Non viviamo tempi entusiasmanti, lo sappiamo tutti.
Ci si tiene l’anima coi denti.
Ogni mattina si viene disturbati dai poveri candidati alle elezioni politiche che credono che il voto dipenda dalle loro dichiarazioni; li si guarda con una certa compassione, come chi sa, per esserci passato, che la loro è una pura illusione.
Capita anche di andare a leggere cose che sembrano interessanti e che poi, invece, si rivelano sciapite, come l’intervista di oggi al cardinale Parolin: vuoto pneumatico allo stato puro. Capita anche di leggere cose curiose, per esempio sul mercato librario sardo finanziato dalla Regione, e vederlo incredibilmente silenziato.
Si nota sempre più spesso, però, anche una tendenza a sottovalutare il grado di intelligenza delle persone.
È vero che un candidato, alla fine, deve solo sintonizzarsi col senso comune della gente (che, essendo una media matematica, tende a valori medio-bassi), ma non deve mai prendere per il naso. Ora, invece, non pochi sono immemori e ostentatamente cazzari e commettono così un errore imperdonabile: attivano una facoltà innata del cervello di riconoscere chi merita e chi no.
Ovviamente ci sarà chi mi dirà che non esistono idee innate. Invece esistono, eccome se esistono. Il prof. Giorgio Vallortigara ha dimostrato, studiando i pulcini, che con alta probabilità le galline hanno innata l’idea della numerosità, e, come le galline, tutti i vertebrati.
Quando al liceo studiai, purtroppo da solo perché ho avuto pessimi insegnanti di filosofia, l’innatismo di Kant, esso mi affascinò. Così pure quando all’università mi imbattei in Chomsky e nella sua ipotesi che il linguaggio sia un codice iscritto nel cervello umano, pensai che ciò che avevo sempre ‘sentito’ (cioè che conosciamo ciò che già sappiamo, come molti filosofi medievali avevano spiegato). Tutt’oggi ‘sento’ di sapere più di ciò che conosco.
Ci sono candidati di cui non si conosce il tono di voce, di cui non si sa quali siano le capacità intellettive.
Come valutarli se non innatamente?
Ce ne sono altri di cui si sa tutto e ci si stupisce che siano stati candidati.
Ecco che, alla fine, si sceglie non per ragionamento, che potrebbe condurre alla disperazione, ma per istinto, cioè per ‘innatismo’.
Ma qui la natura ci tira un brutto scherzo: agli estremi ci sono i prepotenti innati e gli anarchici innati.
Ci sono quelli nati per trasformare tutto e tutti in una caserma e quelli nati per essere degli eterni Prometeo, quelli che ambiscono a essere belli e forti come gli dei e liberi, da sé e dagli altri, come gli eroi.
Ci si divide sempre in due, secondo la dialettica del reale che accomunava e accomuna idealisti post-crociani e materialisti incalliti. Alla fine è sempre un derby tra Caino e Abele, tra Juve e Inter, tra Torres e Cagliari. Non sembra contare chi gioca ( i candidati); sembra essere decisivo come si è nati.
Io sto con Prometeo: tutti dei, tutti liberi.
I risultati della scienza del comportamento, che fa larghissimo uso delle scoperte su come funziona il nostro cervello, sono ben noti a tutti gli esperti in comunicazione e marketing elettorale. Le campagne sono studiate per “attivare” con parole, slogan, immagini ecc… proprio quei comportamenti istintivi da cui crediamo di essere immuni, ma che ci condizionano e guidano a nostra insaputa.
Spesso, come dice il Professore, qualche candidato si dimentica di stare zitto e così rompe l’incantesimo (oltre che le palle), attivando il cervello razionale dell’elettore (che comunque si spegne rapidamente).
Per orientarmi nel suk dei diversi candidati, senza scomodare Kant, ho deciso di rispolverare Cesare Lombroso e, soprattutto, di non cadere nella trappola del voto utile.
Le elezioni politiche nazionali italiane le affronto oggi da adulto (per cause di forza maggiore non ho potuto votare nelle ultime due turnate elettorali) e sto seguendo un po’ superficialmente questa strana campagna elettorale. Qualcosa però mi colpisce: mi pare che i ragionamenti messi in campo siano inversamente proporzionali agli slogan.
Sarà il breve lasso di tempo, saranno i personaggi ormai noti oppure forse una vittoria data per scontata; tutta la comunicazione è più che altro slogan veicolato peraltro sui social i cui frequentatori, come noto, non gradiscono testi troppo ampi ed approfonditi.
Non saranno le elezioni della svolta culturale del paese.
Non saranno le elezioni caratterizzate da una significativa attenzione verso la Sardegna.
Allora mi interrogo su chi mi rappresenterà e se l’interesse verso il sostegno a quella forza politica contribuirà a qualcosa.
Igor
Si su “innatismo” (o determinismu) andhat bene faedhendhe de animales, ca sunt animales e prus de su “istintu” no si lis podet chircare.
Ma faedhendhe de cristianos, chi za semus animales (e a bortas cantu e cantas bortas peus!), e no unu casidhu de abes, sa libbertade e responsabbilidade inue la ponimus? A chie la lassamus?
Nois in sa “natura” semus una “segada”, una “frattura”, “trauma”, e su piessignu libbertade e responsabbilidade est su chi prus nos faghet diferentes e propriamente umanos (tropu políticos, e no solu!, mescamente sa responsabbilidade la chircant solu a carabbineris e magistrados ifatu).
Si no semus zoghendhe a mascaredhas in manos de buratinajos o zoghendhe a chie faghet prus su furbu e inganneri.
E in su «derby» tra Cainu e Abele, Abele est s’umanidade, Cainu est s’animalia assurda pro Cainu etotu, disumana, criminale, ódiu, ingustítzia, fura, gherra, morte, isperdítziu, negatzione de sa vida (che in su «derby» tra Juve e Inter, tra Torres e Cagliari, e “compagnia bella”, sempre gherrendhe a bínchere e a pèrdere sos àteros, sendhe s’Umanidade, totu s’Umanidade!, socialitas, sodalitas, e no ammalaoza, no ammalaggana, ma coment’e cunditzione normale, ordinària de bisonzu e utilidade e piaghere, e no unu tazu de leones, isciacallos, ienas e peus criminales, responsàbbiles de su chi faghent a immagine e somiglianza de Cainu).
Bella la teoria delle idee innate. A volte scambiamo i pregiudizi per quelle..
Mi sto personalmente sforzando di ascoltare.
Voterò persone che fanno proposte che, per quel che posso dire, sono a vantaggio della comunità.