La vicenda processuale di Sergio Porcedda (ieri sono state cancellate in appello le sette condanne del primo grado sulla presunta bancarotta fraudolenta della clinica Città di Quartu) andrebbe studiata da psicologi e sociologi, oltre che da filologi forensi che sappiano mostrare (e non è semplice) come le stesse carte, lette da persone e in momenti diversi, sembrino significare cose diverse.
Gli psicologi (sing. lo psicologo, non il psicologo come si ostina a ripetere un noto Rettore) e i sociologi dovrebbero affrontare il tema dell’invidia, terribile vizio capitale che colpisce all’urbigna (e all’orbigna) cittadini semplici e togati e che spesso sta all’origine di esposti, segnalazioni, rapporti di polizia giudiziaria e atti di accusa.
L’uomo ricco è tendenzialmente ammirato, ma sempre sospettato e sempre candidato al capitombolo punitivo. Tanto più è candidato quanto più è estraneo a un circuito sociale che si giustifica e ratifica da sé come ‘giusto’.
Sergio Porcedda non fa parte di questo circuito che si reputa ‘buono’ e che è semplicemente prepotente e snob; ma soprattutto non ha reclutato al suo servizio neanche un esponente di quel mondo di mezzo che a Cagliari evita le rogne ai potenti. Se c’è una cosa che si impara dallo studio dei processi antichi è che a Cagliari, se si vuole sopravvivere da uomini ricchi, si deve avere o un prestanome (ne conosco uno che crede alla sua stessa bugia di non essere il prestanome di un altro particolarmente indisponente) o un luogotenente che appartenga alla borghesia degli uffici, che abbia buone parentele, che si assuma le responsabilità, che sia flessibile e ossequioso quanto basta (anche di questo tipo conosco un interprete con il quale è impossibile litigare, un Gianni Letta nostrano).
Sergio Porcedda non aveva servitù cagliaritana. Primo grande difetto.
Secondo: è cattolico bianco, non nero. Lui non veste il lutto il 20 settembre di ogni anno, quando ricorre la presa di Porta Pia.
Il terzo difetto è quello che lo ha rovinato: Palazzo Doglio. Et respice finem, dicevano i latini.
Il fallimento che portò Palazzo Doglio a passare di mano sta dentro i fallimenti di Porcedda, che uno dopo l’altro stanno dimostrandosi quantomeno troppo precipitosamente dichiarati e nei quali, paradossalmente, Porcedda doveva essere trattato non da bancarottiere ma da creditore (come risulta anche dalle cause civili in corso).
C’è una costante a Cagliari con i grandi patrimoni: se si mostra il fianco al tribunale fallimentare, il patrimonio aggredito è spolpato in pochissimo tempo. Poi possono arrivare anche le sentenze che dichiarano illegittimo il fallimento dichiarato (si pensi al caso del Gruppo Ragazzo), ma nel frattempo della ricchezza di un tempo non rimane nulla. Bisognerebbe riscrivere la storia dei grandi fallimenti a partire dalla fine. Guardare chi compra, e attraverso chi, e rifare il percorso del processo al contrario, per verificarne la linearità. Operazione lunghissima e difficile. Ad un primo controllo, potremmo varare una legge: chi possiede un albergo o un grande stabile in una posizione strategica a Cagliari, ha un fallimento in agguato. Forse è un’esagerazione, ma serve per capire. Tuttavia, va registrata una novità: il presidente del collegio giudicante, dott. Poddighe, poteva dichiarare estinto il reato per morte di un coimputato con Porcedda, il sig, Uda; invece ha deciso di assolverlo da morto. Non è casuale, è voluto e parla di umanità e cultura.
Oggi, ovviamente, Sergio Porcedda lavora fuori dalla Sardegna, cammina rasente i muri per non farsi notare, ha pochissimi e fidati amici, ha passato bruttissimi momenti familiari, non comprerebbe di nuovo il Bologna Calcio, lavora in proprio, senza manager che lo facciano assolvere da accuse varie (compresa quella di inquinamento) con la giustificazione ridicola del ‘non sapere perché non impegnato in ruoli esecutivi della propria azienda’.
Oggi Sergio Porcedda, come tanti, è libero ma marchiato dal dolore, sulla pelle e nell’anima.
Finalmente un po’ di sole ma chi ridarà a questa persona tutti i giorni bui passati?
Salve mi sono abbassato a dire la mia ma non ho detto la mia non posso dire la mia la libertà non esiste di dire la mia è un illusione nessuno dice la mia succederebbe un patatrac si può chiamare passatempo ma non libertà di espressione mi dispiace per i giornalisti e per noi cittadini ci sono delle regole da rispettare ,,, (la mia) e impossibile da adottare pazienza Ciao ciao
Salve, nulla di nuovo sotto al sole!!!
SONO UN IMPRENDITORE A CUI NEL 2017,IL TRIBUNALE DI NUORO, X MANO DI UN COLLEGIO GIUDICANTE CHE DEFINIRE OMISSIS È RIDUTTIVO, È STATA DICHIARATA FALLITA LA PROPRIA SOCIETÀ, OMISSIS SENZA CHE VI FOSSE ALCUN MOTIVO E NONOSTANTE LO STESSO COLLEGIO AVESSE TUTTE LE PROVE DOCUMENTALI, PRONTAMENTE DEPOSITATE IN ATTI DAL SOTTOSCRITTO, CHE ATTESTASSERO QUANTO STO DICHIARANDO ANCHE IN QUESTA MIA,.,
Perché per rafforzare tutta la Gravità delle male azioni protratte ai danni di molti imprenditori Onesti, non guardate anche nel tribunale di Nuoro???
(TANTO X TORNARE ALLA QUESTIONE DEL VOLER/POTER SCOPERCHIARE IL VASO DI PANDORA?)
Signori, lo schifo è servito,
A MIO PARERE, SI TRATTA DI VERE E PROPRIE OMISSIS COMPOSTE DA OMISSIS A FAVORE DEGLI AMICI DEGLI AMICI E A DISCAPITO DI CHI HA SOLTANTO LA *COLPA* DI OPERARE CON ONESTÀ E MAGARI AVERE IL **BRUTTO DIFFETTO DI NON ASSOGETTARSI AL COSPETTO DI LOR SIGNORI,.,
PS=PER COMPLETARE IL RAGIONAMENTO, PROVATE ANCHE A PENSARE E VALUTARE X QUANTO POSSIBILE, L’OPERATO DELLA STAMPA, UN TANTINELLO AL SERVIZIO DEL POTERE DI TURNO…,
IL TUTTO SI CONCLUDE, CON. UN DENIGRANTE QUANTO INTOLLERABILE, MODUS OPERANDI ASSAI COMUNE TRA I MAFIOSETTI DI TURNO, CHE SOLO CHI NON VUOL VEDERE NON VEDE, NONOSTANTE OGGI, ANCHE I MURI SANNO CHE LA SITUAZIONE ALL’INTERNO DELLE PROCURE SARDE È A DIR POCO CATASTROFICA E LA RESPONSABILITÀ DI QUESTO SCHIFO È UNIVOCAMENTE DEI SOGGETTI CHE AL CONTRARIO, DOVREBBERO COMPORTARSI E OPERARE ONESTAMENTE, CIOÈ ALL’OPPOSTO DI COME FANNO!!!
Nella società esistono i furbi e li sc…… io appartengo algi sc……. ne son fiero pazienza Ciao ciao
Finché ci saranno i burocrati nascosti nelle stanze del potere ancorché essi molti vigliacchi ingordi non ci potrà essere democrazia .cancro di questa meravigliosa nazione che dovrebbe regalare ricchezza e cultura ai suoi figli .via la muffa ipocrita e spazio alla vera capacità di sviluppo .
Tutti siamo a rischio di quella categoria non esiste vaccino se ti afferra sei spacciato o ai santi in paradiso auguro che nasca una categoria che le faccia concorrenza
Quando sento il vecchio detto del male non fare paura non avere,… beh mi indigno. Solo chi non ha avuto la sventura di avere a che fare con la magistratura italiana (e quella cagliaritana ha una lungo pedigree in tal senso) può credere a questa idiozia.
E, si badi bene, la sventura non riguarda solo chi è imputato o indagato, ma anche chi ci incappa nella veste di testimone e /o o di vittima, sia in campo penale che in quello civile o patrimoniale.. Quindi la vicenda in questione non è una novità ma manifestare indignazione è già un buon segno. Bravo e Saluti.
Prof., andando oltre la sentenza, mi creda se dico che quell’immobile ha un valore almeno quadruplo. E poi perché i omissis spesso, quando il piatto è ricco ci ficcano mani e muso. Almeno a queste aste fallimentari gli amministratori di giustizia, non dovrebbero “concorrere”.
Se l’organo superiore per competenza (Roma) analizzasse gli strani fallimenti decretati spesso a Cagliari, sicuramente scoperchierebbero un “vaso di Pandora”; intanto chi li ha subiti è stato danneggiato economicamente oltre che moralmente e questi danni spesso non vengono nemmeno degnati della rivalsa delle spese che i malcapitati hanno dovuto sostenere per poter esercitare il “Diritto dell’Appello”!!! Permettendo al legale di turno……. di tentare OMISSIS per soddisfare qualche cliente “ignorante, e perché no ladro” di costringere il malcapitato a dargli quello che vuole e nella misura e nei modi che la sua ignoranza o la sua malafede gli fa ritenere congruo!!! Naturalmente l’ultima parola è del “Giudice” che emette il decreto nel primo grado nonostante la palese evidenza dell’insussistenza del fallimento!!! Potrei aggiungere tanto altro ancora ma lascio alla intelligenza di chi legge di poter supporre le motivazioni ed i probabili interessi….. a favore di chi interviene nella richiesta, soprattutto quando questo ha fatto sfrontatamente precedenti “gravi” tentativi per spadroneggiare giuridicamente “fuori dalla legge”!!! Dovrei scrivere ogni dettaglio per rendersi ulteriormente conto di quanti gravi inosservanze hanno messo il malcapitato alla gogna del fallimento poi annullato palesemente in appello, sarebbe onesto, giusto ed opportuno che le stesse controparti della procedura fallimentare del caso riferissero delle loro perplessità già alla prima valutazione della procedura loro assegnata; naturalmente sono più che certo delle palesi evidenze che non sfuggirebbero all’organo superiore esaminando i fallimenti revocati in appello!!!
Buongiorno Professore
Mi scuso ma avevo capito si parlasse di Sassari
Montanelli diceva, fuori da Tribunali,fuori da Ospedali,in Italia più che in altri Stati.
Sì, Piè, ma va detto che il tribunale ha ormai accertato che non c’è stato niente di irregolare nella vendita e nell’acquisto di Villa Ragnedda.
Prof., le spiattello un esempio ancora ieri passato per le cronache. Ex villa ragnedda in Baia Sardinia, presa all’asta al vil prezzo di euro 450000 da due OMISSIS…di fianco alla villa in questione si vendono a quel prezzo, in condominio appartamenti da 60 mq, più il costo del condominio che di suo è già un affitto.
Purtroppo questo accade soprattutto a Cagliari e in Sardegna, dove la cultura dell’invidia pervade i Palazzi del potere
La cosa triste, come sempre, è che nessuno pagherà per aver rovinato un onesto imprenditore. 🤮