di Paolo Maninchedda
Scusate la pausa di questi giorni. Sono stato impegnato con (nell’ordine cronologico): la siccità nel Nord Sardegna, il depuratore di Alghero, la chiusura dei lavori sulla SS 128 e sulla SS 131, l’acqua potabile a Siniscola e in Baronia, i territori esposti di Olbia e Capoterra, la diga di Maccheronis e gli argini sul Posada e sul Cedrino, l’eliminazione di un semaforo inutile su Viale Marconi a Cagliari, quinta strada più pericolosa d’Italia (leggete nella colonna esterna destra esterna di questo blog).
Nonostante tutto questo, ho continuato a cercare di capire che cosa stia dietro gli aspetti evidentemente irragionevoli della proposta di Terna sull’essenzialità. A mio avviso c’è dietro un pregiudizio: la convinzione, maturata so bene da chi ma ne parleremo nei prossimi mesi, che l’essenzialità in Sardegna non serva ai sardi ma ad alcuni operatori. Ciò che in Italia fa di un operatore economico un semplice produttore, magari da tutelare come in Sicilia, qui in Sardegna lo trasforma in lobbista. Enel, E.On e Ottanaenergia in Sardegna sono lobbisti dell’essenzialità, in Italia sono marchesi dell’elettricità. In Italia se una società fa soldi legittimamente all’interno del perimetro normativo dato è una buona impresa; se invece lo fa in Sardegna, è una impresa che tira a fregare.
Ne è una conferma il fatto che Terna abbia previsto nel Centro Sardegna, ad assolvere il compito della riaccensione in caso di crisi del sistema, l’impianto di Assemini. L’obiettivo è chiaro: si voleva colpire l’utilità di Ottanaenergia e negare l’utilità della centrale Enel del Taloro (che è dentro il novero delle centrali che la Region Sardegna si è ripresa e per la quale compete con Enel dinanzi al Tribunale delle acque). Tutto il sistema della produzione elettrica del Centro Sardegna viene dichiarato inutile ai fini dell’equilibrio del sistema elettrico (non mi stupisce; anche nel sistema politico sardo ormai è raro trovare chi abbia una visione unitaria della Sardegna e chi abbia chiaro il valore della Sardegna interna).
Ma come è stata scelta la centrale di Assemini? Giocando a moscacieca, come minimo. Cioè tappandosi gli occhi e facendo cadere la penna casualmente su una cartina, perché diversamente non si spiega come sia stato possibile che Terna abbia indicato un impianto dichiarato in dismissione da Enel.
Ecco la Pec con cui Enel dichiarava in dismissione l’impianto già da aprile 2015. Perché scegliere un impianto in dismissione che ha funzionato poco e male rispetto a uno che ha funzionato sempre e ha garantito, come quello di Ottana, sempre l’equilibrio del sistema? Perché si ha un pregiudizio verso Ottana (devo ancora capire bene cosa c’è dietro la questione del Taloro, intanto a dicembre ci riprendiamo 25 milioni di metri cubi d’acqua).
Adesso il tema è: come si sta arrivando all’incontro del 24, convocato sull’interrompibilità e non sull’essenzialità (a riprova della costante frantumazione del tema Sardegna, che è un tema politico, in tanti temi tecnici, così da impedire che sia chiaro che al fondo c’è sempre la solita storia: chi decide per noi?)? Ci si sta arrivando ognuno per conto proprio, mentre, suggerisco sommessamente, sarebbe opportuno che sindacati e imprese si parlassero prima di andare lì, almeno per scoprire che siamo parte di una stessa nazione, quella sarda.