di Paolo Maninchedda
Ieri in Consiglio regionale è andata in onda l’ennesima replica della Commedia dell’Arte. L’opposizione, giacché è prigioniera dell’idea che fare l’opposizione vuol dire essere sempre e comunque contro, ha voluto fare l’opposizione dicendo una marea di sciocchezze sul Patto della Sardegna, guidate non da una visione alternativa o da verifiche puntuali, ma solo ed esclusivamente da uno spirito di contrapposizione condito con battute ad effetto. Uno scrittore li ha chiamati “ragionamenti all’urbigna“, quei ragionamenti contro tutto e contro tutti, rivolti all’universo-mondo (l’urbe globale, da cui ‘urbigna’), che cercano e trovano, per atterrare nel cuore degli ingenui, l’estetica delle paronomasie, del tipo ‘patto/pacco’, o ‘donna/danno’: roba da bar, insomma.
Da cosa sono guidati questi comportamenti? Non certo dal confine ideologico tra la Destra e la Sinistra, ma solo dal complesso di ostilità, ossia dalla prigione concettuale di chi vuole farsi avversario e nemico di qualcuno a prescindere da ciò che dice e da ciò che fa. In Sardegna è molto diffusa la pratica diseducativa del formarsi all’inimicizia permanentemente effettiva verso qualcuno o qualcosa; il Consiglio regionale ne fornisce, talvolta, la traduzione in chiave politica e si è dunque costretti a sentirne di tutti i colori senza alcun vero motivo.
L’on. Mario Floris ha potuto ricordare in un amarcord solitario, in uno slancio mistico verso i luminosi anni dell’autonomia coincidenti con la sua giovinezza (e qui lo si capisce), che il ministro Andreatta ai suoi tempi aveva preteso che la Sardegna non chiedesse di applicare sulle Entrate lo Statuto perché avrebbe messo in difficoltà l’Italia e che loro, gli autonomisti, ma questo Floris lo ha omesso, accettarono lo schema romano di finanziamenti ad hoc (i Piani di Rinascita ecc.) ma non norme strutturali. Floris ha raccontato un tradimento storico delle classi dirigenti sarde (l’ennesimo) poi svelato, guarda un po’, nel 2004-2006 dall’allora assessore Pigliaru che quantificò la montagna di miliardi di lire sottratti alla Sardegna. Ma nel clima prodotto dal complesso di ostilità nessuno ha notato questa confessione tardiva del mondo autonomista.
Poi si è sentito dire da diversi consiglieri dell’opposizione che molti finanziamenti erano del vecchio FSC. Qui siamo al tripudio dell’intorcinamento concettuale. Qui si passa dalla retorica all’urbigna all’estetica del concetto a coda di suino, quel procedere della mente a rigirarsi su se stessa per finire poi, tutta intorcinata, proprio in quel punto che tutti vorremmo evitare di contemplare troppo da vicino. Ma come si fa a dire queste cose senza comprendere che se le opere finanziate con l’FSC 2007-2013 hanno bisogno di essere rifinanziate vuol dire che il governo regionale precedente non era stato in grado di impegnare correttamente le somme e quindi le aveva perdute? O si sarebbe preferito un presidente della Regione che dicesse: «Di ciò che è stato giustamente programmato negli anni precedenti a me non frega nulla, adesso faccio tabula rasa e programmo a bischero sciolto come pare a me?».
Poi è intervenuto l’on. Pittalis, che si diverte sempre di più perché parla per ultimo, perché osserva i suoi colleghi come personaggi di un romanzo di Balzac, e quindi negli ultimi minuti si distende retoricamente a cercare di modellare a scalpello i cabasisi di qualcuno, nella fattispecie, ieri, quelli del sottoscritto. Ieri se l’è presa con i sovranisti (noi siamo indipendentisti), ma in realtà stava provocando il Pd, dicendo a nuora perché intendesse suocera, che questo accordo col Governo non aveva nulla di sovranistico, per esempio non c’era nulla per l’acqua potabile ma solo un vago cenno alle procedure di infrazione in atto da parte dell’Unione Europea.
Ma chi può credere che l’on. Pittalis fosse interessato a una risposta sul merito? A lui interessava fare uno sberleffo pubblico, a ‘sa prubica’ come dicono a Orune, gli interessava divertirsi a dirne di tutti i colori vedendomi bollire silente sulla mia sedia nei posti della Giunta, perché Pittalis sa bene che sull’acqua ci sono nel Patto 255 milioni di euro che prima non c’erano, ai quali ne vanno aggiunti altri 110 provenienti dal mutuo infrastrutture. Non solo: Pittalis sa benissimo che il Patto per la Sardegna prevede per la prima volta nella storia della Sardegna che l’Anas finanzi la costruzione/manutenzione delle strade statali sarde per 435 milioni nel primo triennio e 495 nel secondo. Sono numeri e soldi veri, pianificati secondo uno schema competitivo con lo Stato italiano. E allora perché non avere uno spirito nazionale sardo che sappia vedere queste cose? Per due motivi: per il complesso di ostilità che colpisce tutti, da una parte, e per quel gusto di folletteggiare in Consiglio con lo scalpello di cui sopra che regala momenti di svago innocente all’on Pittalis.
Ieri c’è stata poi la conferenza stampa di presentazione del dott. Moirano. Non ero presente e quindi giudico da ciò che hanno scritto le agenzie. A una domanda sull’adeguatezza dimensionale dell’Asl unica Moirano avrebbe risposto che «non c’è un’evidenza scientifica che ci indichi quale sia la dimensione più conveniente».
Fermiamoci un attimo. Durante il dibattito sulla legge che ha istituito la Asl unica, l’unico partito che ha detto pubblicamente che non vi erano evidenze scientifiche positive circa il rapporto tra dimensione delal Asl ed efficienza e che anzi un eccesso di dimensione poteva risultare dannoso fu il Partito dei Sardi. Moirano si spinge oltre ciò che abbiamo detto noi e parla di un opportuno mix di accentramento decentramento nella gestione del territorio che potrebbe anche portare a aree organizzative più piccole di quelle coincidenti con le vecchie Asl, mentre si potrebbero/dovrebbero accentrare alcune funzioni quali personale, bilancio, centrale unica di committenza ecc. Tutte cose già offerte al dibattito dal Partito dei Sardi, ma rimaste assolutamente inascoltate.
Perché quando una cosa la dice Cossu in Sardegna non serve a nulla (mentre se è una cosa seria e la dice a Milano viene certamente valorizzata) e invece se in Sardegna la dice il signor Brambilla, egli assurge al Nobel per l’intelligenza? Per un radicato, molecolare, mitocondriale complesso di inferiorità. L’emergenza educativa della Sardegna ha un volto drammatico: la scuola e l’università sarde non educano a credere in sé stessi, non aiutano a costruire una personalità serena, ordinata e proattiva.
Adesso uniamo i due fili del ragionamento e proviamo a immaginare un bambino che in Sardegna venga educato dal contesto ad essere sempre ostile a qualcuno e dalla scuola a non credere in se stesso e tanto meno nei suoi compagni; ne viene furoi il drammatico mondo psicologico che da secoli ci separa dalla felicità possibile.
Comments on “Il complesso di ostilità e il complesso di inferiorità: due malattie morali della Sardegna”
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Viva Cossu ed abbasso Brambilla.
Avremo maggior credibilità se andassimo da soli, possibilmente riunendo il maggior numero di forze sardiste e soprattutto in contrapposizione agli attuali schieramenti di centro destra e centro sinistra!
Paolo, questa volta i soldi sono i loro, del loro contratto di servizio. Per l’Anas sarda io ci sono da sempre e sono pronto. Il Consiglio regionale mi pare ancora distante dall’idea. Ma io sono pronto.
da noi l’ANAS è PREDATORE. sono tutti soldi NOSTRI ( EUROPA, CIPE E QUANT’ALTRO ARRIVA DALL’ALTRA PARTE DEL MARE. Per curiosità qualcuno si guardi i bilanci sia passati, che di previsione. tutti soldi nostri. L’ANAS non è quella che vuoi farci credere, mi sarei aspettato che tu dicessi quali sono le percentuali a cui i nostri amici di ROMA ricorrono per eseguire i lavori: dalle gare, ai progetti ai ribassi alle D.L. agli esami dei materiali etc. Tutte cose che si possono fare in Sardegna perché i soldi che millantano DI dare sono già nostri. potremmo fare due Aziende per le strade sarde e liberarci una volta per sempre dello Stato ( anas) Anche perchè tutte le nostre strade finiscono al mare…..o NO?