di Paolo Maninchedda
Nelle aule rarefatte, ovattate e incravattate del Senato della Repubblica Italiana, prosegue l’intensa, secolare e mai sopita attività di programmatica fregatura della Sardegna. Perché la Sardegna viene fregata? Perché evidentemente è facile fregarla. Perché è facile fregarla? Perché dai tempi di Biancaneve, gli orfani biologici e di pensiero, pur di avere una mamma, amano le matrigne anche se sono perfide. Diventare grandi no? No, la mamma è sempre la mamma, tanto più quando è graziosamente ladra.
L’ultimo episodio di questa umiliante storia è l’approvazione in Commissione di un emendamento al cosiddetto Decreto Spalmaincentivi, con il quale emendamento si prevede di abolire le macrozone Sardegna e Sicilia, mandando così a competere tutti gli impianti elettrici isolani con quelli della penisola (di cui alcuni protetti e incentivati, cioè ben protetti dal mercato), ma nel contempo “si salvano” tutti gli impianti siciliani sopra i 50 MW che vengono dichiarati essenziali – cioè destinatari di un privilegio che consiste nella copertura di tutti i costi di produzione (lo stesso privilegio che oggi è l’unica ancora di salvataggio per E.On a Porto Torres, Enel nel Sulcis, Ottanaenergia a Ottana). Si noti che la ‘protezione sicula’ viene realizzata con un provvedimento legislativo e non amministrativo, come è avvenuto fino ad ora per l’essenzialità con atti stipulati tra Terna e Autorità. Di conseguenza, i sardi vengono mandati a competere senga gas e nelle peggiori condizioni economiche degli ultimi cinquant’anni – i valori dell’edilizia, per fare un esempio, sono tornati a quelli degli anni Sessanta, mentre i siciliani vengono protetti dallo stato con una legge. I Sardi dovranno andare a elemosinare la Grazia dalla dott.ssa Romano e da Pinocchio De Vincenti, i siciliani si faranno le vacanze.
Si noti che la Giunta Pigliaru, subodorando fregature elettriche in agguato, aveva assunto la delibera n.17/14 del 13.05.2014, con la quale aveva dichiarato di volere difendere i regimi di essenzialità di tutti gli impianti sardi fino all’arrivo del metano. La risposta italiana non si è fatta attendere: per legge si prevede di salvare l’essenzialità in Sicilia e di affidare invece la Sardegna al negoziato questuante.
Nelle commissioni Ambiente e Industria del Senato della Repubblica italiana non siede nessun sardo.
Domani vedrò Luciano Uras e Silvio Lai (quelli che hanno salvato cantieri comunali e verdi) e chiederò loro di sdraiarsi sui banchi del Senato se non verranno garantiti agli impianti sardi, di qualunque taglia, dimensione, forma e colore, gli stessi privilegi degli impianti siculi.
Questo il testo dell’emendamento approvato:
“Dopo il comma 3, inserire il seguente comma:
«4. Fino all’entrata in operatività dell’elettrodotto 380 kV ’’Sorgente-Rizziconi’’ tra la Sicilia e il Continente e degli altri interventi finalizzati al significativo incremento della capacità di interconnessione tra la rete elettrica siciliana e quella peninsulare, le unità di produzione di energia elettrica, con esclusione di quelle rinnovabili non programmabili, di potenza superiore a 50 MW ubicate in Sicilia, sono considerate risorse essenziali per la sicurezza del sistema elettrico ed hanno l’obbligo di offerta sul mercato del giorno prima.
Le modalità di offerta e remunerazione di tali unità sono definite o ridefinite e rese pubbliche dall’Autorità per l’energia elettrica il gas e il sistema idrico, entro 60 giorni dall’entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto, seguendo il criterio di puntuale riconoscimento per singola unita’ produttiva dei costi variabili e dei costi fissi di natura operativa e di equa remunerazione del capitale netto residuo investito riconducibile alle stesse unità, in modo da assicurare la riduzione degli oneri per il sistema elettrico. In attesa di una riforma organica della disciplina degli sbilanciamenti nell’ambito del mercato dei servizi di dispacciamento, l’Autorità per l’Energia Elettrica ed il GAS ed il Sistema Idrico procede entro 60 giorni a rimuovere le macrozone Sicilia e Sardegna.»
Questa è l’ennesima conferma che loro continuano a fare i loro porci comodi e di noi “PEONES” non si preoccupano…Dobbiamo assolutamente diventare INDIPENDENTI..il più presto possibile..A INNANTIS..
Era da tempo che non si sentivano ragionamenti al netto delle appartenenze politiche. Avanti tutta. Credo che Luciano Uras, sia persona capace di farsi carico di quanto da te evidenziato. Spero anche Lai.
Dobbiamo dare un voto all’(in)efficienza energetica dei nostri parlamentari? Chi legge in questo spazio di queste storture che cosa può fare? Perché noi sardi stiamo sempre a subodorare le fregature e non riusciamo mai a giocare d’anticipo? Siamo sempre e solo vittime, colpevoli di non pensare, non fare, non decidere. E questo ci sta stancando. Fregare è una parola zozza, significa strofinare, perchè chi strofina amoreggia, per mantenere disagi, per spalmare istanze democratiche d’uguaglianza su uno strato di malessere sociale da infuocare e da cui trarre vantaggio, trattando con complicità sulle fregature che ci verranno inflitte… Paolo, non ricordo se c’è stato modo di parlarne, ma ribadisco che per me i politici si dividono in due categorie: ci sono quelli nati per fare opposizione, brillanti nella contrapposizione, ma ad essi non potrà mai essere assegnato alcun ruolo di governo, a qualsiasi livello, perché non combineranno mai niente. Non rinnovabili in partenza, ma noi li votiamo, e li rendiamo inesauribili. Ci sono quelli nati per decidere, col piglio del governo, critici della ragion pratica ma ai quali interessa fondamentalmente decidere (nel bene e nel male), che vanno dritti come speriamo il superveloce Atr 365 Cagliari-Sassari. Il motivo per cui lei professore sta al governo, ed è ciò che rende bella, libera e aperta a tutti per passione la politica, per chi ci crede, e per cui un docente di filologia può occuparsi di infrastrutture, di vertenza entrate, di energia… è che gli elettori l’hanno ascritta alla seconda categoria. Cosa si può rimproverare ai siciliani che legiferano in forza del loro statuto autonomo, riuscendo a superare il normativismo camaleontico dello stato, che danno senso compiuto alla loro specificità? Secondo lei a quale categoria appartengono, alla prima o alla seconda? Cosa ci dice a proposito di questo:
“L’articolo 38 dello Statuto stabilisce che lo Stato è tenuto a versare annualmente alla Regione (Sicilia), a titolo di solidarietà nazionale, una somma da impiegarsi, in base ad un piano economico, nell’esecuzione di lavori pubblici. Questa somma tenderà a bilanciare il minore ammontare dei redditi di lavoro nella Regione in confronto alla media nazionale”. Almeno fino al 2022.
http://legxv.camera.it/cartellecomuni/leg14/RapportoAttivitaCommissioni/testi/05/05_cap14_sch04.htm
Noi cittadini prendiamo atto ogni giorno di un quadro desolante in cui assistiamo a una paralisi dell’interessamento pubblico, e siccome voi politici avete il dovere di agire in accordo, pagate tutti, da chi s’impegna come lei professore, e chi nulla fa. Non è colpa della gente se non riuscite a gestire il ritmo del cambiamento, se l’economia sarda è a un punto morto, se rischiamo il lavoro tutti i giorni, chi lo perde non lo ritrova, non abbiamo diritto d’opzione e ogni prospettiva è scoraggiante. Nel decreto infrastrutture che uscirà negli prossimi giorni ci saranno anche altre sorprese amare per la Sardegna… ma tanto ne riparlerà lei stesso.