Qualche giorno fa è apparso su Sardegna Rinnovabile un articolo interessante del prof. Federico Butera che merita un’attenta lettura. Vi si sostiene che la speculazione sull’eolico e il fotovoltaico in Sardegna non esiste, sarebbe un’invenzione politica, perché in realtà l’ipotizzata potenza assegnata alle rinnovabili (i celebri 6,2 GW) sarebbero quelli necessari a compensare la chiusura delle centrali a combustibile fossile e sarebbero l’unica alternativa alla dorsale del gas e ai rigassificatori.
Il prof. invita inoltre a non occuparsi troppo delle domande di impianto presentate, ma solo di quelle autorizzate.
È questo uno dei punti deboli del suo rispettabilissimo ragionamento: raramente vi è un eccesso di domande laddove non vi è un’occasione speculativa. Sottovalutarla non mi pare una scelta razionale. Inoltre, si può certo dire con tranquillità che una torre eolica a mare a 30 km dalla costa è, vista dalla costa (quando visibile), poco più di uno stecchino, ma si può tacere dell’effetto di un periplo di impianti a mare che circondi la Sardegna?
C’è poi la questione della dorsale del gas. In realtà, quelli più laici nel pensare le infrastrutture industriali, non l’hanno mai immaginata in funzione definitiva per il gas, ma per l’idrogeno, ed è cosa su cui, a mio avviso, occorre ragionare.
Ma al professore sfugge, e non è una colpa, la questione essenziale: i Sardi vorrebbero decidere quanta energia produrre, dove produrla e come produrla. Non vorrebbero farselo imporre né dallo Stato, né dall’Europa, né dall’Università. È politica, è libertà, non scienza.
Resta per me il solito punto: non ho alcuna patria quando le patrie possibili sono settarie e tribali. Sto all’opposizione della Todde perché la trovo impreparata, incapace di affrontare i problemi strutturali della Sardegna, inutilmente verbosa, brutalmente e sfacciatamente clientelare, premiata più dal gioco del bipolarismo che dal suo reale valore. Ma che dire delle opposizioni che si stanno coagulando intorno al tema dell’eolico? C’è di tutto: terrapiattisti, vegani, anarchici, insurrezionalisti, autarchici alimentari, nemici dei vaccini, teorici del ‘già lo sai’ ecc. ecc. Oggi l’opposizione al governo Todde è molto ampia e molto popolare, ma non ha una testa, una direzione, una visione; è solo rabbia e casino. È potentissima e fragilissima, è enorme e prossima alla dissoluzione.
C’è chi immagina che le piazze possano indurre la Todde a dimettersi. Io lo trovo altamente improbabile. Anche dinanzi a una questione morale di proporzioni gigantesche, la Todde rimarrebbe al suo posto, confidando nelle corta memoria del popolo. L’eventualità che i Sardi si uniscano contro il Palazzo (e il clima nelle file delle persone che firmano la Pratobello 2024 è esattamente questo, cioè quello della firma contro il Palazzo) è smentita dalla storia. Le dimissioni di un Presidente eletto direttamente dal popolo si possono ottenere solo con scioperi generali e manifestazioni di massa che durino ben più di un giorno. Stento a credere che ciò possa accadere in Sardegna, anche se il clima acceso contro la Giunta è largamente diffuso.
Se ci si pone nei panni dei dirigenti del Pd, non si può non ammettere che il loro ragionamento, per quanto cinico possa sembrare, è corretto. Loro sanno che in qualsiasi scenario si va a votare con uno schema bipolare e che finché loro saranno in grado di egemonizzare uno dei due campi contrapposti, chiunque dovrà andare a negoziare con loro o con la Destra. La Destra sarda è una Destra di centristi preoccupati solo ed esclusivamente dei propri singoli collegi elettorali. Ogni volta che vince, la Destra mangia a quattro ganasce nella prima parte della legislatura e digiuna nella seconda.
La Todde l’ha assunta a modello.
I liberal-democratici veri, i socialisti non consumati dal cinismo della storia e ancora con una speranza attiva, i federalisti, gli indipendentisti europeisti, atlantisti e non marxisti (merce rarissima in Sardegna), sono tutti costretti, alla fine, a scegliere tra i prepotenti e azzimati baroni rossi e i pastasciuttari tricoloristi, entrambi forti dei favori della gente, quanto privi di una visione dell’uomo, dello Stato e della storia. Il Psd’az, che poteva rappresentare un luogo della sinistra non marxista laica, repubblicana, solidarista e europeista, è finito appeso come un trofeo inerte nella cantina di Solinas.
Il mondo indipendentista non cheguevarista non c’è più e con la fine di quel mondo sono scomparse le domande essenziali: chi decide per noi e con quale diritto? Vogliamo assumerci la responsabilità del nostro autogoverno? Sappiamo essere capaci di difendere ciò che è essenziale per la nostra libertà e il nostro sviluppo?
Si vuol forse dire che il futuro è l’editore Zuncheddu? Ma paradossalmente Zuncheddu oggi non vale per sé. È sotto l’ombra di Pili e della Mongiu, due progetti antitetici uniti solo dal revanscismo. Non sembra rappresentare un orizzonte politico, ma solo un pasticcio cagliaritano. Se De Pascale rappresenta il potere del denaro che sta diventando durissimo potere politico, Zuncheddu sembra un signore con tutte le ambizioni soddisfatte che sta facendo devastare il salotto di casa a due figli discoli pensando che si tratti della Sarda Rivoluzione.
Le masse sarde sono finalmente numerose nella protesta contro il governo regionale e contro lo Stato italiano, ma stanno facendo ginnastica sul posto, sudano per nulla. Che pena!
Che gran pezzo Prof. Davvero, che gran pezzo!
Onesto e lucido sulla geografia del potere oggi in Sardegna.
Soprattutto in riferimento al finto (e direi plastico) indipendentismo che sta ruotando attorno alla questione dell’eolico. Veda pure il caso di soggetti come l’avvocato Zuddas, che tenta in ogni modo di mettersi a capo della protesta: una figura ambigua e spuntata dal nulla (se non qualche anno fa, dopo aver riesumato il simbolo del PCI per delle elezioni regionali andate male).
Insomma, un’onda di qualunquismo che collega una questione così seria e articolata all’asse populista Zuncheddu-Pili- Mongiu. Un asse che di sicuro non ha per nulla a cuore gli interessi dei sardi, se non i loro (ma ci ricordiamo i primi articoli sull’eolico nel 2022, quando iniziavano a spuntare le prime pale davanti alle tenute di Zuncheddu in costa smeralda?). E poi, perdoni Prof, ma nel momento in cui, come ci informavano ieri, la legge Pratobello potrebbe essere “mixata” con la legge della giunta Todde, non è questa una sconfitta politica per i comitati? Lo scenario è molto confuso, volutamente confuso. Chi guarda da fuori (granitici, solidi, attendisti) sono il PD e il centrodestra. Il resto è fuffa sotto l’ombra delle narrazioni distorte de L’Unione Sarda. E purtroppo all’orizzonte non si intravvede nessun progetto, nessun soggetto e nessuna prospettiva che dia a questi cortei senza identità un contenuto credibile e di sostanza. Grazie.
Stimato Prof.
Grazie per la sua risposta, ma io parlavo di leadership, non di leaders. Nel mio mondo sono cose diverse. E il suo titolo. “la rivoluzione senza orizzonte” mette in risalto il punto dolente: se si vuole trasformare il malcontento e la rabbia in qualcosa di costruttivo, ci sarebbe bisogno di un orizzonte infatti, una “traiettoria di senso” come diceva uno. Il problema consta nel fatto che questo orizzonte deve necessariamente passare per il dialogo e la persuasione se vogliamo costruire una Sardegna per i sardi (invece che una Sardegna per is meris e i loro podatari). Ma non sembra un bell’inizio di dialogo sbertucciare tutti quelli che non mangiano come me (i vegani) o non la pensano come me. La leadership sarebbe proprio il processo di dialogo e sintesi, trovare un orizzonte comune verso cui lavorare tutti assieme, anche quelli che continuano a non mangiare o pensare come me. Se questa leadership non la attuano le persone intelligenti e capaci, che invece perdono tempo a mettere paletti e a sbertucciare i vegani e i terrapiattisti, ecc., allora inevitabilmente vedremo i Zuncheddu o i Pili fare i leaders senza leadership. Cordiali saluti.
Credo che questa riflessione centri un punto fondamentale, che si è manifestato in occasione della battaglia contro la speculazione energetica ma che più in generale riguarda tutte le iniziative della galassia indipendentista/federalista/sovranista sarda: tra le varie forze che rivendicano il diritto dei sardi alla piena autodeterminazione, ne manca una che sia in grado di dare voce ai liberali di centrosinistra e centrodestra, che abbia la capacità di coordinarsi con le altre forze liberali europee anche non indipendentiste, confrontandosi autorevolmente sulle questioni care a chi si schiera dalla parte dell’Individuo e contro l’arroganza dell’Autorità (penso solo alla giustizia, per citare un tema spesso affrontato in questo blog e che nella sua declinazione sarda presenta connotati peculiari). Questa lacuna non solo impedisce a tanti simpatizzanti di impegnarsi attivamente in un’attività politica strutturata, ma limita anche la crescita del bacino elettorale indipendentista, considerato che molti potenziali votanti vengono allontanati dall’equazione indipendentismo = estremismo di sinistra.
Con riferimento al tema dell’eolico, gli approcci estremisti hanno ad esempio impedito ai vari comitati di confrontarsi seriamente con quello che, a mio avviso, prima o poi si rileverà un grosso punto debole del fronte anti-speculazione, ossia la presenza all’interno delle singole comunità di gruppi di cittadini interessati alle installazioni perché economicamente avvantaggiati dalle stesse (in primis grosse famiglie [= voti= potere politico] proprietarie dei terreni interessate ai canoni di locazione ed al possibile investimento in altre attività, ma più semplicemente anche imprese e disoccupati impiegabili durante o dopo la creazione degli impianti). Sento – non senza un certo timore – parlare di esproprio per pubblica utilità, ma non di come fare i conti col sacrosanto diritto del proprietario ad utilizzare il proprio terreno per i propri fini economici individuali; con uno slogan semplicistico si dice che non esistono aree idonee, ma non ci si sforza di definire il concetto di idoneità in rapporto al vantaggio economico che i sardi potrebbero ricavare da un (ovviamente limitato e ponderato) sacrificio del paesaggio.
Prof. Maninchedda, più leggo i suoi contributi, più credo che lei possa essere un collante fondamentale per i numerosi liberali sovranisti (convinti o simpatizzanti) che ad oggi sono privi di rappresentanza. Io ci spero…
Monticelli scrive: ipromotori di Pratobello 24 ai mie occhi, dopo la recentissima uscita dei comitati (“in Sardegna non esistono aree idonee”) sono passati da oppositori della speculazione sulle energie rinnovabili a oppositori delle energie rinnovabili tout court; In realtà i signori dei comitati sono stati sempre oppositori delle energie rinnovabili…almeno un buon 90% …io ho provato a discutere con molti di loro in tempi antecedenti alla proposta totalmente incostituzionale della Pratobello…per loro la conversione energetica può avvenire solo con qualche pannello sui tetti stop
Pogos locos y malunidos !!!!!! Commentava uno dei vecchi incursori in terra sarda !!!! Non è cambiato nulla !!!!! La stampa locale , i comitati spontanei che sorgono come funghi , si muovono in correnti disordinate , disomogenee e con finalità non sempre identificate ed identificabili ?!!! I politici eletti a governare quest’,isola ,parlano lingue incomprensibili con finalità non sempre in linea con le istanze popolari !!!! A chi giova ? Quali reali interessi nascondono le diverse posizioni dei due quotidiani regionali ?quali reali interessi nasconde la freddezza dei dirigenti regionali verso la raccolta in corso delle firme per una legge di iniziativa popolare ? A chi giova che la richiesta di procedura d,’urgenza per discutere in consiglio la suddetta legge , venga ostacolata limitandone i benefici di urgenza ? Chi è quali interessi sardi si nascondono e si favoriscono dietro i tiepidi interventi della dirigenza politica e burocratica ?
Se si riuscisse a far convergere tutte le varie istanze locali in un’unica proposta che ne contempli spirito e necessità,se si riuscisse a coinvolgere personaggi di indubbio valore,esperienza ed equilibrio dandogli mandato a negoziare con la giunta regionale e con il governo nazionale ,forse dimostreremo che la descrizione degli spagnoli sui sardi dell’epoca , non è più attuale e che il popolo loco y malunido ha passato il testimone ad un popolo cosciente,moderno,ma non succube di invasori esterni o di pochi avidi speculatori isolani .
In Sardegna ci sono un Centinaio di bacini idrici ventilati estesi migliaia di ettari escludendo quelli idonei al rifornimento dei Canadair si potrebbero conteggiare le superfici come AREE IDONEE richiedendo una compartecipazione alla proprietà degli impianti da parte del pubblico decidendo di fare eolico,parchi fotovoltaici galleggianti e per quelli impattanti utilizzare solo il mini eolico
@Luigi 2/9/24.
Bene meda, assolutamente necessàriu e apretosu totu su chi propones. E Maninchedda est ateretanti necessàriu ma ndhe serbit àteros medas.
E tocat de parte de totus a superare iscórrios, tìrrias, antipatias e unu divisionismu assurdu e antagonismu chi nosi benit no solu de is lìmites nostos de Sardos ma meda de is fortzas polìticas italianas po sa cunditzione de dipendhéntzia seculare de sa Sardigna.
Nosi serbit unu “orizonte nou”, no solu po sa Sardigna e is Sardos ma faendho sa parte nosta. Nosi serbit unu podere de nosi guvernare chi oe no teneus cun custa RAS, e no est s’indipendhéntzia chi mancu nemos in su mundhu tenet e ne podet tènnere, ma mancu sa dipendhéntzia chi nos’imponet ingiustamente s’Istadu italianu chentza fare contu de noso.
Ma in totu sa discussione bio pagu e nudha chi pertocat un’economia de gherra a irvilupu energegìvoru illimitadu e definitivu ispintu a velocidade “costantemente accelerata”, irvilupu macu, ingiustu, distrutore, disastrosu, bàrbaru, de una economia de gherra criminale e criminògena in tempus de ‘paghe’, chi faet de donniunu de noso unu sidiu de dinare e unu cossumadore e isperditzieri energìvoru airadu comporadore e ispainadore de àliga e de incuinamentu.
E no est a torrare a unu mundhu e a una realtade chi mancu mai dhu’est istada: sa chistione est chi su chi est dannosu e prus dannosu e a tropu andhat male, no est “sostenibile”, faet male, e male sèmpere prus mannu. In d-unu mundhu limitau, po totu su chi est limitau, cust’irvilupu macu est a nosi bochìere e ispèrdere e tocat a fàere contu fintzes de s’andhamentu demogràficu, chi no podet èssere mancu cussu illimitau, male e peus si de donniunu si faet unu cossumadore idròvora.
Ite depeus cambiare no solu de sa manera de èssere sociedade civile e polìtica, ma personalmente e innanti puru lìbberos e responsàbbiles a cumenciare de su chi donniunu faet e podet fàere?
In questo momento mi tormenta la vista dei nostri boschi sofferenti. Anche le foreste del Sulcis stanno iniziando a cambiare colore. Ad esclusione delle giovani generazioni, chi ha almeno quarant’anni non può non negare che il clima sta cambiando radicalmente. La natura ci sta mostrando segni chiari; gli studiosi del clima parlano nel vuoto. Come ha scritto il fisico Roberto Battiston nel suo libro L’alfabeto della natura, l’ambiente è messo più a rischio dalla tardiva presa di coscienza dell’umanità che dal riscaldamento globale in sé. Spero non accada, ma se il nostro patrimonio boschivo dovesse scomparire a causa di questo clima impazzito ad opera dell’uomo, queste questioni su pale e pannelli saranno quantomeno anacronistiche. Certo, non è la Sardegna che deve risolvere il problema del clima per l’Italia e il resto del mondo, ma questi allarmismi sulla distruzione del paesaggio ad opera di aerogeneratori e pannelli sarà presto superata in velocità dalla stessa natura con la morte dalla vegetazione, indebolita dalla sete ed esposta mortalmente ai patogeni.
Caro Paolo,
oggi hai offerto uno spaccato complesso e articolato della situazione politica e sociale in Sardegna, affrontando temi che spaziano dalla gestione delle risorse energetiche alla dinamica politica regionale, fino alle tensioni legate alla rappresentanza e all’autodeterminazione. Questo contesto si intreccia poi con numerosi altri aspetti, come il ruolo dell’informazione, la gestione dei beni comuni e la relazione tra Stato, mercato e società civile.
In questo scenario, il nostro obiettivo, come cittadini comuni che tentano di difendersi, dovrebbe essere quello di tentare di inibire e successivamente invertire le tendenze degenerative in atto. Tuttavia, come osservato amaramente, sebbene le masse sarde si siano finalmente mobilitate in protesta contro il governo regionale e lo Stato italiano, queste energie sembrano disperdersi in una “ginnastica sul posto,” inconcludente.
Eppure, se solo si riuscisse a canalizzare questa energia in azioni concrete e mirate, questo momento potrebbe rappresentare un’opportunità unica, una sfida da raccogliere con determinazione. La vera sfida, infatti, non può limitarsi alla protesta fine a sé stessa, ma deve mirare a superare le frammentazioni esistenti, sviluppare una coscienza critica e collettiva, e costruire strumenti di autodeterminazione capaci di contrastare l’influenza di un potere tecnocratico senza volto. Solo così sarà possibile promuovere un futuro sostenibile e giusto. Questo richiederebbe non solo resistenza, ma anche la capacità di immaginare e realizzare alternative concrete che rispondano ai bisogni delle comunità locali, evitando di cedere alla logica del profitto o del controllo centralizzato.
Nel caso della nostra isola le criticità sono numerose e una delle principali è il fattore tempo: la speculazione è già in corso e i suoi effetti potrebbero diventare irreversibili prima che si possa costruire una risposta collettiva organizzata. Occorre agire immediatamente, adottando una strategia a breve termine che fermi o almeno rallenti questi processi degenerativi. L’obiettivo immediato è guadagnare tempo prezioso, rallentare l’avanzata della speculazione e gettare le basi per una risposta più strutturata e duratura nel medio e lungo periodo.
L’altra grande criticità è rappresentata dai diversi background ideologici e politici che le figure di spicco e persone comuni impegnate in questa battaglia si portano dietro. Questo non è il tempo delle divisioni, ma della coesione. Dovremmo avere l’intelligenza e la maturità di mettere da parte le differenze e unirci attorno a un obiettivo comune: proteggere il territorio, i beni collettivi della Sardegna e i nostri diritti come cittadini. Questo obiettivo è supremo, non di parte.
Per ottenere risultati concreti, bisognerebbe riconoscere che le iniziative frammentate e isolate non saranno sufficienti e che non possiamo aspettarci soluzioni dalla Regione e dalla sua classe politica, troppo spesso incolta e concentrata solo su interessi particolari. È quindi sarebbe più efficace ripartire sotto una “bandiera” comune, cercando di unificare tutte le istanze dei territori colpiti dalla speculazione, affinché possano parlare con una voce sola: divisi, saremmo destinati a perdere.
Questo richiede la creazione di un manifesto unitario che articoli chiaramente i valori e gli obiettivi condivisi da tutti. Accanto a questo, sarebbe indispensabile istituire un comitato esecutivo con ruoli e responsabilità ben definiti, che abbia il compito di coordinare e catalizzare le varie forze e iniziative locali. Per garantire che l’azione sia efficace e condivisa, questo comitato dovrebbe operare in modo trasparente e con rigorosi meccanismi di controllo. In questo processo, personalmente non escluderei neppure il coinvolgimento di media influenti, come L’Unione Sarda, per amplificare la portata del messaggio e favorire un’ampia partecipazione.
Per dare avvio a questo processo, potrebbe essere utile organizzare un evento fondativo che riunisca tutti i movimenti e le iniziative attualmente frammentate in un unico momento di discussione e confronto. Questo incontro potrebbe essere l’occasione per elaborare insieme un manifesto condiviso, capace di unire le forze in campo sotto un’unica visione.
Per dare sostanza a questo percorso, sarebbe indispensabile coinvolgere i migliori pensatori e accademici della nostra isola, persone animate da una profonda indignazione per la situazione attuale e disposte a mettere le proprie idealità e competenze per ispirare e accompagnare un movimento che punti alla protezione del territorio, all’autodeterminazione e alla costruzione di un futuro sostenibile per la Sardegna.
La vera sfida, tuttavia, è trovare il modo di dare l’innesco a questo processo di adesione e partecipazione, coinvolgendo tutti quei portatori di interesse che vivono nei territori—dai piccoli imprenditori locali, ai leader comunitari, agli agricoltori, agli artigiani, fino ai rappresentanti delle associazioni civiche. È essenziale far comprendere loro l’importanza cruciale di questa battaglia per il futuro della Sardegna. Per farlo, serve una compagine di alto profilo, capace di trascendere gli schieramenti politici e gli interessi particolari, e di mobilitare un ampio consenso. Credo che tu, con la tua esperienza e influenza, sia in una posizione ideale per dare un impulso decisivo alla nascita di questo movimento e trasformare questa visione in realtà.
Non posso farne a meno. Il commento livoroso al suo articolo si qualificava da solo. Ma la sua risposta al commento è un vero capolavoro.
Cara, la maggioranza dei miei 👢 andate a farvi Benedire dal vescovo. magari da monsignor Mura, speriamo che abbia abbastanza “acqua santa” per darvene una BETTE COLADA.😅😅
A leggere il commento de La Maggioranza si evince che il meccanismo logico dei piddini è sempre lo stesso. Si fanno dire cosa devono fare da una generica Europa che è sempre illuminata e sempre lungimirante (contrordine compagni, li sfotteva Guareschi), ti dicono che ‘siamo gli ultimi a…’ e poi ti danno del retrogrado e ‘utile idiota’ (che Lenin parlasse del tipo umano tipo l’utente La Maggioranza non gli passa per la testa va da sè) se hai dubbi. Si parla di salario minimo, lgbt, energia, ‘riforme strutturali’, abolizione contante. Il meccanismo è sempre quello, non sanno cosa fanno ma gliela descrivono come giusta, gli dicono che siamo gli ultimi e loro corrono perchè non vogliono arrivare ultimi nella corsa al più buono e giusto.
Il progressismo è la forma puerile del marxismo, che a sua volta era un talmudismo pure scarsino.
L’articolo del prof. Federico Butera non mi convince affatto. Dichiara la volontà di smontare la disinformazione o l’informazione parziale ma dice quello che gli fa comodo sorvolando sul resto. Gli ricorderei alcune questioni.
L’articolo sostiene che a conti fatti, 6,2 Gw fotovoltaici in Sardegna produrrebbero l’equivalente del consumo attuale, un obiettivo ragionevole dato che, a causa del diffondersi delle auto elettriche e delle pompe di calore, la domanda di elettricità va ad aumentare.
Meglio che l’autore dia una lucidata alla sfera di cristallo perché le previsioni ISTAT sull’andamento demografico dicono che la popolazione Sarda passerà dagli attuali 1,63 milioni di abitanti a 1, 33 (di cui quasi la metà ultrasessantenni e solo un quarto in età fertile) entro il 2041. Al di là del dramma demografico su cui si dovrebbe intervenire pesantemente già da oggi, se stiamo al dato di realtà, non si capisce perché con una la popolazione che diminuirà di almeno il 20% nei prossimi venti anni la domanda di energia dovrebbe aumentare. Si citano le auto elettriche (sulle quali, tra l’altro, a livello UE sembra in corso una inversione a U in favore dei biocombustibili o dei combustibili sintetici) ma si trascurano le direttive sull’efficientamento energetico di abitazioni e attrezzature che imporranno sicuramente la riduzione dei consumi.
Il fatto che l’occupazione di suolo sia considerata intollerabilmente alta e rovini il paesaggio viene derubricato a propaganda.
Sfugge il fatto che la Sardegna subisce già intollerabili occupazioni di territorio e che l’occupazione che si vorrebbe attuare si aggiunga ad altre occupazioni che hanno occupato ed occupano, hanno inquinato ed inquinato il territorio sardo senza che nessuno paghi o abbia pagato adeguatamente per questo. Perché non proporre una riduzione delle servitù militari accompagnata dalla bonifica dei suoli e il recupero di territorio in misura almeno pari a quella occupata a terra e a mare dalle servitù energetiche in via di introduzione? Si applichi il principio chi inquina paga previsto dalla normativa europea e dal testo unico dell’ambiente e si dimostri che in Italia si applica a tutti indipendentemente dall’inquinatore e si smentisca l’alto ufficiale dell’Esercito che riferendosi al poligono di capo Teulada ha candidamente affermato che le aree sono diventate irrimediabilmente inquinate e il costo della bonifica è insostenibile.
Si afferma che i sardi sostengono costi dell’energia superiori perché non avendo il gas usano più energia e che la Sardegna è la regione italiana a più alte emissioni di Co2.
Giova ricordare che il mercato dell’energia è un mercato regolato. Basterebbe prevedere meccanismi regolatori dedicati per ridurre il maggiore onere sostenuto dai sardi, ma ovviamente l’interesse dei sardi importa a pochi. Quanto alle emissioni di Co2, siccome una quota significativa dell’energia attualmente prodotta in Sardegna è destinata ad essere consumata oltre tirreno allora anche la Co2 deve essere imputata al territorio in cui è collocato il consumatore finale.
Sui grattacieli che da lontano sembrano stuzzicadenti e sul fatto che le imprese facciano pesca a strascico di autorizzazioni, potrei suggerire dove mettere gli stuzzicadenti insieme alle richieste ma non voglio essere volgare. Va osservato però che il modo di acquisire le autorizzazioni attraverso Srl squattrinate che fanno decine di domande in ciclostile anche al fine di sfruttare i limiti delle strutture tecniche comunali non contribuisce alla credibilità del settore.
Sul fatto che l’alternativa alla transizione energetica che si vorrebbe imporre sia quella di favorire le multinazionali del fossile e che occorra scegliere tra l’impatto di pale e pannelli e quello di condotte per il gas direi questo: le multinazionali del fossile della Sardegna hanno fatto carne di porco ma non per questo si deve lascare che lo stesso facciano le multinazionali dell’eolico e del fotovoltaico. Sul fatto migliaia di pale eoliche poste sulle colline o distese di pannelli fotovoltaici sulle pianure siano meno impattanti di un tubo sottoterra foss’anche di quattro cinquecento km discutiamone. Osservo però che sottoterra in Sardegna ci sono decine di migliaia di km di condotte idriche e tutto questo impatto non mi pare si veda.
Dei meccanismi congegnati dagli ultimi due governi italiani per assicurare prezzi e rendimenti garantiti dalla legge con rendite pagate dalla collettività agli impianti di energia eolica e fotovoltaica stranamente l’articolo non parla.
La verità è che “I Sardi vorrebbero decidere quanta energia produrre, dove produrla e come produrla. Non vorrebbero farselo imporre né dallo Stato, né dall’Europa, né dall’Università. È politica, è libertà, non scienza”. Questa cosa in tempi dominati dalla tecnica infastidisce, anche alcuni politici sardi più realisti del re
D’altra parte, per quale motivo sull’individuazione e la selezione delle alternative possibili, dei territori da utilizzare, delle quantità da produrre non dovrebbe decidere la Sardegna? E per quale motivo i sardi non dovrebbero pretendere di essere proprietari dell’energia che si produce generando le esternalità negative sul loro territorio? Possibile poi che dal dibattito sulle rinnovabili sia assente l’idroelettrico? (e il geotermico?). Siamo sicuri che le dighe che abbiamo non possano incrementare la produzione di energia? Possibile che, in una regione assetata come la Sardegna, piuttosto che per pannelli fotovoltaici e pale eoliche, se proprio si deve sacrificare una parte di territorio, non si valuta di costruire nuovi bacini artificiali? E, in ultimo, possibile che qualcuno pensi che i sardi siano tutti dei burattini?
@ Catriotta Io non nego, affermo. Lei, invece, mi pare neghi…..
@ La Maggioranza Perfetto, la vostra simmetria con la spuntinante e rozza maggioranza Solinas è giunta alla perfetta congruenza. Buon appetito!
Prima di tutto salutiamo cordialmente e con grande affetto il nostro “Statera-Maninchedda” e tutti i lettori di questo baluardo della libertà (seriamente).
Inseriamo un commento solo perché la vostra disperazione per aver PERSO le elezioni vi sta spingendo a “strabordare” nel grottesco (state raggiungendo vette che fanno letteralmente godere) senza contare che vedere certi “elementi” con il cappello in mano qui a Cagliari è libidine pura. In ordine sparso:
A) “l’emergenza rinnovabili” in Sardegna è INESISTENTE (siamo terzultimi in Italia per numero di approvazioni degli impianti pur essendo la terza regione più estesa d’Italia) ed è stata creata “ad hoc” da Zuncheddu e dal centrodestra, UNICAMENTE per distrarre le masse stolte di analfabeti funzionali dai disastri lasciati da Solinas, Lega della M. e Forza Italia con l’unico obbiettivo di donare, sempre a spese dei Sardi, una “nuova verginità” al centrodestra (Pittalis, Mariotti, Cappellacci, Zuncheddu, Pais ecc. sono i veri “difensori dei Sardi contro l’assalto”! CIAO CORE!).
B) Soru (“la rivoluzione gentile” CIAONE!) è ormai relegato all’ inconsistenza politica, all’oblio. Chiediamo cortesemente a qualcuno che lo conosce e gli vuol bene di riportarlo a più miti consigli: magari portatelo a pescare a Funtanazza in modo da porre fine a questa continua elargizione di consigli non richiesti (poverino non se lo meritava, lo sappiamo bene, lui ha sempre amato i Sardi, specialmente gli ex-azionisti di Tiscali e chi possedeva terreni che ora valgono letteralmente zero, SIC!).
C) Assistere alla conferenza stampa congiunta di Forza Italia Sardegna dell’altro giorno (praticamente una A. a D.), in cui si parla in modo INDECENTE e VERGOGNOSO di “abbandono delle rinnovabili” e di “passare al gas” e vedere contestualmente “il nostro Statera” postare link totalmente a caso sul tema è deludente, ed è anche talmente surreale, da delineare chiaramente lo stato mentale in cui vi trovate (“BETTE COLADA” come direbbero i Nuoresi).
D) Zuncheddu (LUI PERÒ, NON VOI!) ha davvero fortissimi interessi personali che valgono miliardi di euro da mandare avanti (editoria, raddoppio posti yacht nel suo “porto turistico” a Olbia, centri commerciali, edilizia, enti pubblici da mettere in affitto nei suoi immobili ecc. ecc.) inclusa la “dorsale del gas” mentre voi siete SOLO e DI FATTO degli “utili idioti”.
Mi dicono di dirvi che “siamo a Cagliari” in “ristorante” (anche se sono le cinque del pomeriggio).
Cordialità.
Caro professore la sua mi sembra una enorme e inutile storiella dei soliti negazionisti.
Gentile Paolo (non Maninchedda ma l’autore del commento del 2 Settembre 2024 alle 11:35): che la produzione da rinnovabili vada calcolata sul fabbisogno energetico attuale della Sardegna è, secondo me, profondamente sbagliato. Noi italiani, e come sardi non facciamo eccezione, siamo allergici – se non apertamente ostili – a qualunque forma di pianificazione a medio-lungo termine: amiamo trovarci in situazioni di carenze strutturali (tecnologiche, sociali, economiche, normative, etc.) per poter commentare “Eh, bisognava pensarci 20 anni fa”. Dobbiamo dimensionare la produzione di energia elettrica prevedendo quelli che saranno i consumi degli anni a venire anche grazie allo sviluppo che, speriamo, avrà luogo. Faccio alcuni esempi pratici: si sta faticosamente cercando di elettrificare le ferrovie dell’isola (www.regione.sardegna.it/notizie/448450), i cui treni, a differenza degli altri paesi civili, viaggiano ancora a carburante; anche qui, come nel resto dei paesi avanzati, avverrà una graduale sostituzione delle auto a motore endotermico con quelle elettriche; anche qui si arriverà alle abitazioni gas-free, in cui i piani di cottura a gas saranno sostituiti da quelli a induzione, le caldaie domestiche da pompe di calore, etc; questa lista potrebbe facilmente continuare. Tutti questi cambiamenti richiederanno una grande qiantità di energia elettrica in sostituzione di quella da combustibili fossili. Gli stessi contatori delle case passeranno verosimilmente, nei decenni a venire, da forniture di pochi kW a decine di kW, come già avviene in altri paesi occidentali. Vogliamo tenere conto di questi cambiamenti nel calcolo dell’energia elettrica necessaria? Per me sarebbe molto ragionevole e ci semplificherebbe enormemente la vista nei decenni a venire (anche, e soprattutto, ai nostri figli).
Gentile Paolo Maninchedda,
grazie per l’interessante articolo. Evito accuratamente gli argomenti di scontro tra fazioni politiche locali di cui mi interessa nulla (lo stesso, penso, a tanti altri sardi) e vado direttamente alle questioni sulle rinnovabili, che invece mi interessano molto.
In ordine sparso:
– l’articolo che lei cita sull’usabilità delle reti esistenti per il metano per la distribuzione di H2 si basa su un prerequisito fondamentale: che la rete esista gia’. Nessuno al mondo, credo, sarebbe cosi’ folle da costruire oggi, nel 2024, una rete per il metano per dismetterla quasi subito e adattarla all’H2. La produzione di energia basata sulla combustione, di carbone, petrolio, metano (o idrogeno), è una tecnologia ormai obsoleta che ha senso solo per applicazioni di nicchia in contesti particolari: ha rendimenti ridicolmente bassi rispetto ad una catena produzione-distribuzione-consumo puramente elettrica (e l’energia dissipata va sostanzialmente in calore nell’ambiente, non mi sembra ce ne sia bisogno di questi tempi); nel caso dell’H2 comporta problemi tecnologici non banali (l’H2 è una bruttissima bestia da stoccare e distribuire, non è il metano); in particolare, come gia’ fatto notare, l’H2 non è una fonte ma un vettore di energia. Richiede tantissima energia per essere prodotto e, visto che non vogliamo le rinnovabili e non vogliamo il nucleare, dovrebbe essere prodotto con combustibili fossili, suppongo il carbone vista la tradizione della Sardegna
– I promotori di Pratobello 24 ai mie occhi, dopo la recentissima uscita dei comitati (“in Sardegna non esistono aree idonee”) sono passati da oppositori della speculazione sulle energie rinnovabili a oppositori delle energie rinnovabili tout court;
– mettere il fotovoltaico sui tetti delle case e sul parcheggio della Conad non basta: detto da uno che ha speso un cifra considerevole per le proprie tasche per farlo (non sono di quei fortunati che hanno goduto del 110%). Servono anche impianti industriali di media-grande scala, sia di produzione che di stoccaggio, per fare funzionare i trasporti, le aziende, l’illuminazione pubblica, le infrastrutture, etc. Di nuovo, se non si vuole il nucleare di nuova generazione e si è ferocemente contrari alle rinnovabili rimangono solo le fonti fossili;
– trovo surreale apprendere di tavole rotonde (l’ultima oggi) in cui rappresentanti di famosissimi e lussuosissimi hotel tuonano contro le rinnovabili. Voglio dire: fai una colata di cemento davanti al tuo hotel per realizzare una pista di gokart (a motori rigorosamente termici, suppongo)? Bravo, bravissimo, questo è lo sviluppo che ci piace. Occupi lo stesso terreno per un impianto fotovoltaico? Sei un delinquente che verrà perseguito e punito dalla giusta furia popolare. Ma si puo’?
– l’agrivoltaico, per fare un esempio, è secondo me una tecnologia che dovrebbe mettere d’accordo tutti e permettere un salto di qualità importante per le nostre produzioni agroalimentari di pregio;
– la ringrazio per l’osservazione sull’impatto effettivo che avrebbero impianti offshore a 30 e piu’ km dalla costa. Nessuno credo voglia essere circondato da tali impianti a 360 gradi e, francamente, la trovo un’eventualità estremamente improbabile.
Chiudo scusandomi per la lunghezza, ringraziandola per l’ospitalità e facendo una proposta che forse potrebbe trovare qualche elemento di condivisione: vogliamo proporci, noi sardi, come produttori di energia da fonti alternative non solo per il consumo interno ma anche per gli altri facendo dell’iniziativa un motore di sviluppo pulito e remunerativo per la nostra isola e anche per le nostre tasche di cittadini della Sardegna?
Per poter accettare ma non condividere le scelte europee da sardo pretendo che io possa democraticamente avere la possibilità di votare ed eleggere un sardo non vedermi eletti solo siciliani per le votazioni europee
@medardo di terralba Ma non è questione di cinismo, sto descrivendo quello che si evince studiando la storia (possibilmente non gli autori che raccontano di grandi rivoluzioni di popolo o cose del genere, senza mai nominare finanziatori, intermediari, fornitori, azionisti ecc, gli Hobsbawm per intenderci). Io capisco che parlare di Popolo sardo in rivolta scaldi il cuore, ma non è la prima volta che ci son mobilitazioni, non vedo la differenza con tante altre, l’unica differenza è la percezione, e quella la sta creando Zuncheddu in primis, e a seguire i sodali. E lo dico senza giudizio, sto solo sottolineando che la massa sta facendo ginnastica perché non può fare altro, non saprebbe fare altro. E quando qualcuno gli dice che fanno ginnastica rispondono stizziti e ti danno del classista, ma se la massa sapesse di non essere élite, e di valere il tanto di una strategia elettorale, smetterebbe di sentirsi protagonista in maniera emotiva, smetterebbe di parteggiare in maniera primitiva e tribale e forse, dico forse, inizierebbe a sentirsi qualcosa di più alto e impegnativo. Ma per iniziare dovrebbe cominciare a riconoscere di non contare e di non aver mai contato nulla, e che il suo ruolo è quello di fare ginnastica.
Un piccolo esempio: attualmente volendo si ha virtualmente accesso a una libreria infinita (non necessariamente con metodi legali), secondo lei quanti ne usufruiscono realmente? E bene o male Internet lo hanno tutti, a casa, nel telefono, ovunque. Secondo lei perché non ne usufruiscono e continuano a informarsi col giornale di riferimento o col servizio farlocco in Rai/Mediaset (possibilmente della propria parte politica)?
@ Alessandr Proprio non mi conosci. Io Renzi sardo? Io che gli ho votato contro da solo, quando tutto il centrosinistra lo esaltava? Informati bene.
@ Enea Abbiamo un’idea di Europa diversa. Io voglio starci in una prospettiva federalista, tu in una centralista. Sulla storia della Sardegna non ti rispondo perché la tua è così superficiale che mi verrebbe da risponderti male. La Sardegna non ha una base razziale (guai a noi!), ma civile.
Io, Paolo, queste mistificazioni Union-Sardiste e da Populu Sardu non le condivido per niente. Primo, perché Populu Sardu è Populu de Europa; secondo, perché Populu Sardu, come lasciava intendere Grazia Deledda, è Populu di Spagna, di Toscana, di Liguria, fenicio e cartaginese, nonché ebreo per le deportazioni volute dall’imperatore Tiberio nel 19 d.c.
Veniamo alla transizione energetica: la Sardegna, tra le sei regioni prime produttrici di eolico in Italia, è ultima in classifica, produce meno della Basilicata che detiene 1/4 del territorio sardo. La Puglia ha il doppio delle installazioni sarde. 6,2GW assegnati corrispondono a meno di quello che producono le installazioni nella foce del Tamigi in UK.
Ci sono parchi eolici che sono una meraviglia tecnologica e ambientale (Stretto di Gibilterra) e invece non si fa altro che seguire a mo’ di gonzi propaganda, propaganda e ancora propaganda. Imponessero a ENEL GP di fare un parco ben curato di macchia mediterranea sotto le installazioni di Portoscuso che sia da esempio per le altre installazioni passate e future. Si dice che le pale eoliche deturpano l’ambiente? Anche i tralicci dell’alta tensione lo deturpano. Anche gli aeroporti deturpano l’ambiente, sono rumorosi e molto inquinanti, e quindi?
Ma i sardi, non sarebbe meglio che si occupassero di prevenire gli incendi? Di ripristinare le risorse ambientali? Di tutelare i suoli da gettate di cemento, di aliga e muntonazzos? Di limitare fumi de forredas e far chiudere gli impianti di produzione da fonti fossili? Di ridare vita a Borghi e paesi abbandonati, ecc ecc ??
Certo, ai sardi spetta pianificare il come e il dove devono esserci le installazioni ma non le quantità di energia da produrre; quelle spettano all’Europa perché il fabbisogno è europeo, perché la rete energetica è europea e non nazionale e tanto meno regionale.
@ Marcello Pani No, non è classismo, è realismo. Il Popolo è un soggetto articolato, che si compone di tante opzioni, io non cerco similarità con la mia, ma sto lontano dalle visioni parziali proposte come panacea di tutti i mali. Non cerco un leader che unifichi un popolo, cerco un popolo pluralista che sappia unirsi in un progetto superiore alle singole parti.
Egregia Caterina Curreli, mai stato attratto dai partiti nazionali italiani e non lo sono neanche oggi. Io sono tra quelli che ha perso le elezioni e che +è stato collocato dall’elettorato all’opposizione. Posso farlo o lei si indigna?
Sono stata cattiva, hai ragione su tutto ma smettiamola di voler far cadere governi appena insediati, Renzi sardo che non sei altro, lavoriamo per fare non per distruggere e dire le solite banalità sulla politica. Il terrorismo mediatico dell’unione sarda con Mauro pili ormai non ce lo beviamo più, con quegli orribili fotomontaggi, ma il rischio di speculazione è altissimo!
@ Giuseppe https://www.cng-mobility.ch/it/beitrag/i-gasdotti-sono-pronti-per-lidrogeno/
@ Fabio
https://www.cng-mobility.ch/it/beitrag/i-gasdotti-sono-pronti-per-lidrogeno/
@ Alessandra No, tranquilla, io non arrivo e tu continuerai a fare la vivandiera dei quaranta ladroni.
Dai ci sto, a casa la Todde e arrivi tu, genio della lampada
Non mi risulta che l’infrastruttura del gas possa servire all’idrogeno, in quanto la molecola di quest’ultimo è molto più piccola e anche pericolosa. E poi come lo produrresti l’drogeno stesso? Serve tanta elettricità quindi serve tanto solare ed eolico se non vuoi continuare con il gas.
Possibile che tutte le colline e le coste sarde siano così di pregio da non permettere l’installazione di pale eoliche. Quante persone sarebbero impattante dalla vista di questi manufatti e quali sarebbero i vantaggi per la regione?
Caro @HLMencken, lasci che emerga anche la sua emotività, non la mortifichi costringendola nella corteccia di cinismo disincantato che esibisce nel suo commento. Si! La propaganda è sempre dietro l’angolo ma chi è stato bruciato dalla minestra calda, soffia sulla fredda.
Prima di credere e scrivere che i gasdotti possono trasportare idrogeno sarebbe opportuno documentarsi. Purtroppo il metano è una molecola molto più grande dell’idrogeno e i gasdotti sarebbero un colabrodo se trasportassero idrogeno. I gasdotti non possono essere utilizzati per trasportare idrogeno (salvo mescolarlo con il metano ma in piccole quantità). Si rischia di diffondere idee completamente false.
Nel massimo rispetto delle opinioni altrui trovo che quanto lei dice cade sempre e inesorabilmente contro il governo della Todde. Perché? Perché è 5Stelle! Eh sì, il mattatoio è in azione; vanno bene tutti i partiti politici, anche quelli che schifosamente hanno autorizzato e svenduto la Sardegna, non si fanno quei nomi, non si nominano quei partiti. Su Videolina vedi solo Fratelli d’Italia scatenarsi a favore di questa battaglia . Quanta pochezza, soprattutto da parte di chi gestisce l’informazione. Ma i Sardi non sono così idioti… O forse si!
Ecco esposto il problema dei federalisti, europeisti, sardisti, ecc.,: il latente classismo.
Vogliamo le lotte di popolo -dicono- ma il popolo che piace a noi e che pensa, legge, veste come noi! Quindi togli i vegani (brutta gente!), gli anarchici, gli autarchici, i no-vax, magari anche i fautori del “gender”, e via dicendo.
Il problema si rivela come mancanza di visione: se si vuole una repubblica, uno stato, una Sardegna federale, o simili formule, bisogna pur farla con tutto il popolo sardo questa Sardegna, anche quello che non ci piace. E ci sarebbe bisogo di leadership, carisma e persuasione. Tutte cose che mancano a chi piace parlare solo con chi pensa, legge, veste come loro.
Visto quanto accade in Germania dove i nazi stanno conquistando l’elettorato con la battaglia contro le pompe di calore imposte dall’Europa (vedi puntata di ieri di presa diretta) c è da sperare che in Sardegna continui a cavalcare l’onda Zuncheddu.e più. Il fatto di imporci un quantum per sostituire il carbone delle due centrali saltando il gas e le sue condotte lo vedo un male perché la dorsale del gas può essere utilizzata anche per l’idrogeno e noi come al solito saremmo sempre gli ultimi a sfruttare le nuove fonti con la scusa che non abbiamo le infrastrutture per la conduzione. In Italia si stanno preparando a sfruttare nuovi impianti per idroelettrico, da noi non ci si pensa neanche nelle due dighe che prima o poi vedranno la luce, Si pensa a sperimentare l accumulo con batterie in grosse centrali presso i campi eolici anche lì sarà una speculazione a spese dei sardi in balia di incettatori che continuano a bruciare le terre da vari anni per depprezzarle e cacciare i pastori.
Maninchedda, lei (a differenza di molti suoi lettori che hanno una visione emotiva della politica e del mondo a giudicare dai commenti) è meno idealista di quel che vuole far credere e sa benissimo che le masse da sole non fanno nulla, per motivi del tutto banali, son tanti, senza interessi comuni (il Popolo Sardo non esiste e lei sa anche questo) poco organizzati, senza cultura, senza visione di medio/lungo periodo e totalmente in balia della propaganda che da Edward Bernays in poi li rimbalza da una parte all’altra. Bastano un paio di mesi di propaganda inversa e le masse risvegliate s’infilano le pale eoliche anche in giardino, non è mica un caso che entrambe le parti litighino all’interno di un terreno ben definito che è quello della “transizione ecologica” e facciano a gara a chi la vuole più ecologica. Chi l’abbia pressoché imposta, con quali scopi e a beneficio di chi non è fondamentale saperlo, è bastato vendergli che è buona, sociale, ambientalista, giusta. Ora c’è la “transizione ecologica” e il mondo progressista, che fa a gara a chi è più “progressista” (anche qui, beati loro che sanno cosa sia il progresso e lo sanno sempre, in ogni contesto storico/culturale, a ogni latitudine), ci si butta a capofitto, perché gliel’hanno venduta in maniera emotiva e solo a quello rispondono. Ripeto, bastano un paio di mesi di propaganda spinta e le grandi masse risvegliate s’infilano le pale pure in giardino se gli vendono che è per il loro bene.
La storia comunque non è cinica, la storia è “un cimitero di aristocrazie”, come diceva Pareto. Le masse da sole fanno ginnastica come dice lei, e hanno sempre fatto questo, e come potrebbero altrimenti, con quali mezzi, con quale cultura e con quale capacità organizzativa?
Tante belle parole ma,lo Statuto Speciale della R.A.S. agli art.3 e 4 sono,almeno,stati letti.
Mi domando, con quali argomenti si possa sostenere che non c è speculazione, quando ci sono progetti più volte sbandierati installare pale eoliche in Sardegna per portare l energia in Sicilia o nella Toscana. Basterebbe installare quanto servono per sostituire l energia prodotta attualmente con il fossile. Tutto quanto in eccesso è speculazione a danno della Sardegna.
SPECULAZIONE EOLICA MA MOLTO PIU QUELLA DEI GASDOTTI…
Ci sono gli estremi per esporre l enorme truffa dell’ GAS PERLA SARDEGNA….
A PARTIRE da interessi di certa gente per imporre la gassificazione e gasdotti in un momento dove il prezzo salirà a valori stratosferici ….interessi che coprono I TERRENI DOVE FAR PASSARE MIGLIAIA È MIGLIAIA DI KM DI GASDOTTI, INTERESSI PER I REGASSIFICATORI, INTERESSI PER RIAPRIRE AL CARBONE E ALL PETROLIO…
Egregio professore, l’ha detto lei che nell’opposizione alla Todde c’è di tutto, terrapiattisti, vegani e quant’altro. E lei vuole mischiarsi con questa gentaglia? Faccia pure ma mi sembra un controsenso. Non sono il difensore d’ufficio della Todde perché non l’ho neppure votata, ho preferito Soru, e ritengo la cautela con cui mister Tiscali si sta muovendo sia al momento di gran lunga preferibile. Altrimenti si fa il gioco dei cialtroni. Infine vorrei chiederle cosa ne pensa dei commenti, se li ha letti, del vecchio Mario Guerrini.
Leggendo il Suo intervento non si può che essere d accordo.Sopratutto nella parte dove L ennesimo proff spara la sua
Eppure rimango ancora convinto che la resurrezione dei sardi e della Sardegna intera, avverrà solo quando quel trofeo inerte e appeso in cantina, finirà di essere ostaggio di convenienza e tornerà a sventolare nelle mani di persone motivate solo ed esclusivamente per il bene della Nazione Sarda
Salute e tricu prof.
Ma la raccolta firme. A che e servita può avvalersi ?e noi popolo contiamo oppure ci dobbiamo fare valere in modi ” vandalici?