Oggi la notizia è che la Sardegna è la quarta regione d’Italia nel rapporto tra numero dei tamponi e numero di positivi.
La notizia taciuta è che la malattia è molto più diffusa al Nord e nei paesi che hanno rapporti col Sassarese che al Sud. Esattamente come era all’inizio, quando si ignorò il focolaio sassarese.
L’altra notizia taciuta è che altre regioni d’Italia hanno avuto flussi turistici estivi importanti ma non hanno oggi i picchi di contagio sardi.
Insomma, sarebbe facile dimostrare la vera notizia: la pessima gestione politica dell’emergenza sanitaria, l’indeguatezza dell’Assessore, la debolezza culturale e gestionale della dirigenza sanitaria, la ripresa di una lottizzazione millimetrica di ogni ruolo gestionale, la confusione che ha colpito il Presidente della Regione per aver inanellato in un anno tre gravi insuccessi per insipienza e per inconsistenza dei collaboratori (continuità territoriale, energia e sanità).
L’espressione di Solinas è passata da tronfia e sorniona a impaurita e confusa, la stessa che i suoi predecessori hanno messo su dopo almeno tre anni di governo.
Qui fissiamo un primo punto: la sanità in Sardegna è in condizioni pietose, gravi e pericolose, lo è per l’attuale grave incapacità gestionale dei suoi vertici politici e gestionali (con non pochi imbarazzi di quelli amministrativi), e per il perdurare di uno scontro politico per l’egemonia che da vent’anni contrappone due gruppi di potere sanitario (uno di ascendenza comunista e l’altro di discendenza massonica o veterodemocristiana) che a seconda di chi vince le elezioni cambia le proprie insegne. Ma nessuno, dico nessuno, lega la crisi sanitaria con la gestione politica della sanità. Questo accade col finanziamento pubblico degli organi di informazione.
Poi c’è la crisi della magistratura, di cui nessuno parla.
Le carte Palamara sono state tombate, quelle che erano e sono in grado di mettere in difficoltà le pessime consuetudini di parlamentari e magistrati anche sardi. Sulla confessione di Mario Chiesa si è cambiata l’Italia falciando un’intera classe politica. Sulle carte Palamara si è messa in atto la più forte censura e copertura che la storia recente abbia mai conosciuto.
Quanti sono i magistrati sardi iscritti al registro degli indagati in giro per l’Italia?
Per i cronisti di giudiziaria che non vivono facendo i megafoni dei Pm sarebbe semplice saperlo e anche conoscere su che cosa e perché sono indagati.
Invece no.
Tutto silenziato.
Se l’indagato è Maninchedda, titolone e riprese per giorni nelle cronache (a Oristano c’è un corrispondente che quando scriveva di me, cercava a ritroso anche le monellerie dell’asilo, quando oggi scrive di altri ha gravi amnesie su scelte politche e sanitarie a dir poco imbarazzanti, lacune storiche profonde, attacchi di vestitini di saliva ai limiti dell’osceno).
Se invece l’indagato è un magistrato o un grembiulato loggiato o un marchese della ricchezza, allora omertà e censura.
Questo spiega perché la notizia dell’indagine sulla Saras, che è solo un piccolo spaccato di ciò che accade nei porti di tutte le isole del Mediterraneo, è stata data da Repubblica e non da un giornale sardo. E spiega anche perché il Tg3, questa noiosa ripetizione delle notizie già dette e già date, ha dato conto dell’indagine coprendola con le dichiarazioni dell’Associazione dei petrolieri italiani (oggi bisogna leggere Lissia sulla Nuova, ma anche Lissia da un po’ scrive pochissimo).
I sardi devono sapere che sono pessimamente informati, abilmente manipolati, fortemente esposti se privi di potere o di resistenza o di capacità di lotta.
Che legame c’è tra la crisi della magistratura – cioè tra l’assenza di giustizia-giusta – e la crisi sanitaria sarda?
Non vi sono reati in uno scontro politico, ma nell’incapacità di fronteggiare le situazioni e nelle influenze esercitate per mettere i peggiori nei posti di massima responsabilità qualche responsabilità c’è. O no?
Per un lunghissimo periodo l’azione giudiziaria in Sardegna è stata politicamente orientata. Colpiva e ha colpito alcuni e ha salvato altri.
Un esempio?
Come mai non si è mai agito sull’affidamento su base fiduciaria degli incarichi di progettazione della Sassari-Olbia, assegnati dalla Giunta Cappellacci e revocati dalla Giunta Pigliaru?
Mistero della fede!
Oggi, il problema della giustizia è la logica.
Ma com’è che si mette sotto accusa il contributo alla Tursport e non l’abbassamento dei requisiti richiesti per fare i commissari nelle Asl?
Ma com’è che in una situazione caotica come quella sarda non si indaga per sapere chi ha avuto la bella pensata di nominare i commissari Asl in Sardegna sulla base di una legge speciale pensata per la Calabria?
Oppure le responsabilità si cercano (con ragionamenti politico-giudiziari o viziati da ignoranza o da malizia) solo quando si devono colpire gli indipendenti dai grambiuli e gli indipendentisti sardi?
Com’è che si nota, perché è sotto gli occhi di tutti, che si assumono decisioni contraddittorie sull’epidemia in corso, alcune anche a buona resa economica, e non si cerca almeno di capire?
Com’è che si leggono tutti i giorni sui giornali le proteste sindacali per una gestione del personale tanto illogica quanto monarchica e inefficace e non si fa nulla? Nessuna domanda? Bene, se ne prende atto.
Com’è che i giornali parlano da giorni di lottizzazioni politiche sanitarie e tutto tace, mentre in diverse inchieste pregresse metodi ben più severi di selezione della dirigenza sono stati sospettati di illiceità? Cos’è cambiato, il Codice di Procedura Penale?
Com’è che il Codice di Procedura Penale vieta di assumere le dicerie come detonatori di inchieste e invece in non poche inchieste le dicerie sono state cercate e registrate e oggi che vengono proclamate col megafono non generano nulla?
Di questo e di altro bisogna essere consapevoli. Non basta essere giusti; non basta resistere; bisogna anche smascherare l’ipocrisia di Stato, la pigrizia di toga, l’incompetenza di camice. Ci vogliono ‘bottoni’!