Sono pochi i registi in Italia che fanno un cinema civile e che cercano di mantenere viva la memoria storica. Uno di questi è Giuseppe Ferrara, in passato girò “Il caso Moro” e “Cento giorni a Palermo” sul generale Dalla Chiesa. In questo film racconta la vicenda del sindacalista italsider Guido Rossa, assassinato il 24 Gennaio 1979 dalle brigate rosse. La sua colpa? quella di essersi opposto all’ingresso dell’estremismo nelle fabbriche e di aver denunciato un suo collega, Francesco Berardi, “il postino” delle br, che aveva il compito di diffondere i volantini che invitavano ad aderire alla lotta armata.Inizialmente i brigatisti pensarono di gambizzarlo, ma un appartenente al commando – Riccardo Dura – decise di ucciderlo. Il film, drammatico e molto forte, mostra la solitudine di quest’uomo, abbandonato nel momento in cui decide di denunciare Berardi anche dai suoi colleghi. Ferrara, rispetto ad altri registi, pensiamo a Marco Bellocchio, è meno indulgente nei confronti dei brigatisti, descrivendoli non come compagni che sbagliano, ma mostrandoli per quello che erano: spietati sicari che, lo scrive nei titoli di coda, “hanno contribuito a spostare a destra il paese”.
Film imperfetto, in alcuni momenti ha un taglio televisivo, ma necessario, ha il merito di ripercorrere alcune tra le pagine più buie della nostra storia, ricordandoci che in Italia sono esistiti uomini come Guido Rossa. Realizzato con il patrocinio dell’associazione per il centenario della Cgil, è un film consigliato ai giovani che di quegli anni non sanno niente e sarebbe importane programmarlo nelle scuole.
Di Giuseppe Ferrara, con Massimo Ghini, Anna Galliena, Gianmarco Tognazzi.
di Mario Cadoni