Egregio dott. Felice Mastronzo,
devo darle atto che la sua previsione sull’esito del concorso Laore per 1 posto di dirigente a tempo determinato per il Servizio del personale si è concluso esattamente come da lei previsto.
Lei aveva previsto che sarebbe risultata vincitrice “una donna con esperienza già maturata non genericamente nel settore, ma privilegiatamente in quel servizio (o equipollente) e che aveva visto la sua esperienza interrompersi per un autorevole e sgradito intervento esterno”.
Il concorso si è concluso ed è risultata vincitrice colei che aveva rivestito lo stesso ruolo negli anni precedenti e aveva visto interrompersi la sua esperienza per una sentenza della corte costituzionale.
Può venire la tentazione di continuare a parlarne sul filo dell’ironia, ma non è possibile, perché questo è l’ennesimo acuto di una stagione impudente e impunita durante la quale un dirigente di una piccola società sportiva è assurto a Direttore generale della Regione Sardegna e tanti dirigenti, che hanno superato concorsi seri, sono stati invece umiliati e sottoutilizzati perché non allineati o politicamente o moralmente (e questo va a loro merito e onore); è stato fatto un concorsone agricolo con presidenti ubiqui e consiglieri regionali tra i partecipanti pur avendo avuto ruolo negli atti legislativi inerenti il concorso stesso; si è celebrata la sagra degli affidamenti diretti a amici, conoscenti, diplomatici in erba e consulenti provetti, per non parlare di editori, ingegneri e avvocati; si è oscurata con espedienti vari la trasparenza, prima con le bustine rispetto alle delibere di giunta, poi con le denunce dei redditi traslate, poi con gli atti relativi agli affidamenti diretti meramente riassunti in modo che le ragioni della decisione – che devono essere presenti e gli atti relativi devono essere pubblicati – coincidano con la decisione stessa; si è bloccata una procedura di salvaguardia idrogeologica di un’intera città sulla base di un parere di un consulente a contratto, che si è espresso contro l’esito dell’istruttoria licenziato dai settoristi titolari degli uffici regionali; si è inventato un nuovo parametro per consentire di costruire anche in aree soggette a allagamento e si è così liberata da un vincolo naturale un’area suburbana divenuta di grande pregio; si è arrivati a presidiare anche il reclutamento dei trattoristi, ma anche in questo caso non rispettando la graduatoria Aspal ma scegliendo il nono in graduatoria al posto del primo; si sono fatti concorsi per OSS nelle Asl che hanno dell’acrobatico in tema di requisiti e esclusioni; si sono deliberati per legge contributi a società sportive inesistenti o costituite ad hoc; si sono stanziati soldi pubblici per comprare immobili a favore di privati cittadini.
Il concorso per il dirigente Laore sta dentro tutto questo e non fa ridere.
Non fa ridere perché non basta un vestito di legittimità finale perché la giustizia sia fatta salva.
Non basta che chi ha vinto la selezione tra esterni alla amministrazione regionale sia indubbiamente colei che aveva il punteggio più alto tra i partecipanti. Non basta il sigillo di legittimità dell’ultimo atto perché un processo sia giusto.
Non basta perché tutto ha inizio quando si è preteso, scaricandone la responsabilità sul Consiglio regionale (che se l’è presa volentieri, tanto una fesseria in più non cambia le cose, purché sia protetta dalla funzione legislativa che fa salva la responsabilità personale), di varare una legge incostituzionale per prorogare un incarico dirigenziale a tempo determinato. Cominciamo da qui: non era e non è un caso che la legge impedisca di prorogare oltre la sua scadenza un contratto a tempo determinato di un dirigente regionale sardo, ma la Giunta ha condotto scientemente il Consiglio regionale su questo terreno di bordo e di aperta travalicazione dei limiti della legge. La Corte Costituzionale ha chiarito, proprio pronunciandosi sul comma prorogante, che le norme sui rapporti di lavoro in essere ricadono nell’ambito dell’ordinamento civile, cioè in un ambito esclusivo dello Stato, perché incide sull’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge. Legiferare sui rapporti di lavoro in essere e modificare le leggi a seconda di ogni singola fattispecie di questi rapporti, significa incidere sul carattere generale e universale della legge per sagomarla su esigenze particolari. Una lezione di diritto e di giustizia, dunque, ma chiaramente avvertita come fastidiosa.
Che succede dopo la pronuncia della Corte Costituzionale?
Succede che si cerca una strada per raggiungere lo stesso risultato per altra via, cioè si dimostra di essere capaci di passarsi la sentenza della corte nel vallo intra montes e di sentirsi legittimati, non si sa bene da chi e da che cosa, a cercare nelle pieghe del diritto di raggiungere l’obiettivo censurato dalla corte, attraverso un’altra via tanto formalmente legittima quanto moralmente discutibile.
Questa è l’etica pubblica dei dirigenti regionali che la Giunta Solinas apprezza?
Se la apprezza, la Giunta si merita fino in fondo lo scrutinio giudiziario che sta subendo, anzi, si può dire che se lo vada a cercare con sfacciata sicumera.
La pensata di aggiramento costituzionale si è tradotta in un nuovo concorso per un contratto a tempo determinato, ma la strada era comunque in salita.
Per arrivare dove si voleva evidentemente arrivare, cioè a una selezione riservata a dirigenti esterni all’amministrazione regionale, occorreva applicare una procedura non prevista, per questo tipo di reclutamento, dal Piano Triennale del Fabbisogno del Personale vigente. I sindacati lo fanno notare, ma il Commissario di Laore fa spallucce e va avanti, dice che lui applica lo stesso la procedura non prevista dal PFPT, poi però la inserisce nella nuova bozza del PFPT, facendo così ciò che la Giunta fece per sanare a posteriori la nomina di dirigenti esterni privi dei requisiti previsti dalla legge regionale 31/98: ennesima dimostrazione che le cattive pratiche sono come la zizzania e hanno sviluppo capillare e orizzontale. La modifica delle norme e dei regolamenti a posteriori, cioè dopo che li si è violati, anziché fugare i dubbi sulla buona fede, li aumentano.
Viene nominata la commissione e inizia il concorso.
Ovviamente il primo ostacolo è rappresentato dal dover in primo luogo scrutinare le disponibilità dei dirigenti interni a svolgere quel ruolo.
La Commissione ne promuove alcuni e ne boccia altri, tra i quali una signora che viene dichiarata non idonea perché membro del collegio sindacale del sindacato di appartenenza. L’esclusione avviene in nome dell’art. 53 del D.Lgs 165/2001, un articolo inserito da Brunetta che recita: ” Non possono essere conferiti incarichi di direzione di strutture deputate alla gestione del personale a soggetti che rivestano o abbiano rivestito negli ultimi due anni cariche in partiti politici o in organizzazioni sindacali o che abbiano avuto negli ultimi due anni rapporti continuativi di collaborazione o di consulenza con le predette organizzazioni”. Lo stesso Brunetta, però, ha poi precisato (con la circolare 11 del 2010), per non incorrere a sua volta in violazioni della Costituzione e della libertà di associazione e di militanza politica e sindacale, che l’articolo riguarda solo ed esclusivamente chi nei partiti e nei sindacati abbia avuto la rappresentanza legale, non chi vi abbia militato da iscritto o svolto funzioni di partecipazione.
I sindacati fanno presente anche questo al Commissario, ma il Commissario ritiene di ripassarsi il vallo intra montes con le lettere sindacali.
Si giunge poi a una ridotta schiera di idonei interni che il Commissario non gradisce per mille motivi che il mago Felice ha già riassunto e alla fine si giunge all’agognato concorso solo con esterni, celebrato il quale, la precedente dirigente risulta essere quella con più alto punteggio.
Se questo è un percorso giusto e lineare io sono il fratello brutto di George Clooney.
Ma tutto questo non ci fa ridere, ci fa imbufalire, perché educa a diffidare del diritto, fa dubitare dell’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, e induce a ritenere che il mondo sia governato più dalla furbizia che dalla giustizia. La prossima legislatura avrà a Destra il Partito delle Volpi e a Sinistra?
Una entusiasmante corsa contro il tempo, ancora poco e il 20 marzo neanche il mago avrebbe potuto salvare la sua profezia. Quando interessa sono così efficienti che lasciano senza parole
Per Schifato
Commento general generico, della serie “mischia mischia” e “in fondo son tutti uguali”, senza poter citare fatti o situazioni neanche paragonabili alla attuale gestione.
È proprio grazie agli Schifati di turno, sempre spettatori e mai capaci di schierarsi, che bene campano i prepotenti di oggi: buon pro vi faccia, ma evitateci i predicozzi cerchio bottisti.
Tra i commenti non capisco il riferimento alla gestione Pigliaru e del precedente Direttore di Laore. Credo che Netflix troverebbe materiale per numerose serie tragicomiche nelle vicende che si sono succedute negli ultimi quattro anni e, molto poco, nei periodi precedenti. Evitiamo di fare di tutte le erbe un fascio, ciò che sta succedendo adesso è sotto gli occhi di tutti.
Caro Professore,
ha proprio ragione, la profezia del Mago Mastronzo, al di là della spontanea risata, rivela il tratto truce e protervo dell’attuale potere regionale che utilizza le risorse di tutti i sardi per soddisfare i propri interessi. Come dice lei, in questo caso, come in altri, dietro ad una apparente legittimità si nascondono vere e proprie strategie per aggirare le norme e piegarle all’interesse di parte. Niente è casuale e la sua ricostruzione, fedele in base agli atti disponibili, porta dritti dritti alla vera origine della vicenda: il mega concorso (più corretto definirla selezione de visu) di Laore, dove hanno trovato soddisfacimento innumerevoli esigenze familiari, di affiliazione e di appartenenza.
Evidentemente il debito andava pagato, senza se e senza ma.
Caro professore ha fatto una cronostoria pregevole tralasciando che tutto ha avuto inizio con la giunta precedente di sinistra e con un direttore laore da questa nominato. Sono convinto che Netflix ci farebbe una serie di successo: intrighi, passione, politica, incuci, OMISSIS e sopratutto un finale d’effetto. Peccato che a farne le spese siano sempre i poveracci che credono in una politica sana e non allo schifo che da decenni dobbiamo sopportare. La saluto cordialmente e la ringrazio.
Vinto perché aveva i titoli. Se i titoli sono stati conferiti da qualcuno…e non maturati con servizio, beh io dubito. So che spesso si fa in modo che qualcuno abbia titoli e altri ne siano esclusi. Speriamo che la sinistra non sia il … gatto