Ieri è morto Peppino Balia, socialista, mamoiadino, uomo verticale.
Eravamo amici come lo si è in Sardegna: senza troppe parole.
Lo eravamo diventati in Consiglio regionale.
Peppino era uno dei socialisti umanitari sopravvissuti. Passava per essere un uomo pratico, invece era un uomo che si commuoveva facilmente di fronte alla bellezza e all’arte. Passava per essere un uomo di potere e invece si oppose a Soru per ragioni di libertà e la pagò duramente.
Lo consideravano solo un acuto lettore di bilanci e di delibere e invece era anche un avido lettore di storia e di narrativa.
Come tutti noi corti e tarchiati poteva apparire ruvido, invece era gentile.
Era molecolarmente anticomunista, come tutti i socialisti autentici. Ma, contemporaneamente, diffidava anche dei ricchi, dei troppo ricchi, di cui combatteva politicamente e civilmente l’egoismo e la prevaricazione occulta. Aiutava in silenzio un esercito di disperati.
Veniva dal sottosuolo, Peppino, ma non era arrabbiato.
Quando la magistratura cagliaritana lo indagò per la questione dei gruppi (da cui fu assolto), sarà un caso, fu colpito da tutti i mali che il suo spirito pugnace aveva tenuto lontano negli anni precedenti. Gli onesti non tollerano il sospetto, e tanto meno riescono a sostenere la mob justice che, intorno alla questione dei fondi ai gruppi, è stata largamente praticata.
Mi aveva confidato che negli anni in cui risultò indagato e poi imputato provava una vergogna, tanto ingiusta quanto intensa, che lo portava a isolarsi, a non frequentare la gente, ma solo gli avvocati.
Peppino ha somatizzato il male altrui, subito ingiustamente, con una dignità che pochi sanno sostenere.
Agli uomini politici sembra ufficialmente interdetto ogni affetto.
Nella realtà non è così.
Io non soffro d’altro che degli affetti perduti, delle amicizie sconfitte, come pure dell’odio pregiudiziale, dell’odio metafisico, che non riuscirò mai a capire.
Anche in politica si vive di affetti, perché alla fine non si ha altro per riuscire a sostenere la consapevolezza della solitudine profonda tipica di ogni uomo.
Io e Peppino eravamo amici, amici d’anima, e dunque lo saremo sempre.
Peppino era per me un punto di riferimento, come uomo e come politico, coerente e galantuomo mi mancherà il suo interloquire garbato e rispettoso verso chiunque. Un grande esempio per tutti noi.
Persona unica di grande spessore umano e politico.
Cordiale un signore … di una volta .
Un’altro gentiluomo con la passione per la politica che se ne va, un’altro politico capace di non prostrarsi al guru perché convinto che gli incarichi non gli davano il pane, che invece gli era garantito dal suo onesto lavoro.
Fa rabbia sapere che sarebbero una risorsa per tutti noi e che invece vengono messi da parte e accusati ingiustamente di essersi messi in tasca soldi non loro.
Grazie per il ritratto, utile a conoscere l’Uomo nel privato. In su Cielu siada.
Mi ritrovo nelle tue analisi
Peppino era una Persona bella e perbene
Grazie Paolo per il ricordo bellissimo e umano che hai fatto di Peppino, e hai ragione tu, la vergogna di quella ingiustizia accusa lo ha isolato e reso debole difronte al male, ma gli attestati di queste ore sulla sua figura gli rendono l’onore che merita per l’ uomo che è stato….