di Paolo Maninchedda
Già l’anno scorso il Partito dei Sardi denunciò in Consiglio regionale l’urgenza di un intervento per difendere i boschi di querce e di lecci della Sardegna da un lepidottero defogliatore, la Lymantria dispar. La Giunta stanziò a favore dell’Agenzia Agris 800 mila euro, di cui si è persa notizia. Quest’anno Pier Mario Manca è tornato alla carica in modo più insistente e abbiamo ottenuto lo stanziamento di 600 mila euro che pareva adeguato ai 32 mila ettari che risultavano colpiti.
Fatto è che la finanziaria 2017 è stata approvata il 13 aprile, quando ormai era già finito il periodo in cui sarebbe stato utile intervenire per eliminare le larve.
Adesso ci troviamo di fronte a due eventi, la siccità, che non dipende da noi, e l’invasione dei lepidotteri defogliatori, che potevamo combattere bene sin dall’anno scorso e che non abbiamo combattuto, nonostante stia colpendo duramente il nostro patrimonio boschivo.
C’è chi pensa che le piante siano oggetti.
Gli alberi, per i sardi, non sono ombrelloni; sono fratelli, confessori, amici silenti, sono vita, storia, tradizione, equilibrio e incanto.
Non so se si stia notando questo drammatico scenario di secchezza diffusa nelle nostre campagne; unito alla devastazione dei boschi è un paesaggio infernale.
Nella Costituzione della Sardegna che abbiamo adottato sabato ad Arborea, abbiamo iscritto tra i doveri dello Stato Sardo la tutela del diritto al futuro per le giovani generazioni e per la nostra terra.
Che si fa? Ci si arrende a un bruco o lo si tratta con sufficienza in modo che neanche la prossima primavera riusciamo a fare i trattamenti necessari per debellare definitivamente questa calamità?
Non si capisce che la devastazione dei boschi è pericolosa quanto la peste suina, sebbene sia molto più facile da combattere?
Il problema è che i boschi non possono essere trattati come una pratica qualsiasi, come una fastidiosa incombenza burocratica. Bisogna sentire interiormente l’urgenza di curarli, di proteggerli, di svilupparli. La cura dei boschi, in una Regione con un Ente foreste di enormi proporzioni, con un Corpo Forestale che è imbattibile oltre che sul versante degli incendi anche su quello delle contravvenzioni, non dovrebbe neanche essere oggetto di stimolo politico; dovrebbe avvenire come pratica ordinaria, e invece no. Perché spregiamo le radici del nostro territorio? Perché viviamo in una grande emergenza educativa che ha annichilito il nostro senso del dovere.
Guardate queste foto e proviamo insieme una giusta pena che ci porti a reagire, a combattere.
Comments on “Il bruco ha mangiato i nostri boschi, i soldi arrivano sempre tardi”
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Il bosco purtroppo in Sardegna non è considerato con la giusta attenzione o x lo meno ancora non nelle giuste proporzioni.. si pensa che gli alberi servano solo per far ombra al bestiame durante la calura estiva non che siano fonte di ossigeno, protezione e sostegno del suolo contro l erosione a cui i nostri suoli sono sempre più soggetti grazie a siccità, incendi e continuo pascolamento, fonte economica x
l uomo non solo per i prodotti che si possono ottenere (legname, sughero x es.) ma anche x la sua funzione turistico ricreativa, naturalistica, ambientale…pochi conoscono il significato di sostenibilità ambientale e sanno adattare le politiche ambientali a questo concetto…non vi è una cultura del bosco e una pianificazione adeguata…stiamo iniziando a fare qualcosa ma non basta…mi piange il cuore ma questa é la realtà e intanto la lymantria ci gode….
Purtroppo manca una regia, qualcuno, singolo o gruppo organizzato, che abbia a cuore realmente la complessa realtà della Sardegna; che non veda il ruolo politico-istituzionale-burocratico solo come il mezzo per procurarsi da vivere, ma veda anche la missione racchiusa in esso, il dovere nei confronti degli altri. E’ proprio la mancanza di tutto ciò che ha portato anche quest’anno gli insetti defogliatori a devastare le nostre foreste, la lentezza tipica del menefreghista.