Quest’anno farò uno dei corsi della laurea magistrale sul Quaderno 13 di Antonio Gramsci, quello che la vulgata conosce come dedicato al Nuovo Principe.
Sto concludendo la preparazione dei materiali didattici e mi ha assalito un’amarezza profondissima, quasi un’afflizione.
Gli studiosi di Gramsci si sono scannati per conquistare la palma del migliore interprete: anche questo, uno spettacolo indegno. Una gloriosa casa editrice ha succhiato a un importante istituto finanziario una quantità di soldi indicibile per produrre edizioni di più che dubbia validità. Io non sono riuscito a convincere l’editore dell’Unione Sarda a rendere disponibili e accessibili in rete le riproduzioni fotografiche dei Quaderni dell’edizione fotostatica curata dal giornale, cosa che riceverebbe un plauso mondiale. Non sono riuscito a farlo per pigrizia, non perché abbia avuto una risposta negativa. Non sono riuscito a iscrivere la pratica all’ordine del giorno, tutto qui.
Su Gramsci si sono fatte carriere universitarie con un calcolo e una freddezza che la drammaticità della vicenda e la grandezza del pensiero non meritavano.
Apprezzo molto quattro studiosi: Giuseppe Vacca, Aldo Natoli, Chiara Daniele e Franco Lo Piparo e rendo merito a Valentino Gerratana per la sua edizione.
Leggere Gramsci, che è distantissimo da me per lo schematismo con cui legge la storia, vuol dire soffrire e interrogarsi sui rapporti più intimi, perché Nino, come lo chiamavano e vien da piangere a sentire il diminutivo di un uomo grandissimo, è stato tradito un attimo dopo la morte.
Giuseppe Vacca ricorda che Gramsci aveva affidato alla cognata Tania il compito di escludere Togliatti dal possesso e dalla cura dei suoi manoscritti e di affidarsi al giudizio e all’opera di Piero Sraffa, economista, suo amico e agente del Kgb, nonché uomo di strettissima osservanza togliattiana.
Gramsci muore il 27 aprile del 1937. Già a luglio dello stesso anno Togliatti stava leggendo i Quaderni e solo nel dicembre del 1938 tutte le carte raggiunsero la moglie Giulia a Mosca, con una messinscena organizzata dal partito. Inizia così una vicenda che è inutile ripercorrere interamente.
Il cuore del problema è che Sraffa non era ciò che Gramsci pensava che fosse. Gramsci aveva capito che Togliatti lo aveva isolato (a torto o a ragione, come dicono gli storici del periodo stalinista), ma non aveva capito che Sraffa fosse interamente implicato nella rete del suo amico-rivale. E qui sta il punto: non sapere riconoscere i veri volti degli amici al punto da subire impotenti, dopo la morte, la manipolazione della propria esperienza storica fatta da chi non l’ha rispettata. Ma c’è una questione più profonda: si può essere amici quando si combatte per il potere? Togliatti ammirava Gramsci, ma in qualche modo lo subiva anche, perché era più profondo di lui e tatticamente più intelligente. Brutta cosa incontrare un grand’uomo quando non si è lavorato adeguatamente sull’invidia. Conosco e ho conosciuto persone che quando parlano di arte sono dottor Jekill e quando discutono di potere sono Hyde. Mi sono convinto che la vera natura degli uomini emerge quando hanno potere. Quando sono deboli, spesso sono finti. Gramsci non subì la deformazione intellettiva che purtroppo patiscono molti carcerati e cioè quella di considerare amici i carnefici e nemici gli amici. È questa la versione detentiva della sindrome di Stoccolma, ma Gramsci non ne fu vittima, anzi. E Togliatti, in silenzio, ammirò e invidiò anche questa forza: Gramsci non chiese mai la Grazia ai fascisti ma neanche si inchinò troppo ai sovietici. Il Migliore, il realista per eccellenza, forse lo avrebbe fatto.
Ammiro Gramsci, ne ammiro la gigantesca onestà d’animo e ho imparato da lui a essere più esigente con gli amici. Adesso frequento solo quelli che, allo stato delle cose, immagino non mi abbandonerebbero mai. Sono pochissimi.
…pochissimi…
Grazie Professore. Penso a quei giovani fortunati che seguiranno le sue lezioni.
Ci sta insegnando il piacere di conoscere..
A vivere con curiosità
Ho potuto conoscere la vicenda di Gramsci tramite i libri di Luigi Nieddu. Ritengo che sia stato tra i primi a documentare i tradimenti dei cosiddetti “amici” . Le sua analisi Vella documentazione ritrovata dovrebbero essere più conosciuti.
Caro Paolo, questi fatti avvenuti parecchio tempo fa ( e la storia ha il suo peso ) da te descritti personalmente mi ricorda quanto avvenuto pochi anni fa . Tramatza 2019 . Una sera .
Buongiorno, ho compreso e ammirato Gramsci grazie al libro di Giuseppe Fiori: “Vita di Antonio Gramsci”.
Si professore, un vero e sincero realista, ho visto su ray play “Vita di A. Gramsci” mi ha aiutato a capire quel tradimento,quanta sofferenza e altrettanta forza in uomo cosi grande, si può ancora sperare ed emozionarsi anche per le sconfitte o le ingiustizie che la vita riserva a tutti se come Nino rimaniamo fedeli a noi stessi e al nostro prossimo.
Maninchedda esprime una profonda e realistica riflessione partendo dalla vicenda umana e politica di Gramsci, che a tutt’oggi viene spesso tradito, abusato e strumentalizzato, spesso da chi non lo conosce o pensa solo perché ne ha leggiucchiato qualche scritto di poterlo citare o addirittura scriverne, attraverso i “copia/incolla”…. o da chi non lo ha capito anche tra chi in politica se ne riempie la bocca e ne tradisce nei fatti il pensiero…
Così era e così è l’indole dei più, governati dall’invidia che come diceva Dante “s’ammoglia” ad ogni male…..ogni tanto compare un “veltro”, ma viene ucciso!!!
Applausi 👏 👏 👏
Sarebbe altrettanto interessante una rilettura apartitica e libera di “Marcia su Roma e dintorni”. Un’analisi critica sul “democratico” e sul fascismo della seconda ora.
Siamo pur sempre figli loro (alcuni più di altri).
E il mondo continua a girare intorno a se stesso, con regolari eclissi di luna e di sole.
Pensiero illuminato,amicizie non sempre fedeli,invidie umane nascoste da simil-perbenismo o peggio veicolo di potere : umanità variegata che corrode l’entourage di chi ha una marcia in più ,atteggiamenti senza tempo , che hanno inquinato ed inquinano tutte le comunità!!!!!!
Purtroppo questa è la vita .
Bellissimo articolo complimenti