C’è una storia tragica, terribile e ignobile che anche quest’anno è stata taciuta da quasi tutti.
Durante la Prima Guerra Mondiale, quella rievocata a petto in fuori da un’ignobile Rai (che ci costringe a deglutire giorni e giorni di promozione del libro di Bruno Vespa che pur riciclando per l’enensima volta cose note e arcinote, viene presentato manco fosse uno storico conclamato), più di 1000 soldati vennero fucilati dall’esercito per banali violazioni alla disciplina (per esempio, non aver salutato in modo composto un ufficiale mentre passava, oppure non aver smesso di fumare mentre passava un ufficiale) dopo processi farlocchi.
Altri 400 vennero fucilati col metodo della decimazione di romana memoria: un soldato ogni dieci venne preso a caso e fucilato per inoculare nei reparti sfiancati dalla guerra una malintesa disciplina.
Chiunque di noi abbia letto Un anno sull’altipiano di Lussu ricorda quella grande testa di cazzo moscio (mi scuso con i puristi, ma la tecnica dell’improperium è molto utile per tener desta l’attenzione dei lettori) del generale Leone che chiese a Lussu, a rischio di fucilazione, se amasse la guerra e poi prima si espose al tiro del nemico, poi, quando il nemico aveva preso bene la mira sul punto da cui lui si era sporto, aveva invitato un caporale a fare come lui. Il caporale, suo malgrado, lo fece. Un colpo solo, al petto, morto. Un eroe, secondo l’inane ma violenta anima pendula del generale.
Un senatore del Pd, Gian Piero Scanu, quello non ricandidato per bravura, nel 2016 aveva presentato questa proposta di legge che restituiva l’onore militare ai caduti della Grande Guerra per fucilazione amica, per fanatismo di Stato ispirato dall’allora comandante supremo Luigi Cadorna. Il Senato lo approvò all’unanimità. Alla Camera, il lobbismo delle gerarchie militari, riuscì a far sì che, con un accordo bipartisan tra il presidente della Commissione Difesa di allora, Nicola La Torre, oggi a capo dell’agenzia che gestisce le unità industriali della Difesa, e Maurizio Gasparri, noto esponente di Forza Italia proveniente da Alleanza nazionale, il progetto di legge venisse affossato. Qui l’articolo di Cittanuova che ricostruisce i fatti e qui quello di Domani.
Il 29 ottobre, quasi di nascosto, è stata apposta una targa commemorativa all’altare della Patria composta di cinquantanove parole piene di imbarazzo, nelle quali si ricorda che i fucilati dal fanatismo militare di Stato morirono per aver commesso «reati contro la disciplina», ma «in assenza di un oggettivo accertamento della loro responsabilità». Come è nata questa pessima foglia di fico? Così: “A distanza di anni, a ottobre 2020 la scrittrice Tatjana Roic, senatrice del Pd, ha riproposto insieme al verde Franco Corleone il disegno di legge approvato a suo tempo alla Camera per la «restituzione dell’onore agli appartenenti alle Forze armate italiane fucilati senza le garanzie del giusto processo, con sentenze emesse dai tribunali di guerra». Ma l’ex ministro Roberta Pinotti, ora presidente della commissione Difesa, ha trovato il modo di aggirare di nuovo quel testo facendo approvare una risoluzione assai blanda. Tra le altre cose quella risoluzione invita a collocare una targa al Vittoriano. Quella foglia di fico apposta senza onori venerdi 29 ottobre” (da Domani).
Perché il Pd si fa condizionare così profondamente dalle ossessioni dei militari da trasformare i suoi esponenti in sentinelle dell’indecenza militare?
Perché i ministri della Difesa Pd, anziché sovrastare politicamente le forze armate, come prevede la costituzione, ne respirano così profondamente lo spirito da cambiare anche la postura, mettere il petto in fuori, assumere il passo da parata e il volitismo mascellare dei generali meno dotati (i più bravi non si esibiscono nel body building istituzionale)? Perché tanti parlamentari Pd che sono passati nelle commissioni Difesa sono poi finiti a fare i manager nelle società industriali delle forniture militari?
Noi che sappiamo di dover fare un acccordo politico col Pd per battere le Destre (nelle quali non iscriviamo i liberal-democratici), ma che abbiamo già dimostrato di saper non chinare la testa alle prepotenze del Pd, vorremmo sapere a quali reali valori questo partito si ispira, perché se si mette a fare il partito della retorica militaresca, se non riesce a condannare a chiare e definitive lettere il fanatismo militaresco, noi ripronunceremo elettoralmente il grido di don Milani: obbedire non è più una virtù. E si ricordi che noi senza il potere sappiamo stare, il Pd un po’ meno, molto meno.
Giustu, «omertà attuale»! Ca sa libbertade e responsabbilidade personale e colletiva de su chi semus faghindhe nois, como, la tenimus nois como, e no sos chi ant fatu sos criminales in tempus passadu (si assumancu cussideraimus proite a manera de no bi torrare).
Ma sa chistione manna est chi su PD (e malepeus àteros, si paret prus pagu responsabbilidade) est “incardinato” in d-una economia e civiltade de GHERRA (o proite totu sos istados, demogratzias e ditaduras, sunt gàrrigos de armamentos de donzi zenia fintzas sa prus distrutiva, pro zogare a mammacua?) e a su PD puru li serbint sos votos de chie produit e bendhet armamentos chi… daent posti di lavoro!!
E pagu importat chi medas de custos armamentos no benzant mai impreados, fintzas ca macos criminales ndhe amus connotu prus de unu; ma intantu za no sunt pagos in donzi parte de su mundhu sos armamentos impreados in custa economia e civilia de gherra, distruindhe, bochindhe, isperdindhe e incuinendhe sempre e sighindhe a avelenare raportos umanos de zente, de pópulos e de logos.
Faghent bella frigura e bellas faedhadas pro sos disastros de su clima, ma si sos guvernos e Parlamentos (si no sunt a cumandhu de tot’àtera ‘autoridade’) invetze de faedhare de CO2 faghindhe fintzas finta de la chèrrere miminare ca depent invetze ispínghere donzunu s’economia sua a bínchere sa gherra, aiant comintzadu a frimmare sa produtzione de armamentos a isperdimentu de benes furados a sos mortos de fàmine e de maladias, fossis aiant abberu comintzadu a miminare sa CO2 puru e si podiant leare coment’e zente séria e no pro s’apariéntzia chi faghent.
Paret chi no est triballu, invetze, a produire pane e meighinas e àteru de bonu e útile pro sa vida cun prus pagu incuinamentu e isperdítziu de risorsas, de energia, de zente e de òperas, fossis ca a produire pane rendhet profitos prus bassos de sos armamentos a sos milliardàrios assatanados pro ammuntonare milliardos.
Fanatici ed esaltati. Molti, non tutti. Discriminare non è facile. Va fatto. Perché tutto questo si ripeterà. In modi diversi, ma si ripeterà.
La brigata sassari fu carne da macello. Lo dissero al rientro. Ma accanto ai pazzi vi erano generali amati, come il mitico generale Musinu.
Gentilissimo Tore, io non contesto al Pd le scelte dei generali della Grande Guerra, gli contesto l’omertà attuale su quegli errori.
Tutto maledettamente vero. Per ciò che riguarda le cronache della guerra, ricorderò sempre ciò che mi raccontò mio nonno di quando lui, orfano di padre dall’età di 7 anni, fu mandato in guerra col suo gemello(unici maschi di 5 figli) ed essendo incaricato di condurre i muli per il trasporto dei cannoni, una volta al fronte venne incaricato del trasporto di quei commilitoni passati per le armi per i capricci dei loro stessi ufficiali.
L’unica cosa eroica di cui si compiaceva, tra le lacrime, era di aver riportato a casa la pelle sua e del fratello.
Altro che petto in fuori il 4 novembre……
La guerra e sempre una, tragedia, ma il PD non può essere bersaglio di analisi storiche che oggi vanno collocate in un periodo storico molto ben preciso.