Ieri 46 sindaci del Nuorese si sono riuniti per dire no all’impianto eolico che minaccia seriamente la realizzazione dell’Einstein Telescope a Lula.
Un gesto importante, ma derubricato dai media a assemblea di protesta, né più né meno delle tante manifestazioni, in corso e in preparazione, sulla grave crisi della sanità sarda.
I giornalisti hanno visto giusto: non si tratta d’altro che di una manifestazione, non di una contrapposizione e dunque di una crisi del nostro sistema, quella che si dovrebbe generare sempre quando si assiste a un abuso di potere.
La differenza tra manifestazione e contrapposizione sta nel fatto che i partecipanti alla prima affidano la soluzione al ripensamento di chi gestisce il potere; i partecipanti alla seconda, invece, contestano teoricamente e praticamente quel potere e affidano la soluzione a una mediazione tra posizioni paritetiche e in equilibrio.
Ciò che manca a tutte le manifestazioni sarde è proprio una teoria sulla legittimità o illegittimità del potere e delle sue azioni.
Ciò che manca è la consapevolezza che la questione sarda è una questione di poteri, prima e più che una questione di risorse. Questa assenza è l’esito di decenni di equivoci culturali e giudiziari, di errori macroscopici dell’ala insurrezionalista e castrista del sardismo (che hanno vagheggiato e vagheggiano la rivoluzione senza avere un briciolo di pensiero rivoluzionario, ma tanto, tanto ribellismo) e di repressioni brutali, ingiustificate e gravi operate dalla magistratura sarda, che ha nel Dna la tentazione strisciante di mettere fuori legge chiunque abbia un pensiero critico sul fondamento, sulla natura e sull’esercizio dei poteri da parte delle istituzioni della Repubblica italiana in Sardegna.
La questione dell’eolico attiene duramente alla questione della sovranità, questo termine cancellato dalle cronache dall’oppio salottiero dell’insularità. L’insularità è stata inventata dai Riformatori-Rastrellatori-Nuragisti per muovere il popolo lasciandolo fermo.
Il tema vero è che per la Costituzione italiana la sovranità appartiene al popolo italiano che la esercita nelle forme previste dalla legge. In una parola: chi conquista il potere, conquista il diritto a piegare la sovranità ai propri interessi. Come diceva Churchill, è un sistema che fa proprio schifo, ma è migliore di tutti gli altri, quello che garantisce di più libertà e partecipazione. La strada non è dunque contestare la democrazia rappresentativa (come fanno taluni che occhieggiano ai tirannelli orientali alla Putin come modello, in chiave anti-americana) ma contestare l’idea centralista della sovranità italiana.
Bisogna dire che la sovranità in Sardegna appartiene al popolo sardo e che il popolo italiano deve venire a patti. Questo vale per l’Eistein Telescope e vale per l’Enel e Terna, vale per la Saras (che si sta pappando le concessioni per l’energia geo-termica), vale per Ryanair, per Volotea e per Ita, vale per il Forte Village e per la Costa Smeralda.
Immaginate se un’assemblea di 46 sindaci avesse votato un ordine del giorno che avesse recitato: “La sovranità appartiene al popolo sardo. La concessione per l’impianto eolico è illegale e ingiusta. Si chiama il popolo alla mobilitazione per bloccarne la realizzazione”. Oggi la notizia principale non sarebbe stata la mascherina in reparto, ma il risveglio della Sardegna. Ci vorrebbero attributi basaltici e non di burro (il copyright di “palle di burro” non è mio, ma di un mio carissimo amico che così chiamava un Presidente della Regione Sarda).
Ovviamente c’è una ragione perché questo non è avvenuto.
Dalle foto pubblicate ho potuto scorgere volti che avevo visto anche alle manifestazioni delle forze che, nelle elezioni regionali 2019, sostenevano i candidati dell’attuale governo Solinas.
Non si può votare Solinas-Salvini, eleggere Chessa e Giagoni, e poi pensare di avere le carte in regola per uno scontro duro e serio con lo Stato.
Non si può: o Dio o Satana, il purgatorio non esiste.
Come pure ho scorto nelle immagini molti esponenti della più dura sinistra sarda, quella che storicamente ha assimilato il sardismo a una forma deponteziata di pensiero conservatore di destra, che lo ha combattuto come temibile concorrente ideologico da annientare.
Risultato?
Oggi la sinistra sarda non ha identità, esattamente come certa sinistra italiana, modaiola, perlagista, trendista ma vuota, senza un’idea nutrita da un’autentica passione, senza esperienze sociali consapevoli, senza leader e senza cultura.
Anche in questo caso, non si può stare con il piede in due staffe.
Se non si è sardisti essendo sardi, è difficile dichiararsi nella sinistra europea.
Si è di fatto iscritti a un club di benestanti europei che sotto sotto vorrebbero continuare a fare affari con Putin, esattamente come Berlusconi.
E non si tema di essere sardisti per non essere assimilati a Solinas: Solinas è leghista camaleontico, è come lo vuole l’interlocutore, lui si adatta, ma ho la sensazione che abbia difficoltà ad adattarsi a come lo vogliono le toghe (che comunque sono prudentemente bradipiste, stanno in letargo da anni con i topi di città, e azzannano solo noi topolini di campagna, in attesa dell’arrivo del nuovo procuratore, il quale a sua volta, appena arrivato, bloccherà tutto in attesa di capire. Dieci anni buoni di stagnazione urbana. Nel frattempo la Destra cagliaritana avrà fatto in tempo a fare due o tre lavaggi a secco delle proprie macchie di sugo e potrà ripresentarsi linda e pinta).
Io morirò europeista, azionista, indipendentista democratico e sardista, e mi sovviene felicemente una bella canzone in sardo di De Andrè che utilizzava benissimo la rima in -ulu.
Franco francu, ma ti paret chi sa chistione de is Sardos est chistione de callones?!
Deosi est a nàrrere callonadas!!! No a èssere gente chi tenet sa responsabbilidade de su chi est e de su chi faet, si no seus mascaredhas chentza libbertade e mancu crebedhu in conca, birillos in manu de is gioghistas buratinajos.
Ma it’est, sa Sardigna tenet una popolatzione de bàtoro milliones e mesu parte a duas cambas e parte a bàtoro? Aus cambiau categoria zoológica? No ischeus mancu prus de èssere gente? E iat a èssere custa sa balentia de is prus abbistos? O si candhidant totus po andhare e mandhare innoromala? O seus totus a “Si salvi chi può” che gente asuta de is bombas? E si est, arrennesceus assumancu a cumprèndhere custas bombas?
E iant a serbire deabberu callones? O nosi arrefudaus fintzes de pentzare pagu pagu?
Caro Professore
Purtroppo il popolo Sardo non esiste, esiste una élite che ama questa terra ma non riesce a possederla e tanti altri che non la amano ma la possiedono.
Chi ha torto e chi ragione?
Parafrasando Pavese ripeto quello che Lei ha già detto…
“I grandi poeti ( politici/Sardi) sono rari come i grandi amanti, non bastano le velleità, le furie e i sogni; ci vuole di meglio: i coglioni duri.
Cesare Pavese”
La sovranità appartiene al popolo Italiano. La Sardegna gode di un autonomia differenziata che già non ha saputo mai utilizzare e in più, per certi aspetti , è risultata anche dannosa. Non esiste una sovranità Sarda ma bensì un autonomia cosa ben diversa. Non a caso le politiche energetiche strategiche anche con la sciagurata modifica del titolo V sono rimaste in capo allo stato, E per fortuna visto che su un tema quanto mai importante se non si ha coesione nazionale non si arriva da nessuna parte. Mi pare veramente fuori dalla realtà poter ipotizzare che determinati argomenti siano rimessi alla volontà dei comuni. Che un qualsiasi sindaco possa bloccare per anni qualsiasi opera strategica, Gasdotti, termovalorizzatori e quant’altro. Salvo poi lamentarci del costo dell’energia, del fatto che non vi sono infrastrutture ecc. Mi chiedo dove sono i sindaci, espressione della volontà del popolo sardo quando davanti ai loro occhi si consumano opere abusive di ogni genere e specie. Quando non fanno funzionare i servizi pubblici rimessi, questi si, alla loro competenza. In questi casi il gioco è di dire che la colpa è dello stato dimenticandosi della sovranità del popolo sardo. Facciamocene una ragione ad oggi la Regione Sardegna è una delle tante inserite in un contesto nazionale, Queste manifestazioni e questo dire no ad oltranza su tutto, sono puri giochetti elettorali per accattivarsi la pancia dei propri elettori di riferimento. Altro che volontà del popolo sardo. Al massimo volontà di quella singola comunità anche perchè magari a tutto il resto della Sardegna non frega niente di dove fanno l’impianto eolico o dove passa sotto terra il metano. Benchè anche loro facenti parte della medesima inesistente comunità sovrana.
“manifestazione”… – in greco “epifania” – de pedidores, pedulianos, dimandhones, pedulaches, pidores, bidhajos, bidhúnculos, chi cherent èssere, a mandronia fintzas mentale fata a ideale, festa – manifestatzione ispetendhe a bènnere sos “Tres Res” e drommidos a sonnu surtu (e prus a calatzone) ispetendhe a bídere su regalu chi lis at batidu sa Befana, sa “sorpresa” bella, sa bellai chi sas criaduras ispetant a bogare de “l’uovo di Pasqua”.
Si sa “manifestazione” no est prantu, prantu de prantinosos, pranghidores de professione.
Sa cusséntzia natzionale colletiva (ma namus solu sa cusséntzia, si paret prus ‘modesta’ e cosa ‘lébia’), sa dignidade de sa libbertade e responsabbilidade umana, su diritu e dovere e sa disubbidiéntzia civile no ischint it’est, o no lis paret cosa de custu mundhu, e prus pagu de custa terra chi sos macos namus ancora Sardigna e sos “bene istruiti” narant «regione» comente ant lézidu in totu sos líbberos de geografia de s’iscola italiana e imparadu a ripetitzione e interrogatzione de papagallos (o de discu e modernu CD).
Sa fasca tricolore lis at fascadu fintzas s’ànima fata a corriolos?