Ieri, nel parlamento italiano, è andata in scena la paura. Dopo tanti proclami garantisti del Pd, di Italia Viva e di singoli parlamentari, al momento del voto sulla proposta del deputato di Forza Italia Costa, Italia Viva ha non ha votato e dunque la legge che avrebbe abolito la legge Bonafede che oggi garantisce il fine-processo-mai dell’Italia, non è stata approvata. Mi sento lontanissimo da chi baratta il rinvio delle temute elezioni con i diritti individuali. Oggi Bonafede tiene tutti sotto gli anfibi della polizia giudiziaria e sotto la toga dei Pubblici ministeri (non di tutti, ma di molti) in cambio della durata del governo Conte.
Per capire la portata di questo massacro del Diritto, voglio far notare oggi, sospendendo il commento settimanale all’ordinanza cautelare della Procura di Oristano, che se attualmente il processo non ha fine è anche perché le indagini non hanno mai fine.
Forse è bene ricordare un dato che molti cittadini della Repubblica italiana non conoscono. Oggi, se un Pubblico Ministero lo desidera, può indagare per anni su una persona senza notificargli alcun avviso di garanzia, cioè può spiarlo in attesa che commetta un reato. Illustro come ciò può avvenire.
Le indagini hanno sempre due origini: o una denuncia o un rapporto della Polizia giudiziaria. In quest’ultimo caso, niente impedisce al PM di ‘sollecitarlo’, qualora desideri comunque aprire un fascicolo contro qualcuno, anche utilizzando strumentalmente le cosiddette “fonti confidenziali” della Polizia giudiziaria, sulle quali non mi pronuncio perché immagino che ciascuno ne abbia un’idea adeguata.
Se il Pm non fa atti per i quali è necessaria la presenza del difensore (perquisizioni, sequestri o interrogatori), può indagare sulla persona-bersaglio, con una serie di accorgimenti procedurali che non sto a riassumere, per circa due anni senza inviare alcun avviso di garanzia all’interessato.
Ma, attenzione, anche il limite massimo di due anni per le indagini preliminari, è tassativo? Cioè: cosa succederebbe al magistrato che, poniamo, indaghi per quattro anni su una persona e poi gli invii, col fine indagini, l’avviso di garanzia? Il massimo che può accadergli, a leggere le sentenze della Corte di cassazione, è che perderebbe tutto ciò che ha acquisito nell’inchiesta oltre i due anni dal momento nel quale ha iscritto la persona nel registro degli indagati. Anche a questo, però, c’è un rimedio: basta che il PM inizi le indagini contro ignoti e vada avanti così per due anni o per quanti ritenga necessario fare.
Normalmente, il PM può indagare su una persona, mettiamo per associazione a delinquere, per 6 mesi senza inviargli l’avviso di garanzia; nel momento in cui chiede il rinnovo delle indagini, dovrebbe obbligatoriamente inviarlo, ma se non lo invia, che cosa accade? La Cassazione ha previsto che si possa agire sul piano disciplinare contro il Magistrato, cioè l’indagato può segnalare la cosa al Csm che al massimo potrebbe fare totò al magistrato in questione. Tuttavia, c’è un modo anche per evitare lo sculaccione. Il Pm callidissimo potrebbe aprire a carico di una persona un fascicolo per sei mesi e poi non chiedere né il rinnovo delle indagini né l’archiviazione. Sono i cosiddetti, mi ha spiegato un ex magistrato, “fascicoli tenuti sulla sedia”, i fascicoli tenuti inattivi in attesa che l’attività di spionaggio rivolta all’indagato produca una scintilla che consenta di rianimarli.
E dunque, in questo Paese feroce e ipocrita, si sta arrivando, sotto la gestione Bonafede e con il ricatto che o ci si consegna alle Procure o cade il Governo, a questo stato di cose: fine indagini mai; garanzie della difesa labili e revocabili e comunque violabili senza sanzione; processo infinito o azione dell’accusa infinita (data l’illimitata durata di fatto delle indagini, finito un processo, se mai si riesce a farlo finire, se ne fa un altro e così via), impunità per i Pm che non avvisano gli indagati e indagano per tutto il tempo che vogliono, validità delle indagini anche dinanzi alla violazione dei diritti di difesa. Siamo in un Paese civile? No.
La questione giustizia in Italia è una delle più rilevanti e spinose. Da quando la politica ha abdicato al proprio ruolo e l’argomento è divenuto tifo da stadio, magari per colpire questo o quel personaggio, viviamo in un paese nel quale non finire sotto indagine può ritenersi una fortuna. Al pari, quasi, del non contrarre una malattia grave. Purtroppo in pochi se ne rendono conto. O perchè ritengono che così si puniscono i politici cattivoni (che con i loro mezzi ben hanno l’opportunità di difendersi e sopravvivere) o perchè credono, magari in perfetta buona fede, che a loro non capiterà mai. Glielo auguro perchè quando si finisce in quel tritacarne difficilmente, aldilà dell’innocenza o proprio quando si è innocenti, se ne esce integri. Mai dimenticarsi che norme come quella commentata nell’articolo, o le prassi ricordate sempre nell’articolo, valgono per tutti.
Purtroppo a parte casi sporadici come molti degli articoli che ultimamente sto leggendo su questo blog, la vigliaccheria la paura, il plagio nei confronti del potere fanno si che di questo argomento si parli seriamente, con cognizione di causa e senza pregiudizi veramente poco. La stampa tutta raramente lo fa. Non so perchè ma mi viene in mente Lavrentij Pavlovič Berija. Complimenti per il coraggio e la lucidità delle analisi.
Questa è la cosa che più mi manda in bestia magistrati e PM non hanno nessun conseguenza quando indagano, arrestano, condannano persone innocenti rovinando il destino e la reputazione spesso per sempre facendo spendere centinaia di migliaia di euro agli Innocenti per la difesa che nessuno risarcirà mai.
Il famoso pm dei VIP (non lo nomino apposta) credo abbia una percentuale di insuccessi del 90% e continua ad esercitare.