I sardi non sono liberi di muoversi.
La loro libertà, nel migliore dei casi, inizia a Roma o a Milano.
Lo sapete che una famiglia di 4 persone, 2 adulti e 2 bambini, è costretta a spendere 570 euro per andare, con piccola auto a seguito, da Cagliari a Civitavecchia (andata e ritorno) nel mese di agosto?
Per non parlare della vita a bordo, con i prezzi del bar e del ristorante che sono immorali. Un esempio su tutti: una nota birra locale da 0,33 è venduta dalla Tirrenia a 4,50 euro. La stessa birra all’ingrosso costa circa mezzo euro e al dettaglio mediamente 2 euro. Questo significa che al viaggiatore sardo viene venduta a un prezzo nove volte superiore a quello pagato dalla compagnia navale.
È l’effetto perverso di una continuità territoriale navale che agevola le tariffe d’inverno e le liberalizza d’estate, favorendo l’accordo tacito delle compagnie a praticare il prezzo più alto nel periodo di maggior flusso.
Se si viaggia in aereo, nelle tratte in continuità territoriale, la stessa famiglia spende con Alitalia 571 euro per Milano e 515 euro per Roma. E se si deve andare in un’altra città? Peggio che mai. A Torino, ad esempio, quella stessa famiglia spenderebbe più di 800 euro e per Palermo addirittura 1250 euro.
I sardi non sono liberi di muoversi.
I sardi sono ostaggio dei vettori aerei e navali.
Ecco perché ci dobbiamo ribellare.
Il nostro diritto alla mobilità non può iniziare a Roma o a Milano ma in Sardegna.
Non possiamo essere lasciati in ostaggio delle compagnie.
Non serve una nuova conevnzione o un nuovo bando.
Serve un’istituzione, un potere, un’Authority sarda che protegga i Sardi dagli abusi di mercato.
Serve un’Autorità che fissi le tariffe massime che devono pagare i cittadini sardi, chi non le rispetta non attracca e non atterra nella nostra Isola.