Non faremo nomi, solo fatti, perché bastano e avanzano.
Ieri si sono svolti i funerali di un congiunto di un sindaco.
Due assessori regionali sono giunti alle esequie con l’auto di servizio, la cosiddetta (un tempo) auto blu.
Non voglio fare il moralista, perché ho sempre pensato che quanti lo sono e lo fanno in fondo non credono in ciò che dicono e sono mossi frequentemente solo dal gusto delle simmetrie dialettiche (se tu stai da una parte, io mi colloco dall’altra pur di avere una posizione).
Vorrei però far notare che questi gesti sono tra quelli che fanno odiare il ceto politico dalla gente.
Ed è proprio l’odio sociale, sostenuto dai moralisti e alimentato dai populisti, ad aver aperto la strada del Parlamento, sardo e italiano, a persone insufficienti ai ruoli e alle funzioni.
Perché non si va ai funerali in auto blu?
In primo luogo perché, a meno che non si tratti di funerali di Stato, si presuppone che ci si vada per confortare amici personali e che dunque il ruolo pubblico non c’entri nulla. Le istituzioni non hanno affetti e parenti.
Si presuppone, in un mondo normale, che si sappia sempre ben distinguere la vita pubblica da quella privata.
Ma se proprio capita di doverci andare con l’auto di servizio per ragioni di lavoro, il buon gusto dovrebbe indurre a parcheggiare lontano e a raggiungere i luoghi del rito a piedi. Si fa più bella figura e non si viene notati da nessuno.
Quando si mischiano gli àmbiti e i livelli, accade di essere sospettati di esibizionismo gratuito e grossolano. Sia che lo si faccia ai matrimoni o ai funerali.
Questa Giunta Solinas è un po’ pacchiana, ma non per certe cravatte mal annodate e di colori ambiziosi, accostate ad abiti stretti adolescenziali indossati da attempati cinquantenni, piuttosto per la sguaiatezza delle pose e dei luoghi, per i calici sempre alzati, per l’ilarità sempre ingiustificata. Adesso ci si aggiungono i funerali. Sembra di essere alla scuola dei Casamonica.
Non che il centrosinistra non abbia i suoi costumi deviati, quanto ad auto blu.
Quando ero assessore non sopportavo i colleghi che pretendevano l’autista ad attenderli fuori di casa per condurli in ufficio. Eppure lo facevano, con una compunzione impettita che solo chi pensa di avere sempre ragione (e ha la sicurezza dei soldi per quando ha torto) riesce a interpretare. Contenti loro, contenti tutti. Io penso che il celebre porcu in giubba di venerata tradizione sassarese, non risulti meno porcino qualora la giubba sia rossa o blu o, Deu meu, bianca.
E a proposito di auto blu come giustificare la spesa per un noleggio di una sola auto, al costo di 39.528,00, per soli tre anni, al servizio della Direzione Generale Laore?
Ecco come vengono spesi i soldi dei contribuenti
Per fortuna c’è questo blog, a distribuire ossigeno per la mente.
Grazie.
MAGISTRALE
Anni fa venni ricevuto, insieme a qualche collega di allora, da un noto politico (non più fra noi), allora assessore del bilancio e programmazione, nel suo ufficio privato per discutere dei problemi che affliggevano la mia categoria. Nel corso dell’incontro ricevette una telefonata nella quale lo si avvertiva che di nuove Lancia Kappa ne erano arrivate meno del previsto e lui avrebbe dovuto viaggiare ancora con la “vecchia” Thema in attesa della consegna delle altre Kappa ordinate. La telefonata si concluse solo con la rassicurazione che fra le auto di successiva consegna ve ne fosse una anche per lui. “L’importante é che ce ne sia una anche per me”.
Quadro perfetto che mi ricorda, non so perché, la caduta dell’impero romano.
Custu fàghere, moralismu o no moralismu, si narat aprofitamentu e tropu leadu cun su cussideru de cudhu póveru chi no podiat bídere sos ricos, ma no pro àteru, no ca podíat èssere prepoténtzia, aprofitamentu e irfrutamentu, «ricchezza ingiusta», ma solu ca no fit ricu isse. Sentidu chi cun àtera peràula in sa ‘cultura’ de su sardu est cussideradu “ódiu” (itl. invidia).
Tocat chi, totugantos, ‘bonos’ e ‘malos’, cumprendhemus carchi cosa de prus pro comente, e meda nois Sardos, semus goi, si ndhe podiaimus essire carchi pagu dae su “tutto fa brodo” e a bisura de zente che tana de espe.
Si aggiungono i funerali alle cerimonie termali.
Le auto sono come il pisello, si fa sfida a chi ce l’ha più grande! (Perdoni la metafora)
Giusto il riferimento ai Casamonica, sicuramente per impunità, nei modi direi sarebbe appropriato l’accostamento a Cetto la Qualunque.