È straordinario osservare come l’opinione pubblica sarda stia vivendo con atarassico distacco la battaglia planetaria ed epocale della giovane Greta Thunberg contro i cambiamenti climatici e il riscaldamento globale.
Come se la nostra isola fosse un paradiso terrestre intoccato da questo dramma. Come se la Sardegna non contribuisse a questo scempio con una impressionante quantità di Co2 immessa nell’atmosfera: ben 15 milioni di tonnellate all’anno.
Come se in Sardegna non ci fossero una raffineria (quella della Saras di Sarroch) e le due centrali elettriche alimentate a carbone di Fiumesanto e Portoscuso, simboli di un modello di sviluppo sorpassato e deleterio contro cui il movimento globale dei giovanissimi si sta ribellando.
E così, mentre il pianeta è in subbuglio, le giovani generazioni si mobilitano come non si vedeva da decenni, le classi dirigenti e politiche del mondo intero vengono messe in un angolo e chiamate ad una nuova presa di coscienza per imprimere una svolta “verde” ad un modello di sviluppo suicida, e perfino la Chiesa si sveglia da suo torpore e ci regala una enciclica memorabile (La “Laudato si’”) che mette i cattolici davanti alle loro responsabilità, mentre nel mondo accadono dunque tutte queste cose che interpellano direttamente le nostre comunità, in Sardegna cosa succede?
Che noi adulti facciamo finta di niente.
Che al posto del coraggio trionfa la pavidità e la conservazione più miope.
Che pensiamo di vivere (letteralmente) in un altro pianeta.
Ma a chi pensate che si rivolga la giovane Greta quando dice “Politici, non fate abbastanza”? Solo ai potenti del mondo?
Greta si rivolge anche a quel centrosinistra sardo che, con il presidente Pigliaru, ha avuto il coraggio di presentare un osceno ricorso contro la decisione del governo di dismettere dal 2025 le due centrali a carbone isolane.
Si rivolge al suo successore di centrodestra, l’attuale presidente della Regione Christian Solinas, anche lui difensore dell’indifendibile e sostenitore automatico di vertenze sbagliate.
Si rivolge agli adoratori della dorsale del metano, un’opera che arriverebbe nell’isola ampiamente fuori tempo massimo, un progetto senza prospettive future.
E ce l’ha pure con i nostri sindacati confederali, da sempre a difesa del vetero industrialismo che genera profitti per pochi e inquinamento per tutti. Ha voglia Landini a dare la tessera della Cgil alla giovane Greta!
Se la giovane svedese venisse in Sardegna (e non sarebbe male che qualcuno la invitasse), troverebbe riassunte qui tutte le contraddizioni di quel modello di sviluppo che proprio lei da mesi sta denunciando in giro per il mondo.
Ma noi adulti che viviamo in Sardegna no: noi pensiamo che questa mobilitazione planetaria non ci riguardi da vicino.
Siamo senza visione, senza coraggio, con un’idea sorpassata di futuro.
Giovani che vivete nell’isola e che venerdì scenderete in piazza, non abbiate la nostra stessa pavidità. L’occasione che vi si presenta davanti è straordinaria. Perché per far sentire le vostre ragioni non siete obbligati ad andare all’Onu, a Bruxelles o davanti a Palazzo Chigi: i politici contro cui si scaglia Greta sono proprio quelli sardi.
Ieri ci siamo andati a protestare, non limitandoci al corteo: in una quindicina di ragazzi abbiamo posto un “assedio” pacifico sotto il Palazzo della Giunta per farci ricevere da “El Presidente”. Qualcuno di noi, coraggiosamente, è rimasto a dormirci la notte, su quel prato.
Inutile dire che non s’è fatto vedere.
Così si è deciso, proprio oggi, di dichiarare l’intera Giunta con a capo Christian Solinas “nemica del clima e dell’ambiente”.
E siamo solo all’inizio.
Questa terra la cambieranno coloro che avranno perso tutto e nulla da perdere.
Inoghe che at una cambarada (o ponide “comitato d’affari”) afariada in d-una ‘política’ infame in númene de su “malloppo” de milliones e de àteru, mancari a costu de sas cosas prus assurdas e disastrosas: paret chi in su cherbedhu issoro bi creschet petzi dinari.