L’articolo pubblicato ieri ha avuto una diffusione notevolissima (oltre 18.000 hits), confermata dal numero dei commenti. Mi è venuto il dubbio di non aver capito bene la strategia della Nuova Sardegna e dei suoi azionisti, ma leggendo il numero oggi in edicola del giornale sassarese, sempre meno venduto e sempre più impopolare, ne ho avuto invece la conferma.
Vediamo di essere semplici: poiché in Sardegna sta montando una protesta diffusa in ogni ceto sociale contro la speculazione energetica, per la quale sono state presentate numerosissime richieste da parte di improbabili società e di probabilissime speculazioni per l’installazione di impianti eolici e fotovoltaici, la Nuova Sardegna martella i suoi lettori dicendo che la Sardegna è una regione inquinata e inquinante e che dunque, per sua colpevolezza, deve fare ammenda e aprire le porte alle rinnovabili anche nella loro forma speculativa. Il ragionamento grossolano è che chi è contro la speculazione è a favore del carbone e dell’inquinamento. Io che ho tutti i tetti delle mie case coperti da pannelli, che ho solo macchine ibride, che se posso esco a piedi per ogni necessità, che ho varato il primo e attualmente unico piano delle piste ciclabili regionali mai concepito prima, che ho portato via all’Enel due centrali idroelettriche per iniziare a costruire l’Agenzia sarda dell’Energia (l’ho fatto io, non altri, e devo dire grazie solo a due persone, l’ing. Edoardo Balzarini e l’avv. Francesco Caput), che ho promosso con la Giunta Pigliaru il più ricco piano per aiutare le amministrazioni pubbliche a dotarsi di fonti e impianti rinnovabili (nel quale piano, per la prima volta, l’Enel e i suoi simili non toccarono palla), che andai a Benetutti per aiutare la nascita della prima comunità energetica, che ho sempre sostenuto che bisogna aumentare le ricerche sulla geotermia sarda e chiarire definitivamente se e quanto è utilizzabile (c’è contrasto sulle temperature), io che ho fatto (non detto, fatto) tutto questo, siccome sono contro gli speculatori e contro l’allocazione selvaggia degli impianti, io sarei per il carbone e dovrei tollerare che a dirmelo sia un giornale che ha sempre, dico sempre, sostenuto le ragioni dei gruppi industriali che quest’isola l’hanno sporcata in ogni modo?
È un gioco pericoloso quello della Nuova e lo è ancor di più per chi lo ispira. La costruzione retorica della Sardegna come avversario della qualità ambientale, della sua colpevolezza come presupposto del via libera a qualsiasi domanda presentata per qualsiasi impianto è sospettabile di un metodo, notissimo nel mondo della guerra di intelligence, che si chiama “disinformazione e destabilizzazione”. La Nuova addita ai Sardi la loro presunta colpevolezza e suggerisce loro di espiare consegnandosi a chi li libererebbe della loro sozzura. Si ripropone così un vecchissimo e dannosissimo schema: la Sardegna avrebbe bisogno di essere salvata da se stessa e in nome di questa sua necessità deve lasciar fare a chi sa fare. Così giunse in Sardegna la chimica di base dei Rovelli e dell’Eni proprio un attimo prima che la chimica entrasse in crisi; e anche allora lo schema salvifico trovò sardi pronti a schierarsi per questo innesto di salvifica civiltà che ci regalò qualche decennio di stipendi e quasi un secolo di inquinamenti e di cassa integrazione. Purtroppo non si può scrivere la storia della corruzione in Sardegna, ma io conosco la tradizione orale che parla di tanto denaro che viaggiava allora nelle stanze dei partiti ad accompagnare le ricette salvifiche. E conosco pochi uomini politici di allora che non abbiano un importante patrimonio immobiliare. Quando studiai Moro e vidi il poco che lasciò alla sua famiglia, ripensai a diversi uomini politici sardi con patrimoni dopati anche rispetto alla consistenza delle retribuzioni di allora, tutto in nome della salvezza dei sardi. Il figlio e le figlie di Moro si sono fatti strada da soli, i figli dei nani di Sardegna collaboratori dei disegni salvifici sono tutti sistemati in luoghi altissimi, dove l’aria è pulitissima. Stesso discorso vale spesso per la progenie delle toghe, degli impeccabili magistrati (da poco si è svolto un concorso vinto da un discendente di lombi togati, che è stato così lercio da fare schifo ai cani).
Chi diede il Cip6 alla centrale della Saras? I Sardi? No, glielo diede Craxi, fu un’operazione milanese, ma sempre spacciata per salvifica. Chi prorogò le concessioni idroelettriche all’Enel? Bersani, sempre per salvare i Sardi, però.
Potrei continuare, ma non voglio torturarmi e torturare nessuno. Bisogna opporsi duramente a chi vorrebbe ridurre la questione in corso a uno scontro tra inquinatori seriali carboniferi e petroliferi e santi soteriologici del vento e del sole.
I Sardi sono tutti a favore della sostenibilità ambientale.
La questione è politica: chi decide per i Sardi? I Sardi vogliono decidere per se stessi, questo è il punto. I Sardi vogliono decidere dove, quali e quanti impianti autorizzare. Punto.
I Sardi si sono rotti le scatole di un Governo italiano che prima ha detto e scritto che le Regioni dovevano tutelare le aree pregiate e indicare dove non dovevano essere insediati gli impianti (la questione inizia così in epoca Soru). Poi, dopo che Pigliaru ha precisato e delimitato dove la Sardegna riteneva non potessero essere insediati gli impianti, il Governo ha cambiato idea e ha detto e scritto che le Regioni non dovevano dire dove non si dovevano fare gli impianti, ma dove era possibile farlo. Addirittura il Governo Draghi voleva poterli fare anche negli usi civici e solo per il ricorso presentato da Solinas la Sardegna può oggi avvantaggiarsi di una sentenza della Corte Costituzionale che dice che per farli nei nostri antichi salti occorre la delibera conforme dei Consigli comunali. Non parliamo poi delle tutele dell’idrogeologico. Dopo lo schifo fatto ad Olbia, con lata approvazione delle autorità di controllo, dopo lo scempio fatto a Bosa, nessuno potrà dichiararsi innocente se metteranno pannelli anche nel greto dei fiumi.
In tutto questo, io mantengo le mie riserve sui presupposti culturali del presidente della Regione, my Shallow, cioè sulla sua superficialità politica. Trovo evidente che sia visibile come my Dear sia cresciuta ‘allevata’ (cioè impegnata dentro gli ambienti lavorativi) dal ‘nemico’, dalle società delle rinnovabili e che adesso viva un contrasto tra la sua funzione e la sua formazione. Mi ricorda Teodorico, il goto allevato alla corte di Costantinopoli, inviato in Italia per togliere di mezzo Odoacre, ma poi inevitabilmente fedele ai modelli goti del potere, delle armi e della fede. Teodorico fece imprigionare, giudicare e uccidere Severino Boezio. La Nuova cerca carceri morali per i Boezi che non si piegano all’adorato Teodorico?
Domani parleremo dell’esplosione delle patatine dinanzi al palazzo di Viale Trento.
Fin dalla notte dei tempi la Sardegna è stata oggetto di sfruttamento delle sue risorse naturali. In tempi recenti furono i savoia che distrussero 4/5 delle foreste sarde, guadagnando cifre stratosferiche sulla pelle dei sardi, fornendo carbone e legname alla giovane italia e regni europei. Ancora oggi la nostra terra è scenario di simulazione di guerre avendo le basi militari più estese d’europa. Vogliamo parlare poi del cosiddetto Pano di rinascita che cercò di convertire territori sardi con vocazione agricola e turistica in giganteschi insediamenti industriali, che garantirono solo per pochi decenni occupazione e a tutt’oggi dopo vari fallimenti rimangono macerie e km quadrai di territori inquinati in modo irreversibile. Oggi la storia si ripete con le “innocue” politiche green che vogliono trasformare la Sardegna in un isola di tappezzata di impianti industriali per rifornire energia per 50 milioni di persone. La maledizione continua, siamo storicamente orfani di politiche e partiti isolani latenti e poco attivi alle reali problematiche della Sardegna, però sono molto attenti e attaccati alle poltrone. Ma dove sono i partiti e la politica in questo periodo drammatico per la nostra terra?
I sardi i sardi i sardi… quanta retorica! I sardi sono come tutti gli altri popoli, tra loro ci sono santi e imbroglioni, onesti e disonesti, vittime e carnefici. La Sardegna ha bisogno come tutta Italia e come tutto il mondo di liberarsi dalle fonti fossili, deve quindi applicarsi a spegnere centrali a carbone e raffinerie di benzina per passare al tutto elettrico e tutto rinnovabile. La Sardegna è lontanissima da questo obiettivo e agitarsi contro “gli speculatori eolici” fa esattamente l’opposto del necessario. Dove sono le manifestazioni contro le centrali a carbone e contro le supermega raffinerie di petrolio? Dove sono i piani per elettrificare i trasporti a cominciare dai treni e dal trasporto pubblico e privato in generale? Queste domande valgono per tutta Italia naturalmente, dove i cittadini non riescono a collegare siccità calore e alluvioni alla CO2 che emettono, e che bisogna smettere di emettere, prima possibile.
Beh! Ogni tanto qualcuno che sa quel che scrive. Mi sarebbe piaciuto però, visto che coraggio da vendere, che dicesse chi è il gruppo che controlla La Nuova Sardegna e quali interessi ha nel mondo dell’ energia alternativa in tal modo avrebbe completato il quadro dell’argomento.
@ Fabio Ha ragione, ‘migliaia’ è un’iperbole per la Sardegna, non per l’Italia. Sulle società molte sono davvero improbabili, al punto che anche i più forti sostenitori dell’eolico a ogni costo, sostengono che diverse richieste di autorizzazione hanno come scopo solo l’autorizzazione da rivendere; appunto, lei dice che molti sono i progetti presentati per poi ricercare un investitore. A lei sta bene, a me no.