di Paolo Maninchedda
La foto riguarda il tubo della condotta idrica estratto ieri dalla via Principessa Jolanda a Sassari. Guardate bene la mole e la natura delle incrostazioni interne e di quanto hanno ridotto la “luce” della condotta.
Questa è una buona icona dello stato delle reti della Sardegna, ereditate da Abbanoa, non realizzate da Abbanoa. Queste sono le reti su cui questa Giunta ha investito circa 100 milioni di euro sul mutuo infrastrutture e liberato, con il Distretto Idrografico e l’Egas, altrettanti fondi Cipe; questi tubi dovrebbero indurre a riflettere: essi sono l’ipoteca del passato sul nostro presente, ma sono anche la dimostrazione che i costi delle infrastrutture non sono sostenibili dalla sola finanza dei Comuni. L’idea di una Sardegna fatti di Comuni e non anche di connessioni è uguale a una Sardegna fatta di puntini isolati senza linee che li collegano. L’idea di dividere il bilancio della Regione per Comune è sbagliata.
Questi sono i tubi dell’Autonomia, di decenni di opere realizzate in modo approssimativo (bisognerebbe dare una tesi di laurea sui giunti della condotte sarde, per certificare ciò che non si deve fare), di materiali scelti male (ghisa grigia), di mancato trattamento dell’acqua in ingresso, di mancata pulizia periodica delle reti, ecc. ecc.
Per mettere a posto tutto questo sono necessari: tempo, impegno, disciplina, metodo, e molto, molto denaro.