Oggi ci tocca leggere l’intervista indignata di Giuseppe Conte sul Corriere della Sera.
Non è per niente istruttiva per nessuno, o meglio, può esserlo a contrariis.
Conte è un politico politicamente vendicativo, cioè ciò che un politico non deve mai essere (lo dico per quei sardi che, quando vincono, non fanno prigionieri: è la strada giusta per l’inferno), per cui è noioso leggerlo, si sa già dalla prima parola quale sarà l’ultima, si conoscono in anticipo gli alibi, le superfetazioni, le architetture ideologiche messe in campo per nascondere un fatto istintivo: Renzi gli sta sulle palle perché lo ha fatto cadere da Presidente del Consiglio.
Ho conosciuto vecchi leader democristiani e comunisti, untuosi fino all’alluce i primi e rigidi da palo rettocervicale i secondi, che sapevano mascherare l’odio dietro tonnellate di acqua santa, vasellina e perbenismo ideologico, capacissimi di tenersi vicino uomini marci, cui la celebre lobby gay del vaticano spazzerebbe casa, ma di perseguitare chi li avesse sbertucciati durante un evento pubblico.
Sono tutti finiti male: morti soli e tristi.
E ho conosciuto, invece, uomini di potere puri, nati per comandare, strateghi veri, che curavano di non umiliare il nemico, di lasciargli sempre uno spazio di libertà e di agibilità, in modo da averlo sempre come avversario, ma mai come nemico. La democrazia è un sistema che funziona se vincono tutti in misura differente, ma tutti; se la si trasforma nel sistema “chi vince prende tutto”, il sistema implode sotto i colpi di uno scontro violentissimo. La Sardegna è dentro questo scontro.
Giuseppe Conte ignora questa saggezza e si vede.
Ma ciò che oggi mi ha colpito è questa sua dichiarazione:
«Noi siamo in politica per contrastare la perniciosa contaminazione con gli affari, per introdurre una cristallina legge sul conflitto di interessi e sulla regolazione delle lobby».
Ma davvero?
L’altro giorno c’era in Sardegna una troupe di Report che faceva interviste sull’eolico off shore in Sardegna.
Conte è interessato all’argomento?
Conte sa che spesso i manager delle grandi imprese vengono liquidati con azioni e che queste azioni, il più delle volte per ragioni fiscali, finiscono in un trust, cioè vengono affidate a un fiduciario in modo da non essere immediatamente riconducibili al proprietario; e sa, Conte, che queste azioni spesso fanno dei giri immensi e poi ritornano, come i grandi amori? Lo sa Conte?
Vediamo un’altra storia utile per una seria analisi del moralismo e dell’ipocrisia in politica.
C’era una volta Cappuccetto Rosso che aveva messo su una società per coltivare mirtilli nel bosco. A differenza della favola, Cappuccetto aveva come socio il Lupo. Cappuccetto, per i casi della storia, diviene sindaco del suo paesello e chi va a nominare capo della sua amministrazione? Il Lupo, proprio il suo lupetto, il quale si girò verso Conte, presente alla cerimonia di insediamento, e lo mandò a c….e.
Ho molta pietà per le miserie umane, molta, perché ho bisogno anch’io di perdono e di misericordia, unica strada per sconfiggere i propri demoni, però non posso tacere quando i lupi si fingono agnelli.
Sì, ma non ho capito chi sei. Scrivimi qui maninchedda@gmail.com
Ciao Paolo, leggo con interesse ciò che scrivi quotidianamente, e quello che hai scritto oggi mi ha fatto riflettere. Mi farebbe piacere vederti quando passi per Macomer, penso tu ricordi dove abito, ciao buona giornata