Ieri LeccoRai Sardegna ha dato, slurp, quasi di fretta, slurp, la notizia del rinvio a giudizio del presidente Solinas per abuso di ufficio. Ho rischiato di non sentirla se non fosse stato che simultaneamente, mentre andavano le immagini, nel mio televisore il demonietto di casa (lo spiritello domestico che nelle case dei sardi sbriga le faccende più onerose), che sa che cosa ci piace e che cosa no, ha fatto partire musica e testo di “In ginocchio da te”.
Posto che personalmente non darei notizia dei fatti giudiziari se non dopo lo svolgimento almeno del primo grado di giudizio, sono legittimato a un cospicuo avvinghiamento scrotale con rigonfiamento bufalico, quando vedo i potenti accarezzati e i poveracci dilaniati dai media-salivari pagati anche da me.
A me non interessano, per la dermatite atopica che mi scatenano le toghe, i tribunali, interessa la vicenda, che ha un notevole sapore politico e di cui, per primo, mi occupai con il nostro cronista da Viale Trento, Mastr’Anghelu Santoru.
Il valore politico della vicenda è esplicito e si traduce in un disegno: il controllo politico dell’amministrazione regionale. Sebbene non siano mancati nella storia esempi di microtirannidi burocratiche esercitate da burocrati incarogniti nella loro funzione, quello di Solinas non è un fallo di reazione, non è una sorta di riflesso difensivo ad un’amministrazione sabotatrice e infedele. No. La sua è una teoria, è un piano e consiste nel controllo dell’amministrazione, nella fine della dialettica tra indirizzo politico e praticabilità amministrativa, che non è altro che la garanzia della legalità. L’effetto del supremo controllo è stato il trionfo dei sotto soglia e delle assunzioni con solo colloquio.
L’ossessione del controllo porta a strafare, porta al concorso di Laore, porta alla modifica delle leggi a sanatoria retroattiva ma anche, contemporaneamente, alla subordinazione politica, perché chi guarda troppo i microbi, non vede gli elefanti, chi vuole controllare anche l’acquisto delle penne, non può che affidare a terzi (la Lega) le strategie generali. I risultati sono sotto gli occhi di tutti, anche per chi pensava di raccogliere allori. Il Pd’az mangiatutto alle ultime politiche ha preso poco più di un punto in più della compagnia variopinta e articolata di senza potere che ha votato Francesca Ghirra.
L’ossessione del controllo sveglia i poteri di controllo, ma questo i bulimici del potere lo capiscono solo dopo.
Chi aderirebbe alla nuova e libera Repubblica della Sardegna.?
Ma a questo punto si indagherà anche sul concorso Laore o continueranno ad attingere all’infinito da quella graduatoria, nonostante siano presenti parecchie irregolarità?