Nel silenzio ignorante di maggioranza e opposizione, in questa anemia di letture, idee e linguaggi nella quale si è trasformata la politica sarda, un devastatore ha vendemmiato. Si chiama Fitto.
È stato definitivamente bollinato il DPCM del 20 novembre 2023 che istituisce la struttura di missione (un baraccone ministeriale di 60 unità reclutate col solito criterio della destra tra i dirigenti pubblici e privati, articolati di due uffici per due (cioè quattro uffici) con coordinatori che coordinano chi i coordinanti/coordinati e nessuno riesce ad avere un compito preciso) che dovrà gestire tutte le Zone Economiche Speciali del Sud a partire dal 1 gennaio 2024.
Tra le Zes gestite dal ministero, con il grado di efficienza del ministero, con lo strapotere ignorante e stupido che tante volte ho visto manifestarsi nelle politiche ministeriali per la Sardegna, vi è ovviamente anche quella di Cagliari, faticosamente messa su in due legislature e adesso, proprio mentre cominciava a lavorare, devastata senza neanche il passaggio delle consegne. Il commissario Cadau cessa il 31 dicembre e punto. Immaginatevi che cosa e chi gestirà le allocazioni delle imprese nel porto di Cagliari e nelle altre aree che forse si riuscirà a connettervi.
Dinanzi a eventi di questo tipo, con centralizzazioni così volgarmente ostili allo spirito dello Statuto, una Giunta a guida realmente sardista avrebbe scatenato un putiferio. Invece la Giunta a cuore leghista è a cuccia.
Dinanzi a eventi di questo tipo, un’opposizione di gente sveglia e non di prinzipaleddos frustrati avrebbe reagito, e invece nulla, tutto tace, tutto si consuma nell’odio a Cabras, a Soru, a Zedda e chi più ne ha più ne metta. Non si può essere contemporaneamente per l’odio e per la solidarietà, per il merito e per il privilegio di prossimità al capo, per la promozione umana e per l’oligarchia, per la verità e per le menzogne, per l’arrivismo a tutti i costi e per il lavoro.
Io sarò troppo convinto del dovere di alta interpretazione del contenuto della Nazione Sarda da parte di chi svolge incarichi istituzionali, ma mi pare che altri, grazie all’abbassamento complessivo dei livelli di cultura e grazie alla trasformazione degli elettori in meri consumatori, mastichino un po’ di marketing politico di quarta mano, ma poco o nulla cultura dello Stato.
Ogni giorno una e mancano ancora due mesi.
Attenzione
Buongiorno Prof. Maninchedda,
concordo con lei sul fatto che la specificità territoriale della Zes Sardegna e il lavoro portato avanti dal Dott. Cadau e dalla sua struttura non sia stato difeso da nessuno.
L’opposizione è stata silente sull’Autonomia Differenziata figuriamoci sulla “centralizzazione” (dopo appena un anno di lavori) della ZES Sardegna. C’è bisogno di una nuova classe dirigente. Abbiamo bisogno di una una nuova stagione autonomistica. Avanti con Soru! Cordiali Saluti.
Mi dispiace dire che la nuova ZES unica non è un problema soltanto per la nostra regione: è un provvedimento profondamente sbagliato dal punto di vista della politica industriale del Paese.
Le ZES, pur nella varietà delle forme, in tutto il mondo, sono aree limitate di territorio che, oltre a godere di determinati vantaggi fiscali, economici e amministrativi, presentano caratteristiche infrastrutturali caratterizzate dalla presenza di hub logistici in grado di costituire un vantaggio per le imprese che vi si insediano in quanto costituiscono parte integrante e fondamentale della loro supply chain.
Le ZES italiane erano di fatto nate su questo presupposto, inizialmente concepite intorno alle aree portuali TEN (in Sardegna il solo porto industriale di Cagliari), poi estese ad altre aree portuali e retroportuali della medesima regione che fossero in raccordo economico funzionale con quella principale. Già con questo passaggio era stato “diluito” il presupposto di base della ZES: l’esistenza di un polo logistico funzionale alle imprese in grado di diventare fattore di attrazione. Ma nonostante ciò le ZES in salsa italiana avevano ancora un senso ed una ragione d’essere: le aree territoriali rimanevano limitate essendo stato fissati dei massimali per singola regione; gli strumenti di sostegno erano specifici per quelle aree (il Credito d’Imposta Mezzogiorno in forma allargata), come pure le strutture amministrative e le procedure autorizzative semplificate.
La proposta attuale cosa fa invece? Estende la ZES a tutto il territorio e a tutte le tipologie di imprese (settori e dimensioni) facendo venire meno i presupposti di base che, ovunque, regolano questa tipologia di intervento; per effetto di questo “allargamento” fa sì che il credito d’imposta ZES generi naturalmente un maggiore fabbisogno finanziario per poter andare incontro alla ovvia maggiore domanda. In subordine, accentra le funzioni amministrative e procedurali (come ben indicato nell’articolo) spostandole dal livello regionale, seppure sotto il coordinamento ministeriale, a quello del Governo nazionale; vengono poi create una serie di sovrastrutture (i “carrozzoni” politici sopracitati) per la gestione.
Inoltre, per correggere alcuni problemi connessi a questo nuovo assetto vengono introdotte cose quali il “Piano Strategico della ZES unica” (art.11 del D.L 124/2023) che dovrebbe individuare, “anche in modo differenziato per le regioni che ne fanno parte, i settori da promuovere e quelli da rafforzare, gli investimenti e gli interventi prioritari per lo sviluppo della ZES unica”.
In sostanza, dopo aver aperto le porte del recinto e con i buoi che scappano si cerca di inseguirli per riportarli dentro.
In conclusione di questa breve disanima, ci si sarebbe dovuti opporre a questo cambiamento e non perchè operava una centralizzazione, ma perchè è un provvedimento profondamente sbagliato in termini di politica economica ed industriale, in quanto ampliando le aree territoriali di intervento ne snatura la ratio e sarà del tutto inefficace nel contribuire allo sviluppo delle singole regioni. Ma mi rendo conto che sia pretendere troppo che si sia capaci di opporsi su queste basi: richiede una capacità di analisi, comprensione degli scenari e definizione di strategie del tutto inesistente
E dei parlamentari?
Vogliamo parlare dei parlamentari sardi?
Soprattutto quello di maggioranza.
Cosa dice la Antonella Zedda, meloniana di ferro, interessata solo a mettere il suo candidato alla presidenza?
Buio Fitto
Ignoranti, incompetenti, lassisti, spregevoli
Ecco.. questa è un’ulteriore conferma (se ancora qualcuno avesse dubbi) che i politici non sono tutti uguali. Non bisogna mai affermare uno vale l’altro ecc ecc.. i danni della giunta attuale che spero vivamente sia arrivata al capolinea, ne sono un prova inconfutabile. Concordo con lei caro professore, il livello dei politici si è abbassato pericolosamente..
Svegli! Perché con il nuovo giocattolo in mano alla presidenza dei ministri, potremmo ritrovarci con un nuovo decreto, stavolta presidenziale, sulle scorie radioattive, come quello regio sulle servitù militari, Le aree individuate in Sardegna per accogliere l’infausto deposito sono parte integrante della Zes unica.