di Paolo Maninchedda
Ieri, un attimo dopo l’avvenuta approvazione delle norme di attuazione dell’art.8 dello Statuto, tutti noi abbiamo rilanciato la notizia sui social, mettendo in evidenza il nostro ruolo in questa battaglia: l’inversione del gettito fiscale. I post su Fb hanno raggiunto decine di migliaia di persone, gratis, liberamente, senza chiedere il permesso o la semplice attenzione di nessuno.
Oggi i due quotidiani sardi hanno due comportamenti diversi: La Nuova dedica all’argomento l’apertura, L’Unione una mezza pagina interna. L’Unione dà conto della nostra posizione, La Nuova no, o meglio, parla dell’argomento (art.2) ma non fa riferimento al ruolo da noi svolto nella sua formulazione.
Lamentarci? E di cosa?
Dobbiamo invece capire definitivamente che se usiamo i social sempre per dire cose serie e vere, se non li sdruciamo per chiacchierare del più e del meno, i social possono essere validamente dei mezzi di informazione e di formazione. Certo che se li riempiamo di tante cose, dal privato al pubblico, se non selezioniamo accuratamente che cosa commentare e che cosa no, difficilmente li eleviamo ad alternativa ai mezzi di comunicazione tradizionale.
I nostri messaggi devono sempre essere credibili.
Faccio un esempio. Giovedì a Cagliari presentiamo la lista. È il primo dei tre eventi del fine settimana che ci vedranno tutti impegnati.
Bene. Chi di noi sta dicendo che non saranno solo parole? Chi di noi sta dicendo che noi non stiamo preparando solo liste, ma stiamo costruendo una patria diversa? Chi di noi sta dicendo che non siamo interessati alle scaramucce, ma solo ed esclusivamente alle cose grandi e belle, perché non vogliamo sprecare il tempo e viverlo intensamente? Chi sta dicendo che per la prima volta un partito indipendentista ‘senza se e senza ma’ riempie le sale degli hotel e non fa paura al ceto medio della Sardegna che comincia ad affacciarsi ai nostri eventi?
Se non lo diciamo noi, non lo dirà nessuno.
Non dobbiamo nascondere la grandezza dei nostri ideali. Non dobbiamo nascondere la tenerezza con cui accogliamo tutti purché vogliano lavorare per una Sardegna completamente diversa.
Noi chiediamo impegno, non perfezione, chiediamo fiducia nel futuro, non proteste. Noi siamo una grande alternativa all’antipolitica perché trasformiamo la rabbia per le cose che non vanno in energia per trasformarle. Noi non organizziamo la protesta; noi organizziamo l’alternativa.