Ci hanno definito folk.
Non perché barbuti e mastrucati, ma perché abbiamo un pensiero divergente dalle élite finanziarie, burocratiche e giudiziarie delle minoranze politiche egemoni.
Noi diciamo che la Sardegna ha più motivi di unirsi sui suoi interessi nazionali (Fisco, trasporti, ambiente, sanità, educazione, latte, biodiversità ecc.) che non di dividersi sui perimetri delle tradizioni politico-culturali europee. Tutti i sardi sono d’accordo sul fatto che i 600 milioni all’anno che paghiamo per i trasporti delle merci e delle persone siano una clamorosa ingiustizia che deriva dalla carenza di poteri sul mare che patiscono i sardi.
Tutti i sardi sono d’accordo sul fatto che sia necessario unirsi per difendersi sui nostri interessi come mai accaduto prima (e d’altra parte, Sigismondo Arquer, primo storico sardo, scriveva già nel 1550 che i sardi dovevano imparare a badare ai propri interessi). Ci sarà il tempo per dividersi all’interno, ma prima e per la prima volta occorre unirsi verso l’esterno, verso la programmatica debolezza di poteri che ci affama.
Altri dicono che fare questa rivoluzione civile, la rivoluzione dell’unità sugli interessi, è folk.
La folk politics è una definizione dispregiativa coniata dai teorici dell’accelarazionismo Srnicek e Williams, quelli che sostengono che bisogna portare la globalizzazione alle estreme cosneguenze, automatizzare il mondo, liberare l’uomo dal lavoro e usare questa ipertecnologicizzazione per distruggere gli stati, le differenze, giungere al reddito universale slegato dal lavoro ecc. ecc.
Tutto ciò che è orizzontale, locale e a chilometro zero, indipendente, libero e sostenibile, differente e divergente da questo destino tutto uguale è considerato negativo e arretrato.
Noi siamo folk perché difendiamo l’originalità e la libertà di ogni essere umano, perché siamo democratici e liberali, perché siamo solidaristi, perché amiamo il popolo senza illusioni, sapendo bene l’impasto di cui è fatto, perché la differenza è ricchezza e stupore e noi amiamo la differenza della Sardegna.
Noi siamo folk perché non siamo oppressivi e navighiamo mille miglia lontani dalle follie degli estremisti con la pancia piena e il sedere al caldo, quelli che non amano l’uomo per quello che è, ma lo vorrebbero sterilizzare da ogni contraddizione fino a trasformarlo in un perfetto automa, freddo, lineare, obbediente.
Noi siamo folk perché crediamo che nella libertà degli uomini si riveli il mistero dell’umanità.