Avrei voluto recensire oggi alcuni libri di filosofi dell’ateneo cagliaritano impegnati nel difficile tema di che cosa siano la verità, la realtà, la storia (davvero essa è un dato immutabile e solo conoscibile?).
Avrei voluto liberarmi nelle cose che più mi piacciono.
E invece questa maledetta educazione che mi impedisce di fare cose comode, che mi spiattella ogni giorno davanti agli occhi le mie ‘gravi mancanze’ (alla fine, dopo sessant’anni, i tuoi peccati li conosci a memoria, il problema è che non riesci più a generare gli alibi per renderli tollerabili, e quindi li odi con tutto il cuore dal primo istante della giornata cosciente), mi costringe anche a non stare zitto quando vedo l’esibizione del privilegio di potere ostentarsi in modo ignobile.
Ieri è accaduta una cosa importante. Il Collegio dei probiviri dell’Associazione Nazionale Magistrati avrebbe ultimato la propria indagine interna a carico di circa 70 magistrati sul caso Palamara. Ovviamente, nel sito dell’associazione si può accedere agli atti dei probiviri solo dall’area riservata e dunque niente è dato sapere di questi nobili signori, maestri della perfezione sempre e solo sulle spalle altrui, capaci di spiattellare la vita privata altrui per rafforzare un profilo psicologico di colpevolezza, ma guai a che si guardi anche solo di striscio ai loro comportamenti civici, non dico privati.
Ma non basta.
Il Riformista dà notizia che non pochi magistrati, per evitare il giudizio dei probiviri, si sarebbero dimessi dall’Associazione. E qui sta un bel punto. Non sono i magistrati ad aver sempre detto che non bisogna scappare dal processo? E loro che fanno, dinanzi non a un processo vero, ma a una sorta di indagine da boy scout della loro stessa associazione? Si sottraggono, ecco cosa fanno.
Scappano. Non solo. Se un imputato, mentre è in corso un’indagine, mettesse in atto attività che potrebbero alterarne il decorso, loro lo arresterebbero con annessa e inevitabile conferenza stampa. Invece, quando le cose riguardano loro, il cavillo per la fuga è sempre lecito.
Ma la cosa indegna, subordinata, ignobile, vigliacca è data dagli organi di informazione.
Racconto ora una storiella vera e tutta sarda.
Una nota giornalista servile verso le Procure, di cui celo il nome per poterne insultare meglio l’azione e non la persona, scrisse un giorno che la Guardia di Finanza di una nota città lagunare e oscuramente massonica ma anche catto-santo-sepolcrale, aveva emesso una ‘nota stampa’ che lei, diligentemente e lingualmente, si limitava a riportare.
Ovviamente, la vittima di turno, dipinta come un delinquente incallitissimo, ha poi fatto un accesso agli atti al giornale della giornalista, chiedendo la nota stampa citata.
Incredibilmente, e qui siamo alla subordinazione e alla complicità, l’amministratore delegato del giornale ha coperto la ‘nota stampa’ (è chiaro di che cosa stiamo parlando? Non di un’informazione, ma di una dichiarata ‘nota stampa’) con il segreto professionale e non la dà.
Che cosa si capisce?
Si capisce che la nota stampa era una velina della Guardia di Finanza, non esibibile perché illegittima, fornita al giornale e da questi riprodotta. Uno schifo! Lo schifo della stampa come ufficio stampa neanche di una Procura, della Polizia Giudiziaria. Uno schifo che avrebbe dovuto portare i vertici della Finanza a trasferire l’intero corpo di Polizia Giudiziaria, che invece, in laguna come in tanti altri luoghi, domina la società per terrore non dichiarato.
Invece, quando si può far luce sui comportamenti dei magistrati (in Sardegna vi è un bel campionario che prima o poi racconterò se avrò forze sufficienti) la stampa tace, la stampa copre, la stampa perdona.
E allora uno come me, che non ha più voglia quasi di nulla se non di dare una mano a chi ha ancora qualcosa da dire e da dare, ritrova la motivazione di chi si oppone ai prepotenti, ai superbi, ai convinti, ai malvagi, a quelli che odiano la ricchezza altrui perché la invidiano.
Ritrovo la vita nella pena di oppormi agli intoccabili.
Per questo scrivo.
Mezzi e mezzucci … il passo importante si farà quando si capirà che il cancro è esteso…che si opera male non per odio verso la vittima ma per agevolare l’amico.
Altra considerazione: solo le persone oneste riconoscono di aver fatto errori e qualche volta sono troppo severi con se stessi
Continua a scrivere e non ti arrendere Paolo. 💪👏