Oggi La Nuova dedica la sua apertura a un’intervista-racconto all’avv.Ivano Iai. Significativo il titolo: Iai: risorto dalla gogna social.
È sempre apprezzabile ravvedersi ed è sempre preferibile il gesto di chi rimedia a un errore di quello di chi non si corregge mai.
Ovviamente, ci sono errori irrimediabili in pubblico.
Per esempio, se uno ha fatto in campagna elettorale un sondaggio falso, non lo confesserà mai manco sotto tortura. In questo caso, però, il buon gusto potrebbe indurre il falsario a prendere il telefono e a scusarsi in privato. Ma serve una profondità d’animo che non tutti conoscono.
La Nuova Sardegna non concorse in misura significativa al dileggio contro l’avvocato Iai, iniziato, va detto, da Dagospia e dai suoi acutissimi corrispondenti sardi.
Ma va detto anche che sul momento, quando tutta la Sardegna delle persone importanti, compresa La Nuova Sardegna e molti vescovi sardi, si schierava con Becciu contro il Papa, La Nuova non difese Iai. Lo ignorò e lo ignorò perché difenderlo allora poteva sembrare o rischiare di sembrare impopolare.
La Nuova sa perfettamente che cosa sia la gogna. Dinanzi a indagini in corso, non è proprio il giornale dell’equilibrio tra l’accusa e la difesa: in genere il taccuino dei suoi cronisti è a bocca di Procura. Il giornale ripetutamente ha preso cappello e deciso chi assolvere e chi condannare, specie con gli avversari culturali e politici, quelli che le hanno ricordato l’indecorosa e lunga genuflessione a Solinas, solo parzialmente corretta nelle ultime settimane, dinanzi al palese fallimento dell’organizzazione dei servizi sanitari.
E allora è opportuno ricordare qualche vittima.
Prendiamo il caso di don Usai, il sacerdote condannato dopo dieci anni per sfruttamento della prostituzione, ma assolto dall’accusa infamante di violenza sessuale.
La Nuova Sardegna che ha raccontato male e in cronaca uno dei più gravi e grandi scandali giudiziari della recente storia sarda, intende rimediare? Intende raccontare ai sardi come vennero costruite e trovate le prove contro don Usai, che dovrà stare altri anni di fronte ai giudici per smontare l’accusa residua?
Vuole raccontare o semplicemente pubblicare i verbali delle udienze nelle quali si è avuto un durissimo scontro tra accusa e difesa, e non solo, come ha invece fatto, dar conto dello scontro avvenuto?
Altro che caso Tortora, qui siamo a un livello di sofisticazione che meriterebbe la ribalta internazionale.
Invece la storia di don Usai dura sempre e solo un giorno, tutto è relegato in cronaca.
In Sardegna accadono cose nel campo della Giustizia che non accadono più in nessuna Procura d’Italia, e nessuno ne parla per una fraintesa paura per la quale si ritiene che svelare le nefandezze di alcune accuse potrebbe irritare chi giudica.
Tutti tacciono nella speranza della clemenza.
Tacciono i cronisti, per tenersi buoni i giudici, tacciono gli avvocati codardini che fanno ben capire che loro in tribunale vivono e di tribunale campano.
Tacciono le vittime che nutrono sempre la speranza di uscire dall’inferno nel quale qualcuno li ha cacciati.
Tacciono i parlamentari perché è ormai chiaro che sono eletti per nulla.
Altro esempio viene dal caso Succu-Cherchi, i due più celebri arrestati dell’inchiesta Ippocrate. Due persone alla gogna per dieci giorni sulle pagine dei quotidiani del 2019.
L’indagine, per metà del suo corpo, li vede accusati del reclutamento degli interinali a fini elettorali (sebbene non vi sia una sola prova diretta di un loro adoperarsi a favore di Tizio o di Caio) e argomentava in maniera diffusa sul fatto che gli interinali, a detta della Procura di Oristano, del Gip di Oristano e del tribunale del riesame di Cagliari, dovessero essere assunti dalla Pubblica Amministrazione secondo le procedure del reclutamento dei dipendenti della Pubblica Amministrazione garantite dalla Costituzione e dalle leggi di settore. Da qui l’accusa di frode in pubbliche forniture. Una panzana così evidente è stata smentita adesso da una sentenza della Corte di Cassazione a favore di un altro indagato della stessa inchiesta. Ovviamente, nessun provvedimento è stato preso a carico di chi ha costruito sulla propria ignoranza questa panzana. Tutto liscio, tutto lecito, tutto protetto.
Cosa ha fatto La Nuova? Il primo giorno ha dato la notizia della sentenza della Cassazione (e va detto che almeno La Nuova l’ha data, L’Unione l’ha bucata come se niente fosse) dimostrando di averne capito un decimo; il secondo giorno ha corretto la notizia dicendo che però la Corte di Cassazione ha rinviato il giudizio al tribunale del riesame.
Chi ha chiesto una correzione così sibillina? Perché è vero che la Cassazione ha rinviato al riesame, ma non nel senso che ci sia un dubbio sul reclutamento degli interinali, ma qualora fosse dimostrabile che ciò che non è previsto dalle leggi fosse stato da qualcuno previsto nei contratti di fornitura. Il cronista poteva tranquillamente andare a procurarsi il contratto di fornitura e scoprire che non vi è scritto nulla che obblighi la ASl di Oristano (né altri che si servano dell’interinale) a rispettare per gli interinali le procedure per il reclutamento ordinario dei dipendenti della Pubblica Amministrazione.
Perché tutta questa nebbia? Perché bisognava coprire il grande abbaglio degli arresti di Succu e Cherchi, dietro i quali stanno evidenze gravi almeno quanto quelle emerse nel caso don Usai.
I giornali saranno in grado di raccontarle?
Ne dubito, perché se avessero letto gli atti, le avrebbero già raccontate e invece no, le tacciono.
Meglio coprire col silenzio il proprio errore che restituire il prestigio agli indagati.
Intanto, la sanità oristanese precipita nel baratro e a Oristano, come accadeva dieci anni fa, occorre andare dai privati per curarsi. Un capolavoro politico-giudiziario è giunto al suo compimento. Lo racconti La Nuova!
Racconti La Nuova come mai la Procura ha interrogato mezza Giunta Pigliaru per sapere se io avessi fatto i nomi dei Direttori generali della Asl di Oristano e non abbia indagato in questi mesi alcuno, nonostante se io li avessi fatti allora, avevo titolo a farlo, perché assessore, mentre altri, che hanno designato gli attuali vertici con patronage ostentato ne avessero, nei ruoli rivestiti, molto meno.
Su questo non si aprono indagini, non si scrivono articoli, non si legge, non si chiede.
E allora, ci dica La Nuova, ha piacere di proseguire in questo cammino di civiltà inaugurato oggi e riprendere a raccontare i fasti infausti del peggiore potere esistente oggi in Sardegna, quello giudiziario, il potere della paura e non del diritto, oppure quella di oggi è una botta di bontà, assolutamente apprezzabile, ma episodica?
Siamo qui, pronti a prenderne atto e anche a dimenticare i torti subiti e gli odi ancestrali e immotivati di cui godiamo da parte di qualche redattore, ma che sia una cosa seria.
La dignità è sconosciuta alla nuova Sardegna questa la triste verità