La vicenda di Elena Maraga, sospesa dalle sue funzioni dall’asilo privato parrocchiale per cui lavora, riapre un’antica ferita: quale è il legittimo confine tra pubblico e privato?
La questione si sta riaffacciando prepotentemente in questi tempi che ammiccano all’autoritarismo, con la tendenza dei datori di lavoro, pubblici e privati, ma soprattutto pubblici, a sconfinare, magari attraverso i codici etici, in ambiti privati che dovrebbero essere loro interdetti.
Inizio dal codice etico della mia amministrazione, l’Università di Cagliari.
Un collega, tempo fa, mi segnalò che nella sua formulazione attuale impedirebbe a un docente di fare il professore di giorno e, che so io, la Drag Queen di notte. Io risposi che queste norme non vanno valutate sui casi estremi, ma su quelli ordinari.
In particolare facevo notare la pervasività di questo comma: “In tutte le proprie attività private, compresa la partecipazione a social network e la comunicazione tramite mass media o simili, il componente dell’Università evita comportamenti che possano nuocere agli interessi e all’immagine dell’Ateneo”.
L’espressione è grave non tanto nel riferimento specifico all’uso dei social network, quanto nella genericità del sintagma “In tutte le proprie attività private…”.
Tutte?
E a che titolo e in ragione di quale cultura e di quale diritto la mia università è legittimata a ficcare il naso “in tutte le mie attività private”?
Ma c’è di più.
Io dovrei evitare non ciò che nuoce agli interessi e all’immagine dell’Ateneo, ma anche ciò che potrebbe nuocergli.
Chi valuta e secondo quali criteri ciò che è potenzialmente nocivo?
Il terreno si fa troppo vasto e terribilmente scivoloso.
Credo che ci si debba tutti attenere al dettato dell’art. 54 della Costituzione, il quale recita, al secondo comma: “I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge”.
Un conto è il contegno richiesto nell’esercizio di funzioni pubbliche, altro è il privato, che va difeso da ogni ingerenza, perché il potere ha sempre iniziato dalle mutande per difendere il comune senso del pudore, ma si è poi sempre allargato a occuparsi di tutto il privato e del suo cuore, la libertà.
Ciò che la cultura cattolica (e non solo cattolica, ma anche protestante e islamica) rifiuta è che vi sia un nesso forte tra libertà e piacere e che, in fin dei conti, noi cerchiamo il piacere come antipasto dell’Infinito che ci attrae.
È una questione antichissima, che qui non si può riassumere se non per sommi capi e per dire, con Croce, per esempio, che vi è un nesso profondissimo tra ragione, piacere e bellezza.
Il problema è che spesso i corpi viventi sono bellissimi e alla gente piace guardarli, dalle sfilate di moda alle lap dance fino a OnlyFans. Guardare significa, anche, sperimentare bellezza e la bellezza è un abisso luminoso nel quale il potere non ha ruolo.
L’unica attività privata che può divenire di interesse pubblico è quella che si esprima in reati.
Tutto il resto non è materia che riguardi né i datori di lavoro, né la pubblica opinione. Bisogna stare su questa barricata, perché consentire che venga nuovamente valicata in Occidente, significa apire una falla nei rapporti tra individuo e potere, una falla che è stata chiusa, nei secoli, con il sangue e col pensiero di tante persone.
Certo Tatanu , sono d’accordo con Lei quando sostiene che è delicato il rapporto che si instaura tra Insegnanti e alunni e ci mancherebbe, anche io ho due figli , ora ampiamente adulti , ma non ho mai preteso dalle insegnanti all’infuori della attività didattica , un comportamento del proprio corpo conforme ai miei valori. Ho valutato la loro azione dai risultati che i miei figli mi offrivano sia sul piano del rendimento scolastico che propriamente, quello educativo . Su questo, non mi posso considerare un distratto.
Comunque eludiamo insieme la questione “corpo” e Sovrastrutture che incombono su di esso . Se prima proviamo a pensare che secoli addietro a causa di esso si finiva al rogo e se pur rimanendo nel nostro tempo, ..altrove, le cose non sono cambiate , ABBBUAMO la misura del problema che essi continua a suscitare.
@Marco Casu
“Ma nel caso concreto della Maraga, i bambini l’adorano”.
In questa sua affermazione, che peraltro condivido, sta il punto della situazione. E se lei ha avuto la ventura di avere bambini, saprà che ciò che dice (e fa) la maestra va ben oltre i confini delle materie che insegna. E non mi pare che il presentarsi su un sito come OnlyFans sia particolarmente educativo. Quando saranno più grandi e avranno il dono del discernimento, sapranno distinguere, come possiamo fare noi grandicelli, tra la funzione pubblica e il comportamento privato, e giudicare separatamente, come facciamo appunto noi grandicelli, i due contesti. Non metto in dubbio che sia una “buona maestra” (nel senso strettamente “didattico” del suo incarico). Semplicemente ha dato un esempio, inopportuno per il contesto e distorto per il contenuto, di “libertà di espressione”. In generale, se faccio parte di un’associazione che lotta contro l’abuso di alcolici, non pubblico immagini dove faccio lo sbevazzone. Mi caccerebbero, e avrebbero sonoramente ragione.
Cordiali Saluti
Per Giuseppe Pani
Il suo commento svela la sua poca intelligenza e la sua immensa ignoranza. Per verificare quanti cagano questo sito non deve andare su Facebook ma utilizzare un sistema che conti gli accessi. Lo faccia, se ne è capace, così imparerà a stare zitto quando non conosce le cose. Poi confronti questi dati con i numeri su facebook dei suoi idoli, tipo il sedicente scoopista Guerrini. Ma per favore… lei è un rappresentante dell’ignoranza che si nutre di post su Facebook.
Il dottor Maninchedda merita rispetto.
Sul fatto dei commenti (pochi) su Fb, vale quello che dicono a Sassari:” esser famosi su FB e come esser ricchi a Monopoli!”
Ma Tatanu , nell’esempio estremo e dai caratteri plateali c è una delusione di quei ragazzi verso la irresponsabilità di quell’insegnante.
Ma nel caso concreto della Maraga, i bambini l’adorano e soffrirebbero se lei fosse allontanata. È una brava insegnante
Tu hai fatto l’esempio di un insegnante IPOCRITA e di una c……neria spaventosa.
Paolo, un solo commmento su FB? Mamma mia, che tristezza. Ma dormirai nei prossimi giorni? Deve essere stato devastante per te. Se hai bisogno di un pò di conforto per questa triste notizia chiamami.
signor Giuseppe Pani quindi lei giudica gli articoli dai commenti ricevuti e non dal contenuto siamo messi bene
Egregio Professore,
immaginiamo che io sia un insegnante di una qualsiasi (cattolica o meno) scuola media, e passi le mattine a insegnare ai miei alunni come comportarsi da cittadini responsabili e a insegnare i rischi legati, giusto per fare un esempio, all’assunzione di alcolici o alla ludopatia. Poi metto sui social i video di come mi sbronzo come un somaro o di come butto i soldi del mio stipendio alle macchinette mangiasoldi. Le pare coerente? E “normale”? Anche se io, in tal caso, non commetterei “nessun reato”?
Non so cosa abbia “postato” la maestra, e neppure mi interessa. Ma, al contrario dei bambini ai quali ella insegna, io sono grande e vaccinato. La differenza (enorme) sta tutta qui.
Cordiali Saluti.
P.S. @ Giuseppe Pani: recuperi un po’ di intelligenza, magari quella che ha perso a furia di credere che la bontà di ciò che uno scrive si misuri con i like o con il numero di followers. Intendo l’intelligenza umana, non quella artificiale. Le farà bene.
Una cosa è fare quello che si vuole nella vita privata. Nessuno nega questo diritto. Figuriamoci. Altro è sbandierarlo ai quattro venti ben sapendo che ciò avrebbe determinato per lo meno imbarazzo nell’istituzione in cui si lavora. Se io rendo pubblica una mia inclinazione un mio vezzo un mio modo di fare, poi non posso aspettarmi che la cosa resti nel privato e che non venga giudicata. Voglio essere giudicata e magari spero anche di profittare, anche economicamente, del clamore che ne scaturisce ( come poi è stato) Dai non facciamo gli ipocriti
Qui si sostiene il diritto di chiunque di fare ciò che vuole nella vita privata ( sacrosanto) ma ci si dimentica che di privato non c’è niente. È business.
Non ricevere attenzioni su Facebook è una Benedizione. Significa che quei contenuti non sono tossici come la totalità di quel social.
Mai acquistato della frutta lucida come la plastica ma sempre di origine e toccata dalla natura.
Figurati! Mai cercato l’applauso né su fb né nella vita.
E dei preti che vanno avanti a forza di “spritz”,,,cosa ne facciamo?
Su fb un solo commento……. Caro prof. Stai perdendo l’ala battaglia…… non ti caga nessuno……. Sic transit…..
Mi dispiace ma non sono d’accordo. Credo che nella vita ci voglia coerenza. Una persona è libera di fare quello che vuole nel privato fino ad un certo punto. Ovvero, nel caso specifico, la maestra insegnava in un asilo cattolico e non dico che dovesse necessariamente sposare quei valori ma quantomeno avere un minimo di pudore in più nel dedicarsi ai suoi passatempi personali. Oggi sembra che chiunque possa fare qualunque cosa e nessuno possa permettersi di giudicare la vita privata di chi esercita determinate professioni. Ma per ricoprire determinati ruoli bisogna crederci, credere nella propria professione, avere un codice etico. E mi scusi ma mi pare che insegnare ai bambini la mattina e fare quello che faceva la signorina la sera non sia proprio conciliabile. Magari la signorina dovrebbe prendere coraggio ed decidersi a cambiare professione, sarebbe più giusto per sé stessa e per gli altri.
Ho sempre sospettato della parola Diritto. Con questo non intendo negare la sua funzione storica nel contenere le soverchierie collettive e anche individuali e pur tuttavia in esso è latente in forme più o meno velate, una Cultura. E qui casca l’asino , perché dietro le più candide locuzioni , come onore – rispetto – buon costume e altri sottili imperativi, questa parte di ognuno di noi che si nomina Corpo (e che pensiamo solo nostro) inizia a vacillare.
Considero il Pensiero inseparabile dal corpo e questo implica l’esercizio di una fortissima responsabilità nella direzione di quest’ultimo.
Non permetterei al mio corpo di commettere un omicidio e non perché vi è una norma di diritto ne’ un imperativo testamentario ma perché sono fortemente consapevole della unicità e irripetibilità di quella esistenza e, della mia.
La Signorina Megara ha un corpo che desidera essere guardato e questo suscita in lei piacere: ritengo questo desiderio e piacere NON offensivo a nessuno codice creato dagli uomini., perché come la medesima anche io ho un corpo e dei desideri che non portano con sé nessuna volontà di infliggere sofferenza a nessuno.
P.s. : a parte, come un di più (ma non sarebbe necessario)risulta che i genitori degli alunni non hanno espresso nessuna disapprovazione verso la persona Elena Megara
C è ben altra Volgarità nel mondo che infligge sofferenze. Ci sono Consigli di Amministrazione di Fondi pensioni e Speculativi in assets di armi che sguazzano nei conflitti mondiali di gran lunga più orridi per volgarità di un atto di eiaculazione facciale.
Elena, eh si,”onzi diru un’arte”!
Brava come insegnante..
Libera come un farfalla…
Coraggiosa, proprio come un donna…
Intelligente e soprattutto BONAAA.🗽🗽🗽🗽🗽🗽🗽🗽🗽🗽🗽🗽
Giusto….!!
Caro Prof, alcune considerazioni.
Qualcuno potrebbe osservare che la maestra in questione è stata sospesa da un asilo privato parrocchiale, e che tale scelta si ispiri all’aderenza e al rispetto dei nobili dettami cattolici. Tuttavia, credo che sussurri, maldicenze, fetido gossip in chat di classe si sarebbero scatenati anche se si fosse trattato di un illuminato, laico e progressista asilo montessoriano. Perchè?
Perchè tutto ciò che riguarda comportamenti, si privati, ma che alludano alla sfera sessuale altrui scatenano un morboso, volgare, censorio interesse, anche da parte di insospettabili intellettuali.
Occuparsi di “privato”, architettando norme a tutela degli interessi e dell’immagine dell’ente o amministrazione in esame, è rischioso e insensato. Ancor più in stagioni, come questa attuale, a forte tentazione autoritaria.
Invece di codici etici inutili (e non parliamo dei pomposi e solo formali piani anticorruzione), meglio sarebbe per aziende e organizzazioni vigilare sull’osservanza delle norme che disciplinano il corretto svolgimento delle attività, a norma di legge e di contratto, magari attraverso l’istituzione di organismi paritetici, audit periodici, supervisione e affiancamento organizzati, rotazione interna.
Sono d’accordo con ciò che scrive. Ma l’asilo in cui lavora è privato e parrocchiale.
Credo che il datore di lavoro, lì, possa scegliere che i propri dipendenti abbiano anche determinati requisiti che prescindono dall’essere una buona insegnante.
Egregio, ma sì che valga tutto … Quindi va benissimo che il medico salvi e curi vite quando esercita e faccia il tagliagole fuori orario. Che il docente diffonda cultura in aula e fuori orario insegni come si crea una bomba. Che l’esattore della direzione delle entrate persegua gli evasori di giorno e svaligi le banche di notte. Potrei continuare a lungo. È vero che la morale non è assoluta se non negli stati etici ma vi deve essere un nesso di decoro tra ciò che è il proprio mestiere o professione e la ricaduta sulle vite altrui. Saluti.
Parole sante
In questa maniera si sdogana tutto alla faccia del ruolo che ognuno assume all’interno della società anche in ragione dell’attività che svolge. Vogliamo far finta di credere e pensare che il nostro comportamento fuori dal posto di lavoro sia indifferente rispetto all’incarico ricoperto? Per me non è così,
Oltre al fatto che, per quanto attiene i dipendenti pubblici, sanno all’atto dell’assunzione che esistono tali regole e quindi lamentarsene a posteriori mi sembra assurdo.
Per i dipendenti privati, se è valida l’assoluta libertà dei dipendenti di comportarsi come vogliono, sarà anche giusto che i datori di lavoro possano, anche in ragione di regole etiche, decidere chi mettersi in casa o meno.
Questo eccessivo relativismo ci sta conducendo verso una società senza più limiti.
Non mi trova d’accordo e non sono un bacchettone.
‘ Disciplina e onore e decoro’ chiede la Costituzione e ciò significa anche non usare armi di distruzione di massa per far passare il proprio pensiero o la propria linea politica.
E. ad un ex consigliere regionale ora assessore può usare in una Istituzione décolleté esagerati, veli, completi intimi al posto di un abbigliamento decoroso per fare attività politica?
Ciò legittima tutti ad andare in pigiama o ciabatte dentro una Istituzione?
In effetti qualcuno sempre dei 5 tasche lo ha fatto persino in Parlamento, ma è stato ripreso.
In Sardegna invece tutto è lecito per i voti?
Online fans non propina solo bellezza ma è una piattaforma per attivare ‘ormoni solitari’.
Come si concilia questo con il ruolo di una maestra di asilo?