Prima notizia: nell’ultimo vertice di maggioranza, My Dear sarebbe stata lapidaria: «Sugli aeroporti si riparte da zero».
In altre parole, lo scontro tra il fondo F2I, che vuol dire Cassa Depositi e Prestiti, e la Regione, è a un punto di stallo. Non è una cosetta da poco. Tutto il mondo della Sinistra, meno due (tra loro avversari), aveva sempre guardato alla contrapposizione tra la Giunta Solinas e uno dei più importanti fondi di investimento europei, stando dalla parte del fondo, trattando l’assessore dei Trasporti di allora, Antonio Moro, con la spocchia con la quale i ricchi durevoli guardano i parvenu. I fatti, però, hanno dato ragione a Moro.
La Delibera n.100/2023 della Corte dei Conti, che è un atto utilissimo per chi voglia ricostruire in fatto e in diritto l’intricata vicenda, è un macigno sulla strada della fusione delle tre società di gestione degli aeroporti sardi, non è per niente facilmente superabile; o meglio, in teoria F2I e Camera di Commercio di Cagliari possono andare avanti, ma il rischio che i protagonisti possano incorrere in una dura indagine dell’autorità giudiziaria, con molte azioni non sottraibili a una valutazione dolosa (se concluse), è altissimo, sebbene anche la Delibera della Corte dei Conti abbia un che di enfatico e di prolisso che induce al sospetto che gli stessi giudici non abbiano avuto le idee chiarissime sulla decisione.
Fatto è che proprio questa delibera è di aiuto su una questione per me di profondo interesse, e cioè su che cosa si intenda per “servizio di interesse generale”.
La risposta è molto interessante: «è servizio di interesse generale quel che sia considerabile rispondente alla soddisfazione di un bisogno di interesse generale dal soggetto pubblico che decida di assumerne la gestione».
Quando F2I entrò e partecipò per la prima volta al bando per la gestione dell’aeroporto di Alghero nessuno ebbe niente da dire, perché era evidente che in quella circostanza ci si trovava di fronte a un soggetto parapubblico (quale è F2I, essendo un fondo di investimento di Cassa Depositi e Prestiti, cioè dello Stato) che si faceva carico di svolgere un servizio di interesse generale che rispondeva a un bisogno di interesse generale. In quella circostanza, se nessun soggetto pubblico si fece carico di partecipare alla gestione fu perché si veniva da un clamoroso fallimento della gestione pubblica dell’aeroporto che aveva portato la Regione all’attenzione dell’Unione Europea (fu per la vicenda dell’Aeroporto di Alghero che tutti gli assessori della Giunta Pigliaru, fuorché io, si fecero un’assicurazione a copertura degli effetti di azioni amministrative colpose).
Quando inizialmente si cominciò a profilare l’idea di un’unica società di gestione per gli aeroporti sardi, si fecero due errori. Entrambi furono fatti da F2I e portarono al progressivo allontanarsi dalla vicenda dell’unico uomo della Sinistra sarda che aveva sempre saputo indurli ad atteggiamenti istituzionalmente corretti.
Il primo fu individuare un mediatore per conto della società non all’altezza del compito, con tratti di arroganza e di supponenza nei rapporti istituzionali tali da irritare anche uno di bocca buona come Solinas (che reagì da par suo, alla Cossiga: sorridendo in pubblico, ma odiando nel profondo nel privato, perché Solinas si sentì offeso al vedersi offrire, per dare un ruolo alla Regione, una carica di vicepresidente assolutamente ininfluente non sulla gestione, della quale alla Regione non fregava niente, ma sulla programmazione dei flussi turistici. Fu Moro ad aprire gli occhi a Solinas, e Moro si servì di un consulente gratuito inimmaginabile e irraggiungibile per i suoi interlocutori).
Il secondo fu far finta di non cogliere che l’ing. De Pascale non è solo il Presidente della Camera di Commercio di Cagliari, ma anche il più ricco e potente imprenditore della Sardegna (almeno attualmente… sic transit gloria mundi). L’operazione sull’aeroporto di Cagliari non è più stata un’operazione per legare un soggetto pubblico con un interesse generale a un servizio generale, ma una grande operazione di valorizzazione delle aree intorno all’aeroporto di Cagliari, cosa che di generale ci ha tanto quanto io ho sangue sabaudo nelle mie vene.
La bramosia privatistica con la quale l’operazione è stata condotta ha portato la Corte dei Conti, occhiutissima su tante cose, ma distrattissima su un primario assunto e non messo nelle condizioni di lavorare che viene pagato per esistere e, possibilmente, lasciarsi morire, a dare una lezione su un fatto molto importante: se sono coinvolti soggetti pubblici, questi non possono essere banali comparse, come invece sono nell’assetto azionario predisposto da F2I e dalle Camere di Commercio sarde (che, francamente, hanno dimostrato come si possa essere bocconiani e non avere un briciolo di senso dello Stato).
Lascio la parola alla Corte dei Conti, la quale ha richiamato un’altra sentenza nella quale si è osservato «che l’intervento di una pubblica amministrazione all’interno di una compagine privata che svolga anche servizi di interesse economico generale, può dirsi giustificato qualora i due fini (quello di lucro e quello più propriamente pubblico), trovino adeguata e contemporanea soddisfazione attraverso le regole che definiscono compiti e poteri nella società in cui si intende attuare la partecipazione, anche, per ipotesi attraverso la stipulazione di adeguati patti parasociali. Occorre, dunque, in tali situazioni, che l’amministrazione pubblica sia in grado di influire sulle decisioni strategiche della società e garantire l’accesso dei cittadini al servizio con le modalità e nelle forme proprie di un servizio di interesse economico generale, ovvero con continuità, non discriminazione, qualità e sicurezza del servizio, senza l’obiettivo precipuo di ricavarne un diretto e esclusivo vantaggio economico, ma piuttosto avendo ben chiaro che la natura pubblica della gestione societaria deve assolvere alla missione affidata all’ente locale dall’ordinamento, ed essere primariamente orientata a garantire alla comunità di cittadini amministrata un accesso etico ai servizi offerti, in linea con le disposizioni di cui all’art. 3, co. 2 della Costituzione».
Insomma, se un soggetto pubblico entra in una società, può (e forse deve) non avere incarichi e responsabilità gestionali, ma sicuramente deve potere incidere e controllare le decisioni strategiche. Non si compra un pezzo di Stato promettendo utili, si deve coinvolgerlo dividendo potere, ma questo, una logica privatistica esasperata, nutrita da un intreccio inestricabili di interessi pubblici e privati, non ha saputo né prevederlo né coglierlo.
In questo quadro si trova a operare My Dear, che non ha i codici per capire questa vicenda e, soprattutto, non ha le relazioni alla pari, fondate sull’ingegno e non sul potere, che servono in queste circostanze. I dossier di Cinquecaschili non si sono rivelati utili in tali circostanze (come anche in altre, perché sono vergati con l’inchiostro dell’invidia sociale piuttosto che con quello della verità), in quanto compilati da chi non capisce nulla di questo scontro titanico. Nel frattempo, l’Assessorato dei Trasporti non riesce a partorire uno straccio di politica e una benché minima politica dei bandi; deve versare in una situazione di grave confusione se il responsabile del Servizio che si occupa di continuità territoriale si è dimesso, come è accaduto in questi giorni. Ogni persona ha proprie ragioni per le proprie azioni, ma quando un dirigente va via i casi sono sempre due: o si è dimostrato inadeguata o e si è allontanato prima di essere cacciato, o era molto bravo e si è sentito afflitto da indirizzi politici inadeguati. A me dicono che il dimissionario era molto bravo. Eccoci dunque al dunque: My Dear comunica che sugli aeroporti si riparte da zero. Traduzione: «Non so cosa fare». E in sanità: «Si riparte da zero». E in agricoltura: «Si riparte da zero». E in industria: «Si riparte da zero». E nel Lavoro: «Si riparte da Sassari» ecc. ecc. Auguri, My Dear, non c’è niente da fare, chi nasce tondo non muore quadrato e tu sei nata scalena.