Si legge sui giornali, ma non si trova uno straccio di documento ufficiale, che il Presidente della Regione Sarda avrebbe in testa, e lo avrebbe proposto anche al Primo Ministro della Repubblica italiana, di «supportare la creazione di una compagnia aerea sarda sullo stile Air Corsica, sfruttando gli aerei dismessi da Alitalia e utilizzando il personale in cassa integrazione di Air Italy».
Possibile che non si impari dagli errori?
Devo ricordare che la Flotta sarda marittima, voluta nel 2011 con lo scopo di calmierare il cartello della compagnie marittime, ma mantenuta in piedi follemente oltre i mesi estivi essendo assessore ai trasporti l’attuale Presidente della Regione, produsse un buco da 10,8 milioni di euro, la liquidazione di una società di navigazione regionale e una battaglia all’ultimo sangue con l’Unione europea?
Il paradosso è che l’errore venga riproposto dal Presidente che è anche Segretario nazionale del Psd’az, un partito che nel proprio statuto si dichiara indipendentista.
Essere indipendentisti sardi nella Repubblica italiana significa soprattutto, se non si vuole finire nel ridicolo o nel folklore (e con la certezza di essere perseguitati dalla magistratura e dai corpi di polizia), avere una visione della Sardegna superiore alle contingenze e capace di definire i problemi non per abitudine rivendicazionista, ma per responsabilità innovativa.
Il problema della Sardegna non è gestire navi o aerei, ma avere i poteri della regolazione del mercato dei trasporti.
Pensare a una compagnia della Regione Sarda che agisca secondo le regolazioni di mercato vigenti significa prenotarsi per un grande e massiccio disavanzo finanziario, per un fallimento politico e morale.
Non mezzi ma poteri, così dovrebbe ragionare un sardo moderno.
E invece no, si torna a Su Connottu, a chiedere soldi e mezzi anziché poteri e libertà per tutelare e sviluppare diritti e interessi legittimi.
Perché si vuole continuare a prendere in giro i lavoratori di Air Italy? Si pensa davvero che non si capisca che certe dichiarazioni sono strumentali e finalizzate a prender tempo e a prendere in giro persone in serissima difficoltà? Si pensa che non ci si ricordi delle fesserie del marzo 2020, quando si dichiarava ai giornali compiacenti che il Qatar era disponibile a tenere il 49% della compagnia, per poi essere clamorosamente smentiti? La Sardegna ha una comunicazionale istituzionale fondata sulla durata effimera delle parole in libertà.
Egregio Professore, ha utilizzato nel testo il termine più adeguato: Folklore. Si tratta però di quello da bancarella della più modesta sagra paesana.
Difficile credere che quanto riportato come “voce” da prof. Maninchedda sia vero, perché se così fosse dovremmo abbandonare le residue speranze. Neanche il nostro vero padrone padano, seppure attraverso delegato, sarebbe arrivato ad una presa in giro così evidente e finalizzata ad alimentare le chiacchiere da bar (dove notoriamente non disquisiscono economisti e letterati) pur di far credere che si sta facendo qualcosa. Continuo a sperare nella memoria dei Sardi quando arriverà il momento di votare. Ho l’impressione che dichiarazioni come questa, ultima di tante altre in tutti i settori, serva come sempre a sollevare un polverone sul nulla che si è fatto in questi quasi 3 anni. Anzi, sui danni fatti. Per favore state fermi, non sforzatevi in altri brillanti proposte. Limitate i danni.
Questi Non sono in grado di gestire un’edicola, figuriamoci una compagnia aerea
Cuiusvis hominis est errare: nullius nisi insipientis, in errore perseverare.
Molto cordialmente
Cicerone
S’autonomismu dipendhentista – dna de su PSd’Az – est s’abbitúdine fóssile a su pedulianésimu e miséria morale, política e materiale, parassitismu “aprofidadore” personale a dannu de unu pópulu intreu parassitadu e morindhe isperdindhesiche de dipendhéntzia irresponsàbbile, e invetze de fàghere sos contos cun nois Sardos etotu – iscabilados coltivados a ignoràntzia e iscazados in totu sos “inceneritori” altrimenti detti “partiti nazionali” a crèschere da disunione e s’illusione de s’azudu de sos “ladros de Pisa” (iscusent unu pagu sos Pisanos) – sighimus a insistere ispetendhe azudu. E contos de fàghere seriamente che zente iscaminada e cun sas ancas truncadas ma chi no podet cambiare si no seghendhe su “círculu vitziosu” de sa dipendhéntzia e irresponsabbilidade atacados a su parassita a li dare àtera fortza de s’illusione a “campa cavallo che l’erba cresce” cun sa miseràbbile “compartecipazione” de políticos chi andhant – ‘democraticamente’ – pedulianos a pedire in númene de sa Sardigna po afariedhos personales issoro, invetze de ndhe segare sa fune de s’impicu e fàghere sos contos seriamente cun s’Itàlia de sos miràculos puru.
Sa Sardigna est andhendhe in sa prospetiva de perdere in pagos annos àteros 400.000 abbitantes , cun d-una populatzione betza, chentza fizos e andhada male (pessade in cantas maladias tenimus su “record”, fossis pessendhe chi semus bínchide sas olimpíades) e nois ancora ammammalucados ispetendhe e sa paga zoventude chi creschet fuindhe, e mancu male ca fimus (e semus!) ancora cumbintos de èssere… “al top”!! O sos Sardos semus balentes solu a cumandhu de su buzinu mancari siat a nos ispèrdere?
Fossis semus “al top” de su machine e innangarúmine imbriagados de illusiones chentza chèrrere cumprèndhere chi su fogu (fogos fuidos e postos) noche at manigadu sos pes e fintzas sa conca (e benemindhe de intellettuali e studiati làicos e religiosi, sa Sardigna!!!, pro no nàrrere de sa ‘classe politica” infame), chentza rispetu e ne istima mancu pro nois etotu e pro sa terra nostra chi totu su prus dignamus de “amore-ódiu” coment’e chi sas curpas las tenzat sa terra e no chie li ponet sos pes a la catigare e ocupare po addestramentu a sa gherra o a muntonarzu e ocasione de afàrios de aprofitamentu!
Ma ite lampu de zente semus? Solu zente de nos birgonzare ca semus in custu tretu de su mundhu?
Che ci piacciano o no, i regolamenti europei in materia di liberalizazione del cabotaggio marittimo e aereo vanno rispettati. Possibile che ci si intestardisca sempre alla ricerca di una compagnia che ci debba trasportare solo a Roma e Milano, quando invece si potrebbero studiare meccanismi di compensazione alla domanda residente (i passeggeri) a prescindere dalla compagnia che utilizzano? Forse, nel tempo si incentiverebbe l’offerta di trasporto e anche una reale concorrenza sui prezzi. Inoltre, perché lo sconto viene applicato solo sulla tarifffa del vettore e non sui diritti aeroportuali e portuali?
Vogliamo essere sempre originali. Forse, ogni tanto, copiare chi utilizza altri modelli di continuità aerea potrebbe essere utile (vedi isole Baleari). E se dovessero servire più risorse finanziarie si devono pretendere anziché avallare in silenzio i tagli e i risparmi economici che lo Stato sta attuando sulla nostra pellaccia e sul nostro diritto di mobilità.
La volpe 🦊 perde il pelo……..!
Analisi lucidissima senza contare che se non è stata in piedi una compagnia aerea nazionale come ci riuscirebbe una sarda governata da questi cialtroni
….. Oltre al massicio disavanzo finanziario, merita evidenziazione la scelta strategica di riutilizzare aerei dismessi dalla compagnia aerea nazionale. Un po’ come si fa quando si cerca di risolvere il problema della rottamazione di un automezzo con la ricerca di un acquirente. A prezzi ovviamente e apparentemente molto convenienti.