di Paolo Maninchedda
Passiamo le giornate a tentare di smuovere macigni che, nonostante i nostri sforzi, si muovono di millimetri.
La gente non immagina quanta carta sia necessaria per spostare o spegnere un semaforo e istituire un senso unico di marcia. Oppure non immagina quanto lavoro sia necessario per risolvere lo sconcio di un vespasiano incompiuto a Marina Piccola a Cagliari. Oppure quanta psicanalisi marittima serva per far ripartire i lavori nel porto di La Maddalena. Oppure non riesce a immaginare quanti metri cubi di carta, quante tensioni sindacali, quanti scontri istituzionali ci siano dietro i cantieri di Abbanoa che stiamo progressivamente sbloccando. Oppure quanta fatica ci sia a difendere il sito industriale di Ottana da oligopoli statali italiani, antipatie ministeriali gratuite, piani avveniristici e spaziali compresa la difesa a Ottana dagli Ufo, il tutto senza genuflessioni e certificati di benemerenza a chicchessia. Oppure quanta pazienza e comprensione e tempi lunghi ci siano dietro i rapporti con i Comuni che mandano le carte con mesi di ritardo perché non hanno le strutture adatte a progettare e controllare. Oppure quanta attenzione sia necessaria per non inciampare in qualche inchiesta giudiziaria legata all’esercizio dei controlli. Oppure quanta attenzione sia necessaria con gli speculatori del jet set, sempre pronti a distribuire rassicurazioni e fregature, ma con ottime cravatte. Oppure quanto studio sia necessario per non farsi fregare dai giochi di prestigio finanziari in cui Ministeri e Dicasteri sono specializzati da decenni.
Ecco, all’inizio di ogni giornata, una persona dedita alla costruzione dello Stato Sardo dice a se stesso di stare calmo, concentrato, laborioso e paziente come la formica della celebre favola della cicala imprevidente; alla fine della giornata, stanco e afflitto, ha invece la sensazione di essere qualcosa di molto meno, che trasporta pesi insostenibili e non tutti lindi e pinti.
Comments on “Formica, bacarozzo o carramerda?”
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Certamente i momenti di scoramento e sconforto sono presenti a tutti i livelli ed in qualsiasi classe sociale, persino nei ” minus habens”, che non dovrebbero avere orizzonti molto più vasti del Carpe diem , cioè : di una carpa al giorno. Questo detto, certamente si intuisce, saperlo con esattezza no! per quello bisogna essere dentro le istituzioni e frequentare giornalmente quella umanità che và dal “fancazzista” scallonato, e per gradi salire fino a persone che per sopravvivere in quel’ambiente soffocano giornalmente le grida della coscienza perche “tengono Famiglia”. La tensione Sociale/Morale che traspare o che si vorrebbe far trasparire da questo scritto a tutta prima evoca empatia e meraviglia!?. però siccome non te l’ha ordinato il medico di cambiare la sociatà sarda e con essa i suoi componenti, non ti lamentare: ti ser cherfidu càmpana, non prangas ca ti sun sonande. detto piu prosaicamente : non ti lamentare e pedala! al poi e alle medaglie ci pesiamo in un secondo tempo!
P.S.
Permettimi di consigliarti una meditazione su due termini/concetti mutuati dal mondo anglosassone: Whistleblower ed Accountability.
Una commento tecnico, dotto e argomentanto, come sovente accade leggendo i suoi articoli. Soprattutto, traccia il confine fra la superficialità della propaganda e il gorgo burocratico.