Ieri, Sardiniapost ha pubblicato la determinazione con la quale è stato dato l’incarico a una società privata di confezionare lo spot subacqueo di cui abbiamo già parlato.
Si è trattato di un incarico diretto sotto soglia, per un valore di 100.000 euro più Iva.
Sardiniapost ha enfatizzato il fatto che ad essere titolare della società sia il figlio dell’ex parlamentare di Forza Italia Salvatore Cicu.
Non sono d’accordo che questo sia il tema rilevante. In primo luogo perché non credo siano nel giusto quanti pensano che i congiunti di chi ha fatto politica debbano vivere d’aria in loco o emigrare per vivere. In secondo luogo, perché il figlio di Cicu è noto per essere un professionista del settore con rispettabili benemerenze non trasferite dal padre. Terzo, perché il socio di Cicu, il regista Andrea Iannelli, è noto per essere uno dei più bravi (di entrambi mi sono servito anch’io in passato e posso testimoniare che si tratta di persone che mi sono parse degnissime, competenti e oneste). Quarto, perché o si hanno le prove che sia stato un intervento di Salvatore Cicu a produrre l’incarico o non si deve insinuarlo.
Il problema è un altro.
Quando si immagina di produrre un messaggio di promozione della Sardegna, è buona cosa fare un concorso di idee.
Una volta definito l’obiettivo e il budget, si deve provocare la libertà e la creatività, non scegliere il professionista o l’artista a priori.
Questo è l’errore. Ed è un errore di egemonia politica che nasce dalla volontà di controllare ogni spesa come se si trattasse di un beneficio, dall’ossessione di non far cadere un soldo in campi sospettabili di essere politicamente ostili, dalla pretesa di massimizzare come risultato di parte un prodotto artistico. È un po’ lo stesso errore che si registra nell’utilizzo dei fondi della convenzione Rai-Ras: nessuna visione, ma tanto compiaciuto controllo dell’elemosina (sia chiaro: anch’io sono stato invitato a partecipare, ma ho declinato l’invito).
La rappresentazione simbolica della Sardegna non è un dato di fatto.
Non esiste una visione condivisa della Sardegna.
Semmai, l’elaborazione di simboli ‘nazionali’ sardi è un problema: politico, culturale, estetico. Se se ne vuole stimolare la soluzione, si deve far discutere e produrre, non incaricare un professionista di risolvere ciò che non può saper risolvere. Uno spot sulla Sardegna ha bisogno di semiologi, fotografi, intellettuali, scrittori (non sono la stessa cosa, ma in Sardegna si fa molta confusione), politici, imprenditori. Soprattutto ha bisogno della dialettica dei punti di vista (interno-esterno) che è cosa molto complicata. È roba da concorso, non da affidamento diretto.
Il problema è semmai come far funzionare i concorsi di idee.
Mi sono convinto che bisogna premiare economicamente almeno le prime tre proposte, in modo da invogliare gli investimenti nei concept (produrre e proporre costa. Entrare nei primi tre/quattro consente di poter sperare di ripagare i costi anche se non si è vincenti). L’archivio di idee dell’Amministrazione pubblica ne avrebbe un vantaggio. La coscienza di sé dei sardi ne avrebbe un giovamento.
Gentile Pinna, con soli questi elementi è per me impossibile cercare e trovare la determinazione da lei segnalata. Quale è l’ufficio che ha emesso la determinazione?
Professore, correttissimo il suo ragionamento, soprattutto sulle competenze dei due professionisti. Però occorrerebbe ragionare sulla DETERMINAZIONE n. 0000178 Protocollo n. 0009241 del 20/05/2021, fino a ieri visibile sul sito della Regione e magicamente scomparsa stamattina.
La trovi e ci racconterà. L’arte di suonarsela e ballarsela è diffusissima, spesso si cambia suonatore o gruppo folk, ma la musica è scritta dagli stessi autori.
Se vuole non pubblichi questo post, legga prima la determina. L’avrei condivisa ma è scomparsa.
Io non conosco il beneficato dalla commessa regionale. Non conosco nessuno nel campo. Ma son sicuro che in Sardegna e/o in Europa ce ne sarà almeno uno bravo uguale: sarà per sempre un mistero conoscere la visione alternativa della quale il non beneficato sarebbe stato portatore.
Chissà se prima o poi proporremo la Sardegna per il suo futuro (e il bello del presente), mollando un’ancestralità ormai stucchevole
«Il problema è un altro»: zustu!!! Bene, própriu gai.