Ho aspettato qualche giorno a commentare la vicenda degli arresti del Presidente e del Direttore del Consorzio industriale di Ottana, ma il profumo di un eccesso di deduzione da parole e non da fatti, cioè da intercettazioni fraintese, si sentiva da lontano. Oggi, dopo le dichiarazioni spontanee del direttore del Consorzio di fronte al Giudice, il profumo dei teoremi in assenza di fatti, aumenta. Se risultasse vero, per esempio, che l’incremento di valore di un servizio di svuotamento e smaltimento di rifiuti speciali per diecimila euro non è dipeso da altro se non dalla constatazione che inizialmente non erano stati conteggiati i costi di smaltimento e di trasporto dei rifiuti e non, come ipotizzato, dalla necessità di creare un polmone finanziario per un’attività di corruzione, beh, c’è da chiedersi perché ciò che risulterebbe per tabulas è stato poi stravolto per verba nella narrazione accusatoria.
Tuttavia non è dei fatti che voglio parlare, ma dell’esposizione mediatica dei due amministratori: due giorni in prima pagina e poi grandi titoli nelle pagine interne, per voler trascurare il peso dato alla notizia dalle televisioni. È chiaro che l’eco mediatico è proporzionale alla misura giudiziaria: un arresto è un arresto.
Accadono cose curiose: poniamo il caso astratto nel quale un’autorità di alto prestigio sociale di una città sarda sia coinvolta in una decina di procedimenti giudiziari e che nessun organo di stampa ne parli. Che significa? Significa che la città attiva un sistema, questo sì “un sistema”, di protezioni reciproche che giunge a silenziare anche ciò che è evidente. Perché si verifica questa omertà urbana? Ecco, questo è un gran tema, a Cagliari come a Sassari.
A Nuoro si sbattono due persone in gattabuia per la sospetta sovrafatturazione dello smaltimento di una vasca di rifiuti speciali, ma a Cagliari non si batte ciglio per la diversa remunerazione di un posto letto in clinica privata a Cagliari o a Olbia.
A Sassari opera l’unico rettore d’Italia che non pubblica i rimborsi delle sue missioni, e non da un anno, da un quinquennio, e va tutto bene, anzi benissimo, fino a rendere immemori i cronisti dinanzi anche agli svarioni del rettore, che esalta il quinto posto di oggi dell’ateneo turritano come un grande miglioramneto, e dimentica che sotto il rettorato di Mastino Sassari si classificò seconda nella graduatoria Censis. A Sassari, oltre all’omertà urbana, vige l’impeanamento rettorale, l’incenso distribuito a giumelle fino a rendere così nebbiosa la vista dell’opinione pubblica da impedire la lettura, la semplice lettura, della tesi del Presidente della Regione. I topi di campagna in prima pagina e con la maglia a righe, il topone di città sempre in salotto con la cravatta.