Ieri è venuto a mancare un grande amico: Giovanni Cabiddu, di Oschiri.
Non vi è indipendentista, sardista, autonomista, o semplice curioso della Sardegna che non sappia chi fosse Giovanni. Chi ama questa terra lo conosceva.
Faceva l’allevatore come pochi lo sanno fare: cura, attenzione all’innovazione, precisione, pulizia, visione.
Ma soprattutto Giovanni era gentile, in senso etimologico, cioè nobile: d’animo, di modi, di pensieri. Si opponeva con la sua stessa esistenza alla rozzezza e all’arroganza violenta, unite alla pretesa assistenziale, che rappresenta la tentazione ricorrente di certo mondo rurale sardo.
Amava la terra, le piante, il delicato equilibrio degli esseri viventi.
Amava l’umanità, gli amici. Aveva una grandezza d’animo naturale come solo chi è re di se stesso sa esprimere.
Era un grande uomo verticale: sapeva dire no, sapeva resistere – e dolori non gliene sono mancati.
Ci mancherà tantissimo.
Noi che troviamo incomprensibili, illogiche, diaboliche e malvage le malattie e la morte, noi che non capiamo perché siamo prigionieri di queste maledette macchine biologiche con la data di scadenza occultata, noi che dubitiamo che se Giovanni si fosse ammalato in un’altra regione d’Italia forse si sarebbe potuto salvare, noi oggi non abbiamo parole, schiantati di dolore e nostalgia, piangiamo.
A santa glória, Zuanne!
E saludu e imparu a sos chi restant.
Non siamo prigionieri dei nostri corpi, infatti ci liberiamo nella morte.
Quando il nostro tempo qui finisce ne inizia un altro.
Condivido il suo pensiero. . . l’aver sottolineato la semplicità di Giovanni fa emergere fortemente la sua forza ed il suo esempio. . .era un uomo di cuore come pochi!❤
In chelu siata 🙏