di Paolo Maninchedda
Ieri, per tutto il giorno, i siti dei principali organi di informazione hanno bellamente ignorato il G7 trasporti in corso a Cagliari.
L’Unione e La Nuova hanno sempre messo in Home page fatti di cronaca: un accoltellamento a Lula e un professore di Sassari che affittava appartamenti alle prostitute rumene. Anche la conferenza stampa dei tre presidenti delle isole occidentali del Mediterraneo (Pigliaru, Simeoni e Armengol) non è riuscita a ottenere rilievo nei siti di informazione e bisogna sempre ricordarsi che ormai il 53% dei Sardi si informa in rete, non parliamo del resto della popolazione mondiale.
Un vertice largamente ignorato, forse perché non percepito come realmente incidente sui diritti e sulle attese dei cittadini, una sorta di liturgia di riconoscimento reciproco tra potenti in ultima analisi non efficace sulla realtà, tanto meno sulla realtà sarda.
I fatti sono sicuramente diversi da come appaiono: il dialogo tra gli Stati ha sempre effetti, non è mai casuale né ideologico. È sempre pragmatico fino all’inverosimile. Ma la grandezza planetaria delle questioni trattate ha necessità di troppe narrazioni esplicative per essere colta nel suo interesse per il luogo ospitante, che guarda a caso è un’isola la cui insularità non è mai stata oggetto di alcuna notifica amminsitrativa dello Stato italiano alla UE.
Questi eventi non dovrebbero svolgersi in giro per il mondo, ma nelle sedi dei governi o sulle navi; la loro allocazione periferica non accorcia le distanze tra le funzioni di governo e i cittadini; paradossalmente le aumenta perché rende evidente un’estraneità che quanto più ci si arrabatta a colmare tanto più diventa ingombrante.
Ieri, a ricevere le delegazioni nella sede della prefettura c’era il ministro italiano Delrio. Mi ha fatto impressione. Il protocollo dello Stato italiano non contempla che in terra sarda il presidente dei sardi abbia rango di rappresentanza internazionale. Il padrone di casa era il ministro; il cerimoniale diceva che la Sardegna è casa e in qualche modo anche ‘cosa’ sua. Io penso che questo sia innaturale; i sardi ieri non erano presenti in casa loro, con buona pace di quella gran brava e competente persona che è il ministro Delrio. Piaccia o non piaccia, i simboli parlano e parlano di un potere a noi estraneo.
Bisogna costruire uno Stato in cui noi accogliamo gli altri Stati e non veniamo condannati, non dico alla seconda fila, ma addirittura alla scomparsa.
G7: un vertice ignorato che poteva essere svolto anche su una portaerei e non sarebbe cambiato nulla.
Comments on “G7: un vertice ignorato che poteva essere svolto anche su una portaerei e non sarebbe cambiato nulla.
La liturgia del possesso che dovrebbe far riflettere i sardi”
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Caro Paolo,
il protocollo di stato stabilisce che a roma un ministro “vale” più di un presidente di regione. In una regione ospitante il presidente di regione ha rango di ministro e dunque si equivale al rango di del rio.
Il protocollo della presidenza della regione ha preso un granchio e si sarebbe dovuto imporre. In più: le prefetture sono un retaggio napoleonico, si dovrebbero abolire
Paolo, io ascolto tutti ma come vedi sto fermo e non mi subordino. Sul resto, sai bene che a me non piace la violenza, né fisica né verbale: torna sempre indietro.
Nelle colonie lo Stato è sempre rappresentato ora da un ministro, ora da un prefetto e cosi via. ieri da Sardi c’era da mettersi a piangere…per come ci hanno considerato. tante! questo è lo Stato italiano, miserevole è la rappresentanza del Governo Regionale con il Presidente e la sua giunta. questo incontro si poteva fare a ” casino di pompu” senza che i sardi mostrassero interesse. ci mandano il mago Delrio….come dici tu il migliore dei prestigiatori e degli imbonitori.scusa se ti faccio una domanda: ma tu credi ancora a questi che vengono dal mare che ci dicono quello che dobbiamo fare? e Pigliaru ad ascoltarli insieme a te. Sos Orrocos de s’accabbadora suni niente in cunfrontu a uddos de sa zente!!!
SARDEGNA=COLONIA