di Paolo Maninchedda
Ho trascorso la giornata di ieri a difendermi da giornalisti che non sapevano cosa scrivere, perché non c’erano notizie, e che dunque, come dal barbiere per la formazione del Cagliari, si sono messi a fare il toto-Giunta (toto-Giunta che è sempre uno Smonto-Giunta).
Poi al rientro a casa mia moglie mi ha detto che sono sempre fuori di casa… (mie figlie mi hanno rivolto un generico “Ciao”).
Poi ho cercato un film per addormentarmi sul divano e girando canale continuamente per trovare quello più stupido, mi sono imbattuto in una mezza rissa televisiva, nella quale un parlamentare ha detto a un giornalista, che non era d’accordo con lui, che la sua opinione non contava nulla. Difficile sapere quali siano le opinioni che contano. Un giornalista è nato per avere opinioni intelligenti, che contano perché sono intelligenti non per il potere di chi le esprime. L’opinione del giornalista in questione era sicuramente più intelligente di quella rabbiosa del parlamentare. Ho chiuso gli occhi e mi è apparso nella mente il faccione di Luciano Uras, il quale un giorno in Consiglio regionale mi aveva descritto come sarebbe stato il mio primo giorno da Presidente se mai fossi diventato Presidente della Regione: “In un batter d’occhio, le lingue slogate di tutti quelli che ti hanno leccato le scarpe nel momento della vittoria, si trasformeranno in coltelli affilati.”.
In preda a questi ragionamenti cocleari, o a ‘tzintzigorru’, cioè a spirale, tipici delle fase pre-sonno, nella quale si è sedotti dal rilassamento delle membra e del cervello, mi è tornata in mente una frase latina e le traduzioni sbagliate che ne hanno dato i ragazzi, pubblicate on line da una simpatica insegnante: Ducem eligebant, cui vitae necisque potestatem tribuebant = “eleggevano un comandante al quale affidavano il diritto di vita e di morte”; LIBERE TRADUZIONI: “Scelsero un duca, gli tolsero la vita e si attribuirono il potere”; “Eleggevano un comandante al quale distribuivano la podestà di far morire”; “Eleggevano un comandante al quale concedevano potere e stragi di vita”. Ho pensato: “Devo far leggere le traduzioni a Francesco”. Poi mi è apparso il mio amico Angelo Falchi che cantava: “Era meglio morire da piccoli, con i peli ecc. ecc.”. Mi sono addormentato sereno.
Comment on “Era meglio morire da piccoli”
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Caro Paolo, l’avessi saputo che bastava così poco per farti dormire sereno non avrei esitato a trasferirmi a Quartu per venire a cantarti quella canzoncina non dico tutte le notti, ma almeno a notti alterne, magari seduto sul bordo del letto.
Non so cosa ne avrebbe pensato Lori….
Lei del resto sarà contenta che ti addormenti previa mia apparizione piuttosto che con la visione diversamente emotiva di Laetitia Casta…
Stanotte proverò io, nella fase pre-sonno, ed immaginare te che declami, davanti a zio Gavino: «Sursum cordula!!» e lui che ti risponde «… e allora!!!»