Il 7 settembre è stato raggiunto un accordo in Conferenza Stato Regioni tra il Governo italiano e le Regioni su questo tema: riordino dei punti di raccolta del gioco pubblico.
Il Governo italiano ha parlato subito di grande risultato di lotta alla ludopatia.
Dopo poco più di un mese sono riuscito a leggere bene le carte e, francamente, non c’è traccia di alcuna lotta alla ludopatia.
Hanno ragione le associazioni cattoliche e le associazioni antiusura a dire che l’intesa non serve a molto. Si è deciso, come ha dichiarato il Presidente dell’Anci: «Il dimezzamento in 3 anni dei punti gioco, con la rottamazione delle macchinette più vecchie che verranno rimpiazzate con altre collegate con i Monopoli di Stato; la possibilità dei Sindaci di decidere le fasce orarie di chiusura, fino a 6 ore consecutive al giorno, imponendo la distanza da luoghi sensibili come scuole e chiese; l’aumento della qualità e della sicurezza dei punti gioco nei quali dovrà essere assicurato un accesso selettivo».
Poco, veramente poco, rispetto a un’epidemia che anche in Sardegna sta rovinando migliaia di famiglie. I giochi d’azzardo creano dipendenza come la droga. Non a caso un dipendente su tre da ludopatia commette reati, intorno al mondo delle macchinette trionfano gli usurai e si immolano tanti titolari di piccole imprese, allettati dalla sirena della vincita facile e risolutiva di tutti i problemi.
In Sardegna sta diventando una piaga sociale, un vaiolo che infesta ogni bar di periferia nei quali si vede girare tutti i giorni lo stesso film dell’abbruttimento, della discesa agli inferi di persone che prima conducevano una vita normale.
Lo Stato italiano incassa 10,5 miliardi l’anno da questo business della malattia; la Regione Sardegna ha ottenuto proprio con le norme di attuazione dell’art. 8 di incassare le proprie compartecipazioni anche sul gioco di azzardo.
L’unica scelta da fare, togliere la gestione del gioco d’azzardo alle società commerciali, non è stata fatta.
L’altra scelta da fare, che ugualmente non è stata fatta, è proibire il gioco e decidere di non guadagnarci sopra.
Invece no. Siamo di fronte alla promozione di massa del gioco d’azzardo affidato in concessione a privati.
Lo Stato italiano si concede di uccidere i suoi cittadini nel nome dei soldi pubblici. Tra le casse dello Stato, tra le cose, e le persone, o meglio, tra gli apparati e le persone, si sceglie l’apparato, il meccanismo, e si tritano come agnelli sacrificali le persone, noi, i nostri amici, tutti i deboli della terra, prima carne da cannone, oggi carne da fisco.
Nello Stato sardo che vorremmo costruire, prima ci saranno le persone poi le cose, prima la salute poi le entrate fiscali.