Solo pensionati, please Il male ha sempre il suo brodo di coltura privilegiato; in Sardegna è la Sanità.
La Sanità sarda è come Lucifero di fronte a Faust: si adatta all’interlocutore, lo accontenta in tutto sia in termini di customer satisfaction che come fugace prestazione occasionale da strada. Lucifero si adatta per convincere.
A Sinistra, ha convinto tutti (finanzieri e magistrati compresi) che la larga tribù clientelare di genealogia progressista dichiarata, ma non verificata all’anagrafe, promossa nella scorsa legislatura a livelli di funzione e di stipendio mai raggiunti prima, fosse una compagnia di infallibili e efficacissimi dirigenti e non invece, quale era, un gruppo politico egemone che faceva del proprio vincolo per il potere la propria forza, come tutte le sette politiche, burocratiche e culturali della storia hanno sempre fatto. Lucifero prima li ha fatti diventare nell’animo come i peggiori forchettoni democristiani, poi li ha convinti che invece erano dei bravissimi dirigenti in precedenza penalizzati dal destino crudele e baro. Erano grassi e lordi di avidità e prepotenza e lui li ha truccati, con lo specchio del baro, da snelli, eleganti, meritevoli.
A Destra, in questa legislatura, Lucifero si è messo in canottiera, con ascelle pelose e non depilate (né areate) da fabbro di fine Ottocento, e si è messo a servire come oste nella taverna delle gare a chi mangia e beve di più. E lui serve e mesce, mesce e serve, ridendo, negli occhi di bragia, per i cervelli che si assottigliano e gli stomaci che si dilatano, per le gonadi che si esibiscono, pingui di presunta virtù, ma in realtà gonfie di varicoceli .
In questa taverna sono state concepite due delle più vergognose disposizioni di legge che la storia sarda e italiana possono ricordare.
Dichiarazione consiliare di violazione di legge Il comma 10 dell’art.47 della nuova legge sulla sanità (LR 24/2020) prevede: «La Giunta regionale non applica l’articolo 5, comma 9, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95».
E qual è la legge 95 del 2020?
È quella che, all’art.5, comma 9, impedisce di reclutare pensionati per incarichi di gestione, di consulenza e di studio, una legge che non dice che è fatto divieto di utilizzare le competenze di una determinata persona perché anziana, cioè non discrimina nessuno in base all’età; dice che chi ha già un suo reddito da pensione non deve ricevere reddito e lavoro aggiuntivi dalla Pubblica amministrazione che invece dovrebbe reclutare chi pensionato non è.
Avete letto e capito benissimo: in una legge regionale, il Consiglio regionale degli abogados, gli avvocati a titolo spagnolo che abbondano in questa legislatura come mai in altre, ha solennemente dichiarato che la Giunta regionale sarda non applica una legge dello Stato. Questa Giunta legibus soluta è la stessa dei direttori generali senza titoli con leggi a sanatoria postume e retroattive; è la stessa dei commissari straordinari che non si limitano all’ordinario; è la stessa degli ospedali pagati vuoto per pieno; è la stessa dei consiglieri regionali con interessi privati diretti in determinati settori che non si astengono dall’occuparsi di questi settori e non di altri; è la stessa degli staff costituiti su titoli incerti; è la stessa dei nominati con contenzioso in atto con la Regione; è la stessa della ripresa del reclutamento privilegiato di personale nei gruppi consiliari; è la stessa dei dirigenti che firmano atti privi di istruttoria; è la stessa dei goffi tentativi di battigiante programmazione urbanistica.
Ma la cosa più bella è la motivazione, che sta al diritto come un papillon posto non su una bella camicia, ma su una canottiera di cotone imbrunita dall’uso. Secondo le callidissime menti degli abogados (i miei colleghi delle facoltà di Giurisprudenza dovrebbero riflettere su che cosa sta uscendo dai loro corsi di laurea, ma è anche vero che nelle Università, come nella scuola, non si boccia più; questo è l’indirizzo dei rettori à la page, i rettori del perlage modaiolo) la Giunta non applica una legge dello Stato in ossequio alla Direttiva UE 2000/78/CE e alla sentenza della Corte di Giustizia sez. VIII, 2 aprile 2020, n. C670/18. Se si va a leggere entrambi i testi si scopre che la Corte non ha per nulla eccepito l’illegittimità della legge italiana, ma ha scritto che per i soli contratti di consulenza e studio (non per quelli gestionali, cioè quelli sovrabbondanti in Regione) deve essere il giudice del riesame (cioè, da noi, il Tar) a verificare che si sia agito per promuovere il lavoro e non con spirito discriminatorio. Invece, i callidissimi consiglieri regionali di maggioranza si sono sostituiti al Tar, con un ragionamento che non fa una grinza: la Giunta nomina i pensionati bisognosi di integrazioni di reddito non applicando la legge nazionale, non procede a valutazioni comparative in vista delle nomine e così nessuno ha titolo per scassare la mentula rivolgendosi al Tar. Un capolavoro!
E arriva la Calabria Ma la nuova legge sarda sulla sanità regala di più, molto di più agli amanti del trash. Sempre all’art. 47, ma questa volta al comma 9, si estende una norma dello Stato che permette alla Regione Calabria, in ragione della grave situazione di crisi in cui versa, di poter nominare i commissari straordinari delle Asl (e dunque ci si sta preparando a un lungo periodo di commissariamenti) tra persone che abbiano solo due titoli: 1) la laurea; 2) esperienza quinquennale come dirigente.
Questa è creatività, questa è dedizione alla causa del degrado. Prima si va a cercare una norma per le situazioni degradate, poi la si applica anche alla Sardegna, così da non dover selezionare il personale tra chi ha faticato per qualificarsi. Questa è la taverna dei mediocri nella quale il Consiglio regionale vuole precipitare la Sardegna.
E il Governo Pd-Cinquestelle cosa farà?
Riuscirà a impugnare la legge e a far valere il diritto che una magistratura isolana devastata dall’inerzia e dalla contiguità non riesce a garantire? Dipenderà dalla trattativa tra i parlamentari di maggioranza e questa Giunta. Tutto è negoziabile di questi tempi, tanto più il pudore e la ragione.
Il degrado ostentato Non si capisce nulla di quello che sta accadendo in Sardegna se non si assiste a una seduta del Consiglio regionale.
Mai si era verificato il casino perdurante e istituzionalizzato che caratterizza le riunioni di questa legislatura. Un brusio ignobile, un’indifferenza ostentata, un’oscena consapevolezza che conta solo il voto e la forza dei numeri, un clima da baracca di festa di paese con il Comitato posto in posa per fotografia con gomito sul bancone.
È l’ignoranza al potere che si autorappresenta e afferma che le istituzioni sono solo luoghi di ratifica di decisioni già prese altrove, in sede politica, si dice, in sede partitocratica si diceva quando si denunciava l’occupazione dello Stato da parte dei partiti.
Certo che pagare i consiglieri regionali per il basso rango di ratificatori degli accordi di maggioranza con la sola variante dell’accoglimento di qualche emendamento da mangiatoia locale comincia a essere sempre più ingiustificato.
Nessuno nelle discussioni d’Aula ascolta nessuno.
L’esame delle leggi è una formalità concessa sull’altare del rito democratico ritenuto ormai esaurito. Le ragioni non contano anche quando sono ragionevoli. Conta solo la forza dei numeri. E l’opposizione ha ancora il ditino in bocca del galateo istituzionale, quando proprio il rispetto delle istituzioni dovrebbe indurla a togliere a questa maggioranza ogni legittimazione istituzionale. Con chi trasforma la politica in un braccio di ferro da osteria, con chi mercanteggia per quarti di lombo ogni piccolo spazio di potere disponibile, non si discute, ci si scontra tutti i giorni a tutte le ore. Se l’Aula è diventata un mercatino senza regole se non i bicipiti elettorali, allora si deve non frequentarla, la si deve boicottare civilmente, si deve uscire fuori e divenire da corteo finto rosso fighettante a società di resistenza e di contrasto. Ma questo costa lavoro e la parola lavoro fa sudare la sinistra politica di strazio e di paura…
Tuttavia, mentre l’opposizione fighetta, fighettantemente finge di opporsi, la maggioranza cerebroprepuziale fa strame del diritto con una risata oscena e ruttino di soddisfazione per conquistata soddisfazione del mai sazio otre ventresco. Prosit!
Ammetto. Difficile capire le allusioni. Le leggi sì. Ora, le leggi le fanno gli uomini e le donne, gli uomini e le donne hanno il potere di cambiarle. Basta usare i diritti che abbiamo. Oggi opporsi è visto come maleducazione, per alcuni dei motivi di cui qui si parla. Non solo in Sardegna. Siamo un punto nel mondo. Ma del mondo condividiamo così tanto. Il piccolo popolo di cui sono parte sa che, nel bene e nel male, fa parte del mondo. A ciò che ritiene male cerca di opporsi raccontandosi una volta e una volta ancora contos… Non nazione politicamente, irrealizzabile sogno di tutti i sardi, ma per cultura, possiamo salvarci dall’omologazione solo ancorandoci alla nostra microstoria. Non siamo nelle battaglie, troppe ne perdemmo, ma nella bonaria resistenza del nostro esserci, riconoscerci, rispettarci.
«Siamo schiavi, incapaci, poveretti. In caso contrario le ghigliottine sarebbero in strada da tempo».
Tilipu Niedhu, tiat èssere chi nos abbarrat petzi de prànghere?
O tiat èssere chi s’alternativa o sa cura e médiu est sa «ghigliottina»?
Proite no l’agabbamus de fàghere sos macos e proamus a pessare chi no semus buratinos ma responsàbbiles de su chi faghimus e fintzas de su chi no faghimus, mancari chentza “zustíssia” de ancu los currat sa zustíssia ifatu? O ispetamus chi calicunu nos paghet o nos betet sos carabbineris pro fàghere su netzessàriu chi andhat menzus?
Tenimus birgonza a èssere Filippo Neri ma no de fàghere sos miseràbbiles?
I ragionamenti del prof. Maninchedda sono troppo colti per essere capiti dai tre quarti degli attori a cui sono rivolti (consiglieri e politici vari). Pane al pane, vino al vino. È la Giunta dei massoni, dei compagni di merenda, dell ostentazione del potere, Dell incompetenza, dello sfregio della legalità, del presidente prenditutto, dei nani che pensano di essere giganti. Caro Prof. Maninchedda. Rassegnamoci. Popolo sardo? Nazione sarda? Siamo schiavi, incapaci, poveretti. In caso contrario le ghigliottine sarebbero in strada da tempo