di Paolo Maninchedda
Ieri Goletta verde ha pubblicato i dati sulla qualità delle acque nelle spiagge e nelle foci dei fiumi. I risultati sono oggi sui quotidiani e sono utili per capire se e come funziona la depurazione in Sardegna.
Gli impianti di depurazione sono 344; gli addetti 400.
I casi di inquinamento registrati non sono addebitabili agli impianti di Abbanoa ma a scarichi abusivi.
Vediamoli nel dettaglio:
1) Foce del Rio Mannu a Porto Torres: situazione arcinota di inquinamento del fiume per gli scarichi delle aziende agricole che stanno determinando a Nord ciò che è già in soluzione al Sud, cioè ad Arborea, dove la 3A ha fatto della criticità nitrati un’opportunità per creare innovazione con la filiera del bioetanolo. Non solo; la 3A ha fatto anche lo sforzo titanico di comprare la SBS, in modo da avere una superficie terriera più ampia disponibile, lontana dalla zona inquinata. In Sardegna, le buone pratiche non si parlano tra loro;
2) foce del fiume Silis a Marina di Sorso/Platamona: questo è un caso emblematico di una situazione che si ripete in Sardegna: borghi marini privi di rete fognaria, esattamente lo stesso caso della rete assente nella marina di Tresnuraghes. Paghiamo lo scotto delle case al mare fatte prima delle urbanizzazioni. La cosa assurda è che il sottoscritto, che non ha la casa al mare (né vuole averla), che non ha case vicine a monumenti storici o a quant’altro di pregiato, viene apostrofato ogni tanto da persone che dopo aver costruito le case sugli scogli, adesso pretendono che la Regione faccia loro le fogne. Comunque, gli investimenti per la rete sono in esecuzione sia a Sorso, sia a Tresnuraghes;
3) Alghero-San Giovanni: questo è un caso ugualmente di scuola. Vi sono case che scaricano i reflui nei canali per le acque bianche. Evidentemente bisogna capire chi (e se) abbia autorizzato questi allacci.
4) Tresnuraghes: già detto;
5) Olbia – Pittulongu: il problema è purtroppo relativo agli scarichi abusivi, come più volte denunciato dal Comune stesso: la rete fognaria di Abbanoa scarica infatti direttamente nel depuratore del Cipnes e non a mare. Emblematico il caso di una nota struttura ricettiva non in regola: scaricava infatti in fogna senza avere le autorizzazioni. Ovviamente, se Paolo Maninchedda si ferma lungo la SS 131 a fare pipì ha un’alta probabilità di incorrere in un verbale del Corpo Forestale; viceversa un intero albergo che fa la cacca a mare può dormire sonni tranquilli.
Adesso diamo la parola a Abbanoa per sentire che cosa si trova nei depuratori grazie alla solenne inciviltà di chi butta tutto e di più nelle fogne:
«Nel corso del 2015 e nei primi sei mesi dell’anno Abbanoa ha dovuto far fronte a una vera emergenza: nei depuratori sono finiti addirittura scarti di macellazione. Nelle zone a più alta produzione di prodotti caseari (autorizzati all’esercizio e non) i danni maggiori sono stati causati dalle rimanenze liquide oleose del processo di trasformazione del latte. Notevoli sono anche i danni prodotti della lavorazione delle olive. Infine la vinificazione: dal Nord al Sud della Sardegna gli impianti Abbanoa sono stati letteralmente inondati da fiumi di residui della lavorazione delle uve.
Senza contare gli scarichi di oli minerali (oli di macchina) o gli idrocarburi liberamente rilasciati nelle fognature (relativi per esempio ai lavaggi delle cisterne dei condomini) oppure, ancora, i residui di vernici (carrozzerie). Tutti inquinanti che impattano sul normale funzionamento degli impianti di depurazione. Nella “migliore” delle ipotesi creano un sovraccarico degli impianti, nei casi più frequenti possono essere addirittura inibitori del processo depurativo.
Tra i depuratori per i quali sono stati segnalati alle autorità competenti scarichi non autorizzati tra il 2015 e il 2016 figurano Usini (vinificazione); Oliena (caseificazione e vinificazione); Settimo San Pietro (macellazione carni); Lanusei (molitura); Mamoiada (caseificazione e vinificazione); Thiesi (caseificazione e vinificazione); San Gavino Monreale (macellazione carni); Villanovaforru (caseificazione); Marrubiu (caseificazione); Buddusò (caseificazione); Dorgali (caseificazione e vinificazione); Nulvi (caseificazione e vinificazione); Oschiri (caseificazione); Guspini (vinificazione); Dolianova (Caseificazione, molitura); Muravera – Costa Rey (scarichi di pulizia fosse settiche); Serdiana (vinificazione)».
Gentilissimo Assessore.
Nella progettazione, costruzione e successiva gestione di un impianto di depurazione rientrano pure i potenziali rischi da scarichi anomali.
Stà al gestore e quindi alla preparazione dei tecnici di processo (perché di un vero processo biochimico si parla) far fronte alle anomalie qualitative del liquame affluente l’impianto, senza lamentare problemi imputabili a soggetti terzi, che alla fine costituiscono il poco tessuto industriale rimasto nella nostra martoriata terra. Anziché cercare di ributtare su questi stessi le effettive ed oggettive responsabilità (che indubbiamente esistono), cerchiamo di impegnarci maggiormente per dare un servizio alla comunità, considerando come tale anche chi produce.