Il tema dell’energia è ancora oggi sulle prime pagine dei quotidiani, ma non si riesce ad andare oltre la protesta e l’allarme.
Oggi La Nuova intevista Alfonso Damiano e titola:”Tutto l’idroelettrico alla Regione”.
Già. Ma quando durante la Giunta Pigliaru io feci la guerra all’Enel, che gestisce, grazie a un cavillo del vecchio decreto Bersani, gran parte delle centrali idroelettriche della Sardegna, e in particolare quella sul Taloro, La Nuova non era certo al mio fianco. Non lo è neanche oggi, posto che non riesce a ricordare che non siamo all’anno zero e che almeno due centrali siamo riusciti a strapparle all’Enel e a portarle nella disponibilità della Regione. La Nuova è stata all’inizio di questa legislatura, al fianco di Solinas, Pili e Tunis, la grande sostenitrice del tubone del gas, non dimentichiamolo. E quando il Governo Conte, in testa la sottosegretaria Todde, venne in Sardegna a imporre il Tyrrenian link che ha disegnato dall’esterno il destino energetico dei sardi, mettendo l’isola in una dimensione ancillare rispetto alla Sicilia e comunque strumentale rispetto all’Italia ma senza alcun vantaggio in bolletta, nessuno fiatò, se non noi, pochissimi.
Forse per queste ambiguità pregresse non si riesce a mettere a fuoco il problema politico dell’energia. La politica sarda deve decidere se lavorare a favorire la produzione speculativa delle energie rinnovabili o se invece puntare a finanziare e sostenere l’autoconsumo. Questo è il punto.
Insieme a pochissimi altri ho sostenuto da sempre che noi dobbiamo finanziare massicciamente gli investimenti per produzione e autoconsumo. Dobbiamo finanziare in modo massiccio (fino all’80% dell’investimento, comprensivo delle batterie di accumulo) gli impianti sui tetti delle case; dobbiamo finanziare i comuni che si mettono insieme per formare comunità energetiche; dobbiamo finanziare le reti comunali che connettono i pannelli sui tetti degli edifici pubblici ecc. ecc. Dobbiamo riprenderci le centrale idroelettriche.
Poi c’è lo speculativo.
Ci sono i campi eolici e ci sono i campi fotovoltaici. Sono investimenti per produrre energia (a lungo incentivata) e per rivenderla sul mercato elettrico. La Sardegna non ha alcun vantaggio in bolletta da queste attività.
Poi c’è il passato che ritorna. Ci sono le centrali a carbone e a olio combustibile sarde che oggi si trovano di fatto nel vecchio regime di essenzialità: lo Stato copre tutti i costi. Lo sono per la particolare congiuntura internazionale, ma lo sono. La Sardegna non ha alcun vantaggio in bolletta da questa loro nuova primavera produttiva.
Perchè, dunque, è un problema politico? Perché la Regione dovrebbe puntare con decisione a sostenere la produzione per autoconsumo (non ultimo togliendo i lacci e i lacciuoli burocratici) e aprire un contenzioso con lo Stato e con l’Arera sullo speculativo, puntando ad ottenere un vantaggio in bolletta dall’utilizzo del proprio territorio per questa attività. Semplice e chiaro per tutti, fuorché per le amebe.
o Pà, lascia perdere che è una guerra persa con questi quà… bisogna contare i giorni che mancano alla dipartita politica di questi marigoldi che dicono di (s)governarci… pensa solo ai pensieri penali che ha pancho villa in questo momento…’fotte molto dell’energia sarda… quando andranno finalmente via, anku mais si torren a biere…