E meno male che il decreto aprile-maggio del governo italiano doveva essere il governo della semplificazione! Qualcosa come un centinaio di pagine dove il nero si scontra col bianco e insieme non fanno neanche un grigio.
Facciamo qualche esempio molto efficace che ieri ha fatto il giro della rete e oggi è su più di un giornale.
Se hai tenuto l’azienda aperta e ti sei sforzato di adeguarti ai provvedimenti di distanziamento sociale, e hai fatto investimenti, non prendi nulla perché magari hai fatturato.
Se hai fatto asporto e ti sei sforzato tenendo il personale e non lo hai messo in cassa integrazione non prendi nulla perché hai fatturato magari anche solo per pagare gli stipendi.
Se hai messo tutti in cassa integrazione a carico dello stato, non hai speso e non hai guadagnato, lo Stato dà soldi.
Perché si è incapaci di adeguare le leggi alla realtà? Perché uno sguardo realistico rivelerebbe che lo Stato italiano è sbagliato; è sbagliato lo stesso fisco da Nord a Sud; è sbagliato appendere le regioni mediterranee alle regioni continentali; è sbagliato erogare sussidi e non cambiare nulla, ma proprio nulla, dello Stato del sospetto e del lassismo che oggi è l’Italia, in perfetta continuità col passato; è sbagliato promettere semplificazione e sovrapporre burocrazia; è sbagliato far diventare ministri persone ostentatamente mediocri; è sbagliato tenere in carcere alcuni malati di cancro e altri no; è sbagliato e vergognoso il potere fuori controllo della magistratura; è sbagliato far gestire i trasporti della Sardegna dal Ministero delle Infrastrutture dell’Italia.
L’Italia è un Paese sbagliato perché nato da una menzogna, ma per capirlo occorre avere una visione, un pensiero, occorre recuperare ciò che la Sinistra sarda ha abiurato, cioè la coscienza della Nazione sarda, ossia un pensiero sui nostri diritti fondato non sul concesso dall’Italia ma sulla nostra responsabilità.
D’altra parte la Destra sarda, quella degli affarucci, delle leggi ad personam, del saccheggio delle società partecipate, del vuoto per pieno, dei chioschi sul bagnasciuga, delle estati che iniziano il 1 aprile (e non è uno scherzo), degli accordi a bint’ungias col governo italiano, della sanità del “Sì, no, ma, forse” ha espresso un governo regionale, generato e non creato dalla Lega, che balbetta, che trasferisce sui sindaci la sua incapacità di avere un disegno strategico, con assessori ectoplasmatici (dov’è l’assessore dei trasporti? l’assessore dell’agricoltura sta ancora ricontando le pratiche Argea? l’assessore dell’industria riesce a far ripartire un’impresa una, riesce a capire che cosa sta facendo l’Enel? l’assessore degli affari generali – se esiste – sa che il 70% dei comuni sardi con la fibra non può accendere la Rete?) incapaci di andare oltre battute, rassicurazioni, ordinanze notturne, slide, direttori generali dei tornelli e dei fornelli, un governo insomma del presidio del bidone per il bidone, o meglio, del bidone a tutti i costi (ma Solinas o fa un rimpasto veloce e con gente capace o non esce più dal bidone).
Senza un pensiero nazionale della Sardegna, cioè senza un pensiero che leghi i diritti e gli interessi legittimi, la cultura e l’impegno, la terra e l’anima, la capacità di aumentare la ricchezza e le regole necessarie a produrla, si guarda solo il bidone, si chiedono e distribuiscono sussidi, e il disordine dentro e fuori regna sovrano.
A Solinas torna utile il bidone di assessori. Li ha voluti, cercati e ottenuti per uno scopo ben preciso, non può che gioirne. E quando qualcuno alza la testa o prende un po’ di luce, Solinas interviene e lo riporta dove deve stare. Nel bidone.
Se la Sardegna fosse una parte dell’Italia ci sarebbe una continuità territoriale come quella della Corsica con la Francia. Cioè più traghetti quotidiani da ognuno dei 7 porti, invece dei 3 traghetti da e per Livorno, Civittavecchia e magari, a volte, per Genova e Palermo.
Ci sarebbero incentivi e prezzi ridotti per il trasporto di materie prime e di prodotti regionali da esportate.
Ci sarebbero aerei che costano quanto i treni continentali e con la stessa frequenza!
Ci sarebbero ospedali e università di livello internazionale. Ci sarebbero rappresentanti sia nel parlamento nazionale che in quello europeo in numero adeguato.
I sardi dormono sul sogno di vendersi un terreno per campare qualche anno, sulla pensione della nonna, sulla speranza di ottenere qualche sovvenzione per tirare avanti con un progetto misero di sviluppo sostenibile, o sulla creazione di un associazione di volontariato per gestire qualche sito archeologico malmesso o qualche chiosco su una bellissima spiaggia che, però, lo trovi chiuso se vuoi frequentare il mare dopo il 15 settembre!
Svegliatevi e mettetevi a lavorare! Gridate forte i vostri diritti al governo locale, a quello nazionale e a quello europeo che vi aiuterano se vi aiutate voi stessi. Non accettate strade come la 131, la 130, la 125 che non rientrano nei criteri europei in termini di larghezza della corsia, della signaletica né della sicurezza! Non accettate progetti mai finiti, soldi spesi per cattedrali nel deserto, etc. Prima vi mettete al lavoro, prima chiederete di vivere in modo decente, prima avrete un governo efficace. È tutto nelle vostre mani! Bisogna ripetersi sempre quel che diceva il profeta musulmano: “Come sarete sarete governati!”
La Sardegna avrà l’indipendenza quando i sardi capiranno che senza poteri non hanno diritti e quando una potenza europea o mondiale la aiuterà a conquistarla.
Sarebbe lungo, tuttavia la menzogna è quella denunciata da Gobetti contro il fascismo, laddove svelò all’Italia che si stupiva del successo fascista (né più né meno di come si è stupita del successo leghista e grillino) che il fascismo era figlio del nazionalismo risorgimentale, cioè dell’invenzione dell’Italia come nazione che prima si è espressa in letteratura e poi si è compiuta in politica. Il nazionalismo italiano è stata l’idelogia di un’annessione. Ben altro dicevano i federalisti democratici… E Mazzini, repubblicano che fornì il misticismo necessario allo spirito militare dell’Unità, morì, latitante tollerato, forse col dubbio atroce di aver fornito ai Savoia un grande alibi storico e morale.
L’indipendenza la Sardegna non l’avrà. Chi è sardo si sente nell’animo felicemente solo e guarda con occhi disincantati i politici, tutti. Da questa posizione, come tentare di correggere i torti più vistosi? Denunciandoli, come si fa qui, coraggiosamente e apertamente. Operando perché cambi una diffusa cultura, che è anche sarda. Se tutti, o un buon numero di persone, non chiedessero ciò che non spetta, avrebbero di più i bisognosi. E così via. A tratti mi pare che nella Sardegna povera vi fosse un senso morale della comunità che ora manca.
Buongiorno Prof. Maninchedda , circa la sua affermazione “” L’Italia è un Paese sbagliato perché nato da una menzogna ” , in quanto “ignorante” , dove posso trovare materiale da leggere ?
Cordiali saluti
Francesco
La disposizione più ingiusta è data dall’avere perimetrato il fondo perduto tra i ricavi del 2019 e gli analoghi introiti dell’aprile 2020. È evidente che la stragrande maggioranza degli esercizi pubblici ( specie alberghi e ristoranti) della Sardegna non avranno alcunché. Per la Sardegna è necessario il raffronto con il mese di agosto. È una ovvietà.