di Paolo Maninchedda
Ho letto su un quotidiano sardo che un partito avrebbe ufficializzato la propria lista per l’Ogliastra, composta da due uomini.
Una lista simile, se fosse presentata, verrebbe esclusa.
Infatti, l’art. 4, comma 4, della legge statutaria elettorale regionale (legge regionale n.1/2013) recita: “4. In ciascuna lista circoscrizionale, a pena di esclusione, ciascuno dei due generi non può essere rappresentato in misura superiore a due terzi dei candidati; si arrotonda all’unità superiore se dal calcolo dei due terzi consegue un numero decimale”.
Ne consegue che in Ogliastra la lista sarà composta da un uomo e da una donna; a Sassari le donne non sarannno meno di 4, in Gallura, nel Sulcis, a Oristano, a Nuoro e nel Medio Campidano non saranno meno di 2, a Cagliari non saranno meno di 6.
Sempre che l’Associazione “Noi donne 2005” di Sassari non presenti un ricorso al Tar contro la legge elettorale della Sardegna che esclude, per il celebre voto segreto in cui si ritrovarono Pd e Pdl, la possibilità della doppia preferenza di genere. Si pensi all’assurdità: la doppia preferenza è vigente per le elezioni comunali (introdotta, per grande scorno dei sardi, dal parlamento italiano e non da noi, per cui non abbiamo neanche questo merito) ma non lo sarà per le elezioni regionali. La paura fa novanta e l’ignoranza fa cento.
Le donne possono essere le vere protagoniste della prossima campagna elettorale. Se scenderanno in campo quelle dotate di rapporti sociali, prestigio e competenze, ne vedremo delle belle. Se invece quelle prive di radicamento sociale si faranno usare per completare le liste, non cambierà nulla.