stanziamento del 15% e glielo ha riassegnato per gli anni 2014-2020. Perché la riduzione? Perché la Giunta precedente non ha bandito e aggiudicato le gare d’appalto di diverse infrastrutture entro il 30 giugno 2014.
La Giunta trappista sarda, contrapposta anche esteticamente al Governo festivalista italiano, ha accettato questa punizione e si è messa a lavorare duro per non perdere altre risorse e dunque per aggiudicare le gare entro il 30 dicembre 2015, nuovo termine fissato dal Cipe per evitare definanziamenti. Unico alleato per i sardi: il Ministero delle Infrastrutture guidato dal ministro Lupi.
In buona sostanza (come diceva il mitico Johnny), per aggiudicare le gare entro il 30 dicembre 2015, bisogna programmarle e bandirle tra il 2014 e i primi mesi del 2015. Ma qui interviene il mitico sottosegretario vasellinante alla Presidenza del Consiglio, on. Graziano Del Rio, il quale si è sempre dichiarato attento alla Sardegna ma il quale medesimo non ha ancora fatto proprio nulla per la Sardegna se non accreditare la Qatar Foundation. Patto di stabilità? Non pervenuto. Accordo sull’equilibrio di bilancio per l’anno 2015? Non pervenuto. Liquidazione del debito maturato verso la Sardegna? Non pervenuta. Accordo sull’essenzialità per le centrali elettriche sarde? Non pervenuto. Chiusura di almeno un poligono militare? Non pervenuta. Fiscalità di vantaggio per il manifatturiero sardo? Non pervenuta. Nelle more di questa gentile, cortesissima e sorridente disattenzione del governo festivaliero italiano (che, nonostante abbia le pezze nel sedere, va a Gaza a promettere inteventi umanitari milionari ; che dunque fa lo splendido all’estero ma non è in grado di mettere un milione, dico un milione, per risarcire le imprese sarde danneggiate dall’alluvione, per cui noi abbiamo, per esempio, la diga di Cumbidanovu che rimarrà a lungo incompiuta; che non è in grado di mettere fuori dal patto di stabilità gli interventi per la ricostruzione e per il rischio idrogeologico; che consente alla Sicilia con un banale accordo bilaterale di invertire l’incasso delle tasse ma lo nega alla Sardegna), nelle more dunque di questa educatissima liturgia italica volta alla rinnovata e rinnovabile fregatura, la Regione Sardegna ha ricevuto dal dott. Donato, direttore di un Dipartimento sottostante al vasellinante Del Rio, una mail nella quale si comunica, cortesemente, dolcemente, sorridentemente, ottimisticamente, che la Sardegna non può firmare nel 2014 l’Accordo di Programma Quadro Rinforzato sulla viabilità per le opere finanziate per il 2015 con le risorse decurtate dal vasellinante di cui sopra nella misura del 15% di cui sopra. Perché? Ma è ovvio perché, che domande facciamo! Perché per finanziare e appaltare le opere nel 2015 occorre aspettare la delibera Cipe per il 2015. Quando arriverà la delibera Cipe per il 2015 sarà troppo tardi per appaltare le opere nel 2015 e quindi la Sardegna verrà nuovamente penalizzata. Ho informato i parlamentari sardi. Mi risulta che i parlamentari del Pd ( il segretario in testa) si siano leggermente orchitizzati e lo abbiano fatto presente al vasellinante, vedremo. Uras e Capelli sono già in guerra. Tuttavia da questa vicenda si impara quanto segue:
1) la Sardegna non è rappresentata nel Governo italiano; se lo è, Del Rio non se n’è accorto e nemmeno Renzi;
2) occorre una fornitura urgente di mutande di ferro per tutti gli assessori;
3) l’ultima canzone scritta da Niffoi per Piero Marras ha un verso falso. Dice: «Di notte, si fotte». Non è vero, anche di giorno e in pubblico;
4) la buonanima di Enzo Jannacci, mito di noi tutti, sta a Renzi come Casaleggio a Grillo. Il mantra del governo festivalante è “Se me lo dicevi prima”, grande manifesto del cinismo italico;
5) Renzi verrà in Sardegna e andrà a Olbia e nel Sulcis, saltando ovviamente le zone povere del Centro Sardegna perché con questa povertà evidente sono evidentemente impertinenti.
Comments on “Il Governo italiano è il bruco”
Comments are closed.
SE FOSSE COLPA DELL’ EQUAZIONE
-poteri alle regioni)-(+ politiche energetiche + grandi opere ) = sodomia di stato
(-poteri alle regioni)-(+ potere allo stato ) = sodomia di stato
+ catafottere = sodomia di stato
SE INVECE FOSSE COLPA DELLE CASSAZIONE
Sentenza n. 1636 del 6 novembre 1998
Con la quale la Corte aveva annullato con rinvio, per carenza di motivazione, la sentenza di secondo grado che aveva affermato la colpevolezza dell’imputato di violenza carnale senza tenere conto del presunto dato di comune esperienza secondo cui è quasi impossibile sfilare anche in parte i jeans ad una persona senza la sua fattiva collaborazione, perché trattasi di un’operazione che è già difficoltosa per chi li indossa.
Risultato = con i jeans lo stupro diventa consenziente.
SE FOSSE COLPA DELLA DEMOCRAZIA AMERICANA
Secondo una sentenza U.S.A se non si raggiunge l’orgasmo non è stupro.
Risultato = se non c’è partecipazione non è reato.
LA DEMOCRAZIA ITALICA È COME IL CUCULO
Non oso sbilanciarmi se nella capitale si viene a sapere che il monastero di via Roma pullula di monaci trappisti, si sa questi qui portano la tunica!!!
Risultato = premeditazione consenziente.
AVVISO AI NAVIGANTI: I NUOVI COLONIZZATORI HANNO LE FACCE D’ANGELO MA…CAUSA LA RECENSIONE IN ATTO SONO SPROVVISTI DI VASELINA.
Secondo un noto quotidiano, Matteo Renzi sarebbe intimo amico di Denis Verdini; quest’ultimo, in realtà, in virtù della identica frequentazione oscura (grembiule o similare?), ne avrebbe appoggiato la candidatura a sindaco, lo avrebbe introdotto presso Berlusconi e poi avrebbe offerto l’assist per buttare giù Letta.
Risultato: ristretta oligarchia al potere di una Italia incompiuta. La Sardegna ovviamente rimane solo l’isola del mare, delle ville, degli affari loschi.
Sul modus operandi del Governo tanto d’imbarazzo, siamo proprio fuori sintonia. Un Governo fortemente centralizzato, che decide a porte chiuse, si disimpegna, mentre invoca la leale collaborazione con le regioni, porta in un vicolo cieco democratico. Sembrerebbe che siamo davvero lontani dal big bang delle Grandi Opere in Sardegna. Per un paese Italia che vanta di voler realizzare un robusto settore pubblico, con grandi partenariati pubblico privato, e che deve ripianare il fosso della disoccupazione e non cavalcarlo, un deficit di infrastrutture ‘essenziali’ come quello sardo non fa onore. Nessun accordo procedurale; scarne le relazioni tra regione e governo che la dicono lunga sul potere contrattuale di noi sardi; bandi scritti male e istruiti peggio, che chiaramente da un lato poco sostengono (errori o volute omissioni?) gli aspetti di ‘essenzialità’ primachè di competitività delle stesse opere; e soprattutto da parte nostra il grosso errore, in fase di stesura dei bandi, di non coinvolgere Organismi pubblici indipendenti e garanti, vd le Authority, in materia di infrastrutture, trasporti ecc… Altre regioni lo stanno facendo. Poi ci ritroviamo impantanati in situazioni incresciose, ritardi incolmabili, pagando caro di non perfezionare impegni di spesa definitivi, di scrivere atti giuridicamente imperfetti, per cui diventa controverso anche il sistema di assegnazione dei finanziamenti pubblici, che vengono chiaramente disimpegnati o non viene più assicurata la copertura totale delle opere. Per non parlare, quando i cantieri vengono aperti, spesso con eccesso di ribasso, dell’incertezza delle aggiudicazioni, complici o concorrenti la farraginosità/inefficienza burocratica e, sullo stesso livello, l’interesse a non fare di certa politica o, come dico io, a non ‘rendere disponibili certi obiettivi’. I grandi investimenti in Sardegna: il dramma è che parliamo di infrastrutture ‘essenziali’!!! Il punto è capire se dobbiamo continuare a credere che lo Stato debba/possa finanziarci le opere pubbliche (o almeno quali si e quali no), se dobbiamo ancora e sempre contare sull’Investitore Istituzionale, oppure, come sostengono certi politici ed economisti, se non sia meglio pensare che le regioni possano operare a prezzi netti, spendere meglio i fondi propri ed europei inserendo le opere entro contesti strategici internazionali, ‘negoziando’ in proprio le opere con l’industria ‘privata’, con proventi terzi ma anche rischi annessi e spese di manutenzione e gestione diretta. E qui torna prepotente il problema delle Entrate. Voglio dire, benché si parli di servizi pubblici, forse i tempi ci suggeriscono di voltar pagina e volgere lo sguardo all’industria privata, pensando che il settore privato possa costruire molti di quei servizi che saranno messi a disposizione di vasti bacini d’utenza. E giacché si parla di servizi pubblici, di infrastrutture di coesione, di flussi di capitale a medio-lungo termine, di funzionalità e quindi di pubblica sicurezza, è sempre necessaria la supervisione di un organismo terzo, indipendente, ma soggetto di diritto pubblico, imparziale, che vigili sui processi costosi e complessi degli appalti e garantisca sulla liceità delle transazioni visibili e invisibili. Pessimista sul fatto che il nodo infrastrutture verrà risolto in Parlamento.