Come è noto, noi del Partito dei Sardi non abbiamo preclusioni ideologiche con nessuno, qualora si discuta degli interessi nazionali dei sardi. Con il Movimento poi non abbiamo proprio alcun problema a discutere, anzi. L’iniziativa del ministro Di Maio sul gioco d’azzardo merita un approfondimento.
È una norma contro la pubblicità del gioco d’azzardo, non contro il gioco in sé e per sé. E una ragione c’è.
L’utilizzatore finale del gioco d’azzardo è la Repubblica italiana che ricava entrate tributarie dai giochi. Non a caso, il tanto atteso decreto del Ministro dell’Economia sulla riallocazione dei punti vendita dei giochi d’azzardo, che dovrebbe diminuirne anche il numero (per quel che vale questa misura) è di là da venire.
Secondo gli ultimi dati pubblicati, lo Stato italiano ha incassato dai giochi 10,6 miliardi di euro: il doppio di ciò che si realizza in Francia e in Inghilterra, il quadruplo della Spagna.
Quanto vale questo settore in Italia?
Coinvolge 6.600 imprese e quasi 100.000 occupati.
A cosa è dovuto il boom del gioco d’azzardo?
Molto semplice: internet. Ormai gli italiani scommettono in tutta Europa.
Cosa voglio dire? Voglio dire al ministro Di Maio che mettere il naso nei giochi è impossibile senza mettere mano alle contraddizioni dello Stato italiano, che da sempre genera simultaneamente la malattia e la cura secondo un rapporto equivoco tra costi e benefici che scarica sempre la responsabilità morale sui deboli e il profitto sullo Stato, come in guerra. Quando inizia questa discussione?